L'ALLARME VIOLENZA

Pescara, picchiano due ragazzi e inneggiano al duce

Aggressione davanti al circolo Arci di via delle Caserme. Poi la fuga inneggiando al Duce. Vittime sconvolte: stavamo fumando

PESCARA. «Siamo razzisti», e giù botte prima di fuggire facendo il saluto romano e inneggiando al Duce. È iniziata così, sabato notte in via delle Caserme, l’aggressione ai danni di due persone, due amici, che stavano tranquillamente fumando fuori da un locale. Non un locale qualunque, ma un circolo Arci che davanti alla porta d’ingresso espone il divieto di entrare a «sessisti, omofobi e razzisti», appunto. A raccontare quei minuti di follia è una delle due vittime, A.B., 39 anni pescarese, dipendente del consiglio regionale, che chiede l’anonimato «non a tutela della privacy, ma per evitare eventuali ritorsioni. Sono abbastanza allucinato per quello che è successo».
Uno choc che il giovane ieri ha postato su facebook puntualizzando di avere «una laurea con 110 e lode in sviluppo socio economico, due master e svariati corsi di specializzazione. Lo dico per sottolineare di essere una persona responsabile, pacifica e tranquilla». Eppure, è con lui e con l’amico, L.D.S., un 28enne di Giulianova che a Pescara lavora come fonico, che i due sconosciuti se la sono presa. Prima di fuggire, così hanno raccontato alcuni testimoni, facendo il saluto romano e inneggiando al Duce.
«Mancavano pochi minuti alle due», riferisce A.B., «con il mio amico ero fuori dallo Scumm, il circolo Arci. Stavamo fumando e bevendo un cicchetto totalmente in tranquillità. Non potevo neanche immaginare quello che è successo dopo».

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E cioè: «Arriva questo tizio che avrà avuto tra i 25 e i 30 anni, più o meno sul metro e 75, abbigliamento casual, pizzetto capelli corti, mai visto prima. E mi dice “sono razzista”. A me è venuto spontaneo rispondergli “quindi?”. Ma da dietro è piombato l’amico, capelli rasati senza barba, molto alto, che mi ha spinto dicendomi “che cazzo vuoi?”. Io sono caduto, e mentre ero per terra quello mi ha colpito con dei calci alle gambe e alla spalla. È intervenuto il mio amico, ma ci ha preso un pugno in faccia e dei calci su tutto il corpo. Per fortuna c’erano altre persone che stavano fumando fuori, e alla fine i due sono stati costretti a desistere, dileguandosi verso viale D’Annunzio. E facendo il saluto fascista da quanto mi hanno detto». E infatti lo definisce «un vile attacco fascista», A.B., ma nei confronti di chi non aveva nulla che lo rendesse politicamente identificabile. «Avevo una giacca doppiopetto e dei pantaloni neri. Dopo una settimana di lavoro, ero semplicemente uscito per passare il sabato sera. Sono un cliente qualsiasi, non mi sono mai occupato di politica. Al posto mio ci poteva capitare chiunque. Perché», afferma il 39enne, «secondo me era un’azione mirata contro il locale».

Pochi istanti prima, infatti, gli stessi aggressori erano entrati nel circolo Arci. Ed evidentemente per sfidare il divieto che campeggia all’ingresso, «vietato entrare ai razzisti», alla barista avevano chiesto da bere dicendo appunto «siamo razzisti, dacci ugualmente da bere». Ma ottenendo l’invito a uscire. «E a quel punto», afferma il 39enne, «se la sono presa con le prime persone che hanno trovato».
«Da quando abbiamo appeso quel cartello fuori all’ingresso, un paio d’anni fa», riferisce il titolare del circolo Luca Falcone, «qualche fastidio l’abbiamo creato. Ce ne siamo resi conto dai riferimenti letti su alcune conversazioni Facebook. Ma d’altra parte il problema di queste formazioni politiche in città non nasce oggi, ci sono tanti segnali, diversi episodi, anche violenti, che testimoniano come siano attive anche da diversi anni».


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