Pescara, Medicina est al collasso: 2 infermieri per 41 pazienti
Malati lasciati per ore negli escrementi, pasti e farmaci somministrati in ritardo
PESCARA. Due infermieri e un operatore socio sanitario per ogni turno assegnati a 41 pazienti, 14 dei quali temporaneamente appoggiati nei reparti di pneumologia, stroke unit, urologia, otorinolaringoiatria, chirurgia 2, ortopedia, nefrologia.
Al collasso il reparto di Medicina est, al settimo piano dell'ospedale civile, che dovrebbe ospitare al massimo 29 pazienti in altrettanti posti letto. Invece ne accoglie 14 in più, ma per ragioni di spazio e per non far subire loro l'umiliazione di restare "parcheggiati" per giorni nei corridoi, sono stati allocati in altri reparti situati nei diversi piani del nosocomio, dal secondo al settimo.
Questo spostamento costringe i due infermieri e un operatore socio sanitario a turni massacranti, non solo perché superano di gran lunga le ore di lavoro regolamentari (ossia sette al mattino, sette al pomeriggio e dieci la notte) ma anche perché sono costretti a fare la spola da un reparto all'altro, sotto e sopra, per seguire i pazienti in esubero di Medicina est e assicurare loro cure e terapie nei tempi previsti. E non ce la fanno perché due infermieri sono troppo pochi per 41 malati, 43 fino a due giorni fa, poi dimessi.
Malati che spesso restano anche per un giorno intero immersi nelle feci e nell'urina perché non possono essere cambiati, lavati e puliti quando essi stessi, o i loro familiari, ne fanno richiesta. Malati ai quali vengono somministrati alle ore 20 i farmaci (tipo insulina) previsti per le ore 16 oppure a cui si controlla la glicemia dopo i pasti anzichè prima. Capita anche che qualche paziente, in assenza di persone di famiglia, deve essere imboccato all'ora di pranzo. Ma se gli infermieri sono impegnati in un soccorso di emergenza, i malati saltano il pasto o mangiano cibo freddo qualche ora dopo.
Situazione critica anche nel reparto di Geriatria nord, al sesto piano, dove nei giorni scorsi i familiari di alcuni pazienti hanno lamentato la scarsa qualità del cibo servito: «Brodaglia alle carote con un po’ di riso, carne rinsecchita e patate crude».
I familiari protestano, si attaccano ai campanelli posizionati accanto ai letti degli infermi, le lucine in corridoio si accendono spesso tutte insieme ma non si spengono subito perché i tempi dell'arrivo degli infermieri non sono sempre rapidi, per l'appunto. Minacciano di chiamare i carabinieri, si lamentano al posto fisso di polizia (situato nei pressi del pronto soccorso) e all'ufficio relazioni per il pubblico. Imprecano contro il personale oberato di lavoro e sotto stress.
Quasi sempre, però, le lagnanze, talvolta vivaci, dei familiari non si traducono in denunce concrete per non mettere in imbarazzo i loro cari e non creare ulteriori attriti con l'organico carente in quasi tutti i reparti ospedalieri. Situazione peggiorata dopo il mancato rinnovo dei contratti agli interinali addetti al trasporto dei malati da un piano all'altro.
Gli infermieri in servizio si difendono dalle accuse, spiegando che fanno tutto il possibile per assicurare cure e terapie nelle ore e nei tempi previsti, ma a causa della privacy non possono aggiungere ulteriori spiegazioni sul loro operato, con la conseguenza di creare ancora più distanza tra personale, familiari e paziente.
E non sono rari i casi in cui i degenti tossicodipendenti ricoverati a Medicina est per le cure legate alla disintossicazione, fuggono dall'ospedale per qualche ora e in qualche caso per procurarsi la dose. Poi, rientrano in reparto per sottoporsi alle terapie di metadone. Una fuga a tempo: sanno di avere solo un paio di ore prima che le forze dell'ordine vengano avvertite dal personale sanitario che è tenuto a denunciare l'accaduto.
Fa sotto e sopra, da un reparto all'altro per seguire i malati, anche il dirigente di Medicina est Giancarlo Di Battista, conscio di una situazione di disagio «che cerchiamo di arginare in tutti i modi», spiega il primario, «cercando la collaborazione degli altri reparti che ci forniscono letti e assistenza e ai quali sappiamo di creare scompiglio, ma troviamo ugualmente sostegno. E' chiaro che con un iperafflusso di utenti, gli operatori vanno in affanno. Siamo perfettamente coscienti del disagio, ma la direzione ci invita a stringere i denti per il momento e ai pazienti vengono dedicate tutte le cure possibili. Il manager Armando Mancini con i suoi collaboratori sta facendo di tutto per risolvere la questione della carenza di organici».
Mancini, direttore generale della Asl pescarese che costa annualmente 660 milioni di euro, annuncia assunzioni di infermieri e primari. «Presto», conclude il manager, «bandiremo il concorso per i nuovi primari di Radiologia (fino all'anno scorso guidato da Vincenzo Di Egidio, trasferito a Teramo), Urologia (ex Paolo Pompa); 118 e Sanità animale, il cui sistema di sorveglianza ha permesso di debellare malattie come la brucellosi e la tubercolosi. Nel piano di riordino, le risorse umane saranno anche ridistribuite e trasferite da un ospedale all'altro tra Penne, Popoli e Pescara».
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