Porto Pescara, la marineria contro le istituzioni
Esplode la rabbia per il mancato dragaggio all'incontro voluto dalla Curia
PESCARA. Per le istituzioni l'unica soluzione per il dragaggio è ricorrere al Governo. Per gli armatori, la colpa della situazione in cui versa il porto canale è dei politici «si sono mangiati tutto», come hanno urlato più volte. L'ufficio pastorale sociale della Curia di Pescara ieri mattina ha incontrato la marineria pescarese, per discutere della situazione del porto e del mancato dragaggio. Non un incontro politico ma di approfondimento, ma nonostante questo le contestazioni non sono mancate: gli armatori sono allo stremo delle forze.
Un'assemblea cittadina, la prima in questi termini, che ha visto diverse categorie a confronto, forti del messaggio lanciato dall'arcivescovo di Pescara Penne, monsignor Tommaso Valentinetti: «Vogliamo riaccendere una fiammella senza voler assumere una posizione politica o sindacale. Il problema del porto è un problema di tutta la città, non soltanto degli armatori».
Si è parlato del punto di vista etico della questione «quello che cioè attiene al rispetto per le persone, per il lavoro, per la sicurezza», ha detto il moderatore dell'incontro padre Aldo D'Ottavio. Sergio Lopez, ingegnere idraulico, ha parlato in rappresentanza dell'Ordine del fiume Pescara sotto il profilo storico.
«Come categoria professionale mettiamo a disposizione la nostra competenza tecnica», ha detto Lopez al commissario straordinario per il porto Guerino Testa.
Il comandante della Capitaneria di porto Luciano Pozzolano, ieri mattina era assai rammaricato. Ha ricordato un porto che nel 1975 aveva rilevanza nazionale e ha definito la situazione alla quale si è arrivati oggi drammatica: «non vorrei mai passare per il comandante che è stato costretto a chiudere il porto, ma non si può vivere solo di speranze. Il quadro è disastroso, ma io non mi arrendo».
Pozzolano ha ricordato i posti di lavoro che si stanno perdendo a causa del mancato dragaggio, e ha parlato del problema della sicurezza. Testa ha ripercorso quasi un anno di storia, dalla sua nomina a commissario.
«Qui non c'è nessun nemico», ha detto ai pescatori, «io sono con voi e voglio risolvere il problema. Abbiamo le mani legate. Mi sto muovendo per ottenere risposte dal Governo». Ma la teoria, agli armatori, non interessa più. Antonio Fanesi, mentre parlava all'Arcivescovo, aveva quasi le lacrime agli occhi.
«La mattina usciamo e non sappiamo se la sera potremo rientrare». Più arrabbiati altri suoi colleghi, come Massimo Camplone e Mimmo Grosso: «Ci siamo stufati, ora i politici se ne devono andare», hanno urlato nella disapprovazione di alcuni cittadini intervenuti all'assemblea. Per un momento si è temuto che si passasse alle mani. «Ieri ho avuto contatti con l'assessore regionale Mauro Febbo, ha detto Antonio Spina «mi ha annunciato che è stato stabilito di dare alla marineria il rimborso per il fermo pesca per il macato dragaggio nei mesi di aprile maggio giugno e luglio, e anche per agosto e settembre».
A fine incontro è intervenuto anche Giovanni Damiani, dell'Arta: «A oggi non è scritto da nessuna parte che le analisi dell'Arta sul materiale da dragare siano sbagliate. L'agenzia, comunque, dà la propria disponibilità per farne di nuove su nuovi campioni». Intanto la stagione estiva é alle porte, e il dragaggio dovrà attendere qualche altro mese.
Un'assemblea cittadina, la prima in questi termini, che ha visto diverse categorie a confronto, forti del messaggio lanciato dall'arcivescovo di Pescara Penne, monsignor Tommaso Valentinetti: «Vogliamo riaccendere una fiammella senza voler assumere una posizione politica o sindacale. Il problema del porto è un problema di tutta la città, non soltanto degli armatori».
Si è parlato del punto di vista etico della questione «quello che cioè attiene al rispetto per le persone, per il lavoro, per la sicurezza», ha detto il moderatore dell'incontro padre Aldo D'Ottavio. Sergio Lopez, ingegnere idraulico, ha parlato in rappresentanza dell'Ordine del fiume Pescara sotto il profilo storico.
«Come categoria professionale mettiamo a disposizione la nostra competenza tecnica», ha detto Lopez al commissario straordinario per il porto Guerino Testa.
Il comandante della Capitaneria di porto Luciano Pozzolano, ieri mattina era assai rammaricato. Ha ricordato un porto che nel 1975 aveva rilevanza nazionale e ha definito la situazione alla quale si è arrivati oggi drammatica: «non vorrei mai passare per il comandante che è stato costretto a chiudere il porto, ma non si può vivere solo di speranze. Il quadro è disastroso, ma io non mi arrendo».
Pozzolano ha ricordato i posti di lavoro che si stanno perdendo a causa del mancato dragaggio, e ha parlato del problema della sicurezza. Testa ha ripercorso quasi un anno di storia, dalla sua nomina a commissario.
«Qui non c'è nessun nemico», ha detto ai pescatori, «io sono con voi e voglio risolvere il problema. Abbiamo le mani legate. Mi sto muovendo per ottenere risposte dal Governo». Ma la teoria, agli armatori, non interessa più. Antonio Fanesi, mentre parlava all'Arcivescovo, aveva quasi le lacrime agli occhi.
«La mattina usciamo e non sappiamo se la sera potremo rientrare». Più arrabbiati altri suoi colleghi, come Massimo Camplone e Mimmo Grosso: «Ci siamo stufati, ora i politici se ne devono andare», hanno urlato nella disapprovazione di alcuni cittadini intervenuti all'assemblea. Per un momento si è temuto che si passasse alle mani. «Ieri ho avuto contatti con l'assessore regionale Mauro Febbo, ha detto Antonio Spina «mi ha annunciato che è stato stabilito di dare alla marineria il rimborso per il fermo pesca per il macato dragaggio nei mesi di aprile maggio giugno e luglio, e anche per agosto e settembre».
A fine incontro è intervenuto anche Giovanni Damiani, dell'Arta: «A oggi non è scritto da nessuna parte che le analisi dell'Arta sul materiale da dragare siano sbagliate. L'agenzia, comunque, dà la propria disponibilità per farne di nuove su nuovi campioni». Intanto la stagione estiva é alle porte, e il dragaggio dovrà attendere qualche altro mese.
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