Pescarese uccisa a New York Il killer di Rita accusato di violenza

Azzerato il processo a New York per l’omicidio della ragazza di Spoltore. La procura riformula il capo d’imputazione e aggrava la posizione di Camara
NEW YORK. Nuovo appuntamento ieri nell’aula della Corte Suprema di New York per l’omicidio della 36enne Rita Morelli. Colpo di scena: è stato spazzato via il lavoro condotto fra dicembre e luglio scorsi e si riprenderà con nuove aggravanti destinate a mettere in ulteriore difficoltà l’unico imputato, che deve rispondere dell’accusa di avere strangolato e accoltellato la commessa spoltorese nel suo appartamento di Harlem lo scorso 23 novembre.
Davanti al giudice Juan Merchan, l’ufficio del procuratore distrettuale ha ritirato il precedente capo d’imputazione e ne ha presentati tre nuovi rincarando la dose. Bakary Camara, 41 anni, statunitense originario del Senegal, non dovrà più rispondere solamente di omicidio, ma anche di assalto sessuale di secondo grado e violazione di domicilio.
Ma perché buttare via il lavoro fatto fino a ora per aggiungere capi d’imputazione che, rispetto al brutale assassinio di una ragazza indifesa, sembrano essere di minore rilievo, per quanto gravi?
Andiamo allora per gradi per capire come sta evolvendo da un punto di vista giudiziario questa fase preliminare, prima ancora che si apra il processo. L’orrore di quanto avvenuto a fine novembre del 2011 sulla 120esima Strada a Manhattan si manifesta sempre di più e rende ancora più complicata la posizione dell’imputato.
Ieri mattina, Bakary Camara, che da dicembre è rinchiuso in una cella nel carcere di Rikers Island a New York, è stato portato al numero 100 di Centre Street dove con le manette ai polsi ha preso posto accanto all’avvocatessa della difesa Seema Iyer. Lì, al cospetto del giudice Merchan, Camara ha ascoltato mentre Evan Krutoy, assistente del procuratore distrettuale di Manhattan, ritirava formalmente il capo d’imputazione precedente e ne presentava tre nuovi.
La violazione di domicilio e l’assalto sessuale sono emersi a seguito della deposizione rilasciata davanti al Gran Giurì da parte del poliziotto del Nypd che per primo accorse sul luogo del delitto nell’appartamento dove viveva Rita. La sua deposizione era avvenuta in forma riservata nelle scorse settimane e l’ufficio del procuratore distrettuale ha ritenuto che sulla base di nuove prove ci fosse terreno sufficiente per procedere con i nuovi capi d’accusa. Bisogna ricorrere al codice penale per lo stato di New York per capire esattamente che cosa siano i nuovi capi d’imputazione. Nel caso di un “Burglary in the first degree”, il codice precisa che siamo in presenza di “burglary” quando una persona entra illegalmente in un domicilio con l’intenzione di commettere un crimine. Ma c’è di più: il reato è nel creare un danno fisico ad altra persona o l’uso o anche soltanto la minaccia di usare uno strumento pericoloso. In sintesi, secondo il pm, ci sono abbastanza elementi per dimostrare che Rita non avesse invitato Bakary a entrare nel suo appartamento. Non ci sarebbero dunque gli estremi per un raptus improvviso bensì la premeditazione nel volersi intrufolare nei locali per perpetrare un crimine.
Il secondo capo d’imputazione è il più doloroso. “Rape in the first degree” si traduce letteralmente con “stupro di primo grado”. Recita ancora il codice penale: «Un individuo è colpevole di stupro di primo grado quando avviene un contatto sessuale forzato o quando l’altra persona non è in grado di dare il suo consenso in quanto fisicamente incapacitata».
Nessuno sa che cosa sia avvenuto esattamente nell’appartamento di Rita quella sera. Ma una cosa è certa: la fase preliminare del processo andrà per le lunghe e così pure il processo stesso. In realtà non c’è fretta: Bakary Camara è in carcere e ci rimarrà sia che il processo prenda il via a settembre sia che ci vogliano alcuni mesi.
E con le aggravanti viene da pensare che in carcere ci rimarrà a lungo. Mentre prima si poteva pensare a un patteggiamento, con le aggravanti Camara, se trovato colpevole, non ha speranze.
Soprattutto ora che da una perizia psichiatrica è emerso che è perfettamente in grado di intendere e di essere messo sotto processo.
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