Polemica sul 25 aprile, il sindaco: "Non mi faccio processare in Consiglio"
Albore Mascia si sfila dalla seduta straordinaria sulla scuola 11 febbraio 1944: i problemi della città sono altri
PESCARA. «Non andrò a quel “processo” perché non vivo e non condivido la politica animata dai fantasmi». Il “processo” a cui Luigi Albore Mascia non andrà è il consiglio comunale straordinario, convocato per oggi pomeriggio alle 16,30, convocato su richiesta dell’opposizione per discutere dell’episodio dell’Inno di Mameli con testo rimaneggiato, intonato dagli alunni della scuola di via Colle Pineta, il 25 aprile scorso, durante una cerimonia di celebrazione del 25 aprile, Festa della liberazione dal nazifascismo. Il sindaco di Pescara aveva stigmatizzato quell’episodio prendendo spunto da una lettera di protesta inviata ai giornali da una donna che si dichiarava madre di uno degli alunni in questione.
Pd, Centro democratico, Sel e Rifondazione comunista avevano contestato la veridicità di quella lettera (si legga l’articolo a fianco) sostenendo che il sindaco aveva messo su la storia per un intervento politico contro la commemorazione della Resistenza. In una lettera inviata al direttote del Centro, ieri, Mascia (Pdl) rigetta questa tesi e spiega perché, oggi, diserterà la seduta del Consiglio. «Il Consiglio comunale di Pescara», dice il sindaco nella lettera, «tornerà a riunirsi per una seduta convocata “in via d’urgenza e straordinaria’, una formula solitamente utilizzata per discutere, affrontare, dibattere e risolvere problematiche indifferibili e di chiara emergenza per la Città. (...) No, domani (oggi per chi legge ndc) il Consiglio comunale di Pescara si riunirà per parlare della grave onta subita nei giorni scorsi per la lettera che personalmente, come Sindaco e come Cittadino, ho sentito il dovere, ma anche il diritto, di scrivere a una Dirigente scolastica, esprimendo il mio pensiero circa la celebrazione di una ricorrenza che, pur nell’ufficialità della data, il 25 aprile, pur in presenza di una Cerimonia pubblica formale organizzata dalle Istituzioni nella piazza in cui è posizionato il Monumento ai Caduti, un’Associazione ha ritenuto di ‘festeggiare’ in un altro sito, una scuola comunale, creando un doppione. Posizione rispettabile, ma sulla quale comunque ritengo mio diritto poter esprimere democraticamente la mia opinione».
«Nella mia lettera», prosegue Albore Mascia, « non mi sono neanche soffermato sull’opportunità o meno di tale decisione, quanto piuttosto, leggendo la nota di una madre pubblicata sul Suo autorevole Quotidiano, ho sentito la necessità di esprimere il mio disappunto circa la scelta, che ancora oggi continuo a non condividere, di insegnare, in quell’occasione, ai nostri bambini, una versione riveduta e corretta dell’Inno di Mameli. E non importa, a mio giudizio, chi sia l’autore di quelle ‘nuove’ parole, non importa chi le abbia scritte, ma semplicemente è una scelta che non ho approvato e ho espresso la mia critica, così come ogni giorno centinaia di Cittadini o di Amministratori, dunque soggetti che rivestono cariche pubbliche, esercitano il proprio diritto di esprimere critiche nei confronti dei propri Sindaci. Ma quella mia lettera ha avuto un trattamento molto differente dal solito: non ci si è limitati a esprimere dissenso o consenso, magari con un altro intervento per aprire un dibattito giornalistico. No, la mia lettera ha evidentemente risvegliato quei fantasmi politici che, forse, servono a tenere in vita qualche Associazione cittadina, ha ridestato il sopito animo partigiano di una parte politica che cerca motivi di sopravvivenza, mediatica e ideologica, aprendo addirittura un “processo” a quella lettera, un processo da svolgere nella Sala consiliare, tra canzoni e marcette».
«Domani (oggi per chi legge ndc)», prosegue il sindaco di Pescara, «io non prenderò parte a quel “processo” per diverse ragioni: innanzitutto perché un tale oggetto di convocazione di una seduta “urgente e straordinaria” offende l’autorevolezza dell’Istituzione stessa del Consiglio comunale, che peraltro prevede anche il sostenimento di costi a carico dei cittadini, e non parlo solo dei gettoni di presenza dei Consiglieri, che magari faranno anche atto di generosità rinunciando a quel gettone, ma anche degli straordinari del personale mobilitato per consentire il corretto svolgimento del Consiglio comunale, dai messi al Ced, agli uscieri, al servizio di registrazione della seduta. Poi, non parteciperò perché, e lo ribadisco, ritengo quel “processo” un’offesa alla nostra democrazia: se il Sindaco de L’Aquila Cialente si sente nel pieno diritto di riconsegnare la propria fascia e di ammainare il tricolore nella sua Città, e se il Sindaco di Spoltore Di Lorito ritiene legittimo approvare una delibera esecutiva per “controllare” le critiche democraticamente mosse contro il suo operato dai Cittadini, “avvisandoli” della possibilità di essere querelati, personalmente sottolineo il mio diritto di esprimere liberamente e democraticamente il mio pensiero a difesa dell’Inno di tutti gli Italiani, un diritto che diventa un dovere per un rappresentante delle Istituzioni. E, in ultimo, non andrò a quel “processo” perché non vivo e non condivido la politica animata dai fantasmi, politica che tanto piace a qualche Associazione: è importante conservare la memoria del nostro passato e degli errori commessi da chi ci ha preceduto, ma non è possibile pensare di sopravvivere basando la propria azione politica semplicemente su quel passato, da sbandierare all’occorrenza».
©RIPRODUZIONE RISERVATA