Presta i soldi a strozzo, arrestato: trovati i “pizzini” con cifre e date. Indagine su un giro di usura a Pescara

Preso un 50enne insospettabile: taglieggiava e picchiava i commercianti asiatici del centro di Pescara. Le vittime, dopo aver vinto la paura, si affidano alla polizia e, in cinque giorni, scatta la trappola
PESCARA. Le vittime, entrambi commercianti venuti dall’Asia fino al centro di Pescara con la speranza di guadagnare e mantenere le loro famiglie lontane, sono un venditore ambulante e il titolare di un negozio: uno aveva avuto un prestito di 6mila euro, l’altro 15mila. Ma un 50enne pescarese con piccoli precedenti rivoleva sempre più soldi. E per farsi ascoltare, si atteggiava da criminale incallito vantando imprese da gangster: aggrediva i due commercianti fino a picchiarli a sangue, danneggiava i loro locali e minacciava tutti, anche di morte. Quando la disperazione di pagare quel pizzo ha battuto la paura delle ritorsioni, i commercianti hanno parlato e, in cinque giorni, la squadra mobile ha arrestato l’usuraio: ora è in carcere. I foglietti di carta che i poliziotti gli hanno trovato in casa dicono che i due esercenti potrebbero non essere le uniche vittime: in quegli appunti «verosimilmente riconducibili all’attività usuraia ed estorsiva» ci sono gli affari di un insospettabile che, dentro la cassaforte in camera da letto, aveva nascosto anche un pacco di soldi da 14mila euro e una busta con 55 grammi di cocaina.
USURA SOMMERSA. Un’operazione della squadra mobile, guidata dal dirigente Gianluca Di Frischia, alza il velo su un fenomeno sommerso e difficile da denunciare, un fenomeno che tutti hanno interesse a nascondere e che sale alla ribalta solo quando qualcuno tira troppo la corda. Uno dei commercianti si è sentito in trappola e si è presentato in questura per rivelare di essere vittima di un usuraio che si presentava «come un personaggio di grossa caratura criminale». Ha raccontato di quasi un anno di pagamenti e vessazioni. «Avevo avvicinato quell’uomo perché avevo saputo che mi poteva dare dei soldi che mi servivano», così è iniziato il suo racconto alla polizia.
SPIRALE DI VIOLENZA. Poi, nonostante il prestito estinto, sono arrivate le pretese di restituire sempre più soldi ma, di fronte, all’impossibilità di sostenere il peso di quei pagamenti ecco le botte: il commerciante, ferito, aveva paura anche di andare a farsi medicare al Pronto soccorso. Non voleva che quella storia uscisse dal perimetro del suo negozio. E poi, le minacce «estese anche alle famiglie». Alla polizia, il commerciante ha indicato anche un’altra vittima: un suo amico, finito nella rete dello stesso personaggio. Un aguzzino spietato che voleva soltanto soldi: un persona all’apparenza tranquilla se non fosse per qualche piccolo precedente che si perde all’indietro nel tempo.
TRAPPOLA IN CENTRO. Ma in cinque giorni la polizia ha organizzato la trappola: l’usuraio si è presentato nel negozio «pretendendo il pagamento di ben 44mila euro e minacciando pesanti ripercussioni nel caso in cui le sue richieste non fossero state esaudite» e poi è stato bloccato dagli agenti della Mobile. Poco prima, si era fatto consegnare altri soldi dall’altro commerciante taglieggiato, soldi segnati che la polizia ha recuperato. Poi, dalla perquisizione in casa, sono spuntati «appunti manoscritti»: sono il libro mastro dei prestiti a strozzo. Troppe cifre e troppe date su quei fogli di carta per pensare a due vittime e basta: la supposizione degli investigatori è che il giro sia più vasto. Nella cassaforte, poi, c’erano 14mila euro: soldi di cui «l’indagato, privo di attività lavorativa, non è riuscito a spiegare la provenienza». Per il 50enne, è scattato l’arresto in flagranza e la pm Fabiana Rapino ha chiesto e ottenuto, con la firma del gip Giovanni de Rensis, la custodia cautelare in carcere per usura, estorsione e spaccio.
L’INDAGINE. E dopo l’arresto si apre la fase due: oltre ai “registri” con numeri e date, il cellulare sequestrato all’usuraio, con l’esame di chiamate, messaggi e chat, racconterà la sua rete di contatti. E allora; quanti erano davvero i clienti del 50enne? Quanti, bloccati dalla paura, hanno preferito non denunciare? Erano tutti stranieri? E lui, agiva da cane sciolto oppure aveva un’organizzazione alle spalle? ©RIPRODUZIONE RISERVATA