PESCARA
Processo Ecoemme, assolti Cordoma e Sospiri
A 10 anni dall’indagine che coinvolse la società di Di Zio, la sentenza del tribunale riabilita amministratori e imprenditori
MONTESILVANO. Tutti assolti. Non c’è stata corruzione. Si è chiuso così il procedimento giudiziario sulla Ecoemme, la società pubblica-privata per la raccolta dei rifiuti di Montesilvano, composta da Comune (49,86%), Comunità montana Vestina (2,31%) e Deco spa di Spoltore (47,83%).
Ieri, il tribunale collegiale, presieduto dal giudice Rossana Villani, ha assolto «perché il fatto non sussiste» l'ex sindaco di Montesilvano Pasquale Cordoma; il consigliere regionale Lorenzo Sospiri; Massimo Sfamurri, presidente di Ambiente Spa; Antonello De Vico, ex sindaco di Farindola; Ettore Paolo Di Zio, ex consigliere del cda di Ecoemme; Ettore Ferdinando Di Zio, imprenditore; Fabio Savini, ex vice presidente del cda di Ecoemme; Paolo Cucculelli, tecnico della Comunità Vestina; Giordano De Luca, ex consigliere del cda di Ecoemme. Per l'imprenditore Ettore Di Zio, oltre all'assoluzione dall'accusa di corruzione, è stato disposto il proscioglimento per intervenuta prescrizione relativamente al reato di truffa, contestato solo a lui. L’accusa aveva invece chiesto la condanna, relativamente agli illeciti amministrativi, delle società Deco Spa ed Ecologica Srl di Giordano De Luca, anch'esse ieri entrambe assolte, e non doversi procedere per intervenuta prescrizione per gli altri imputati. La sentenza mette la pietra tombale su un procedimento penale che si trascina da diversi anni e sulla pesante accusa di corruzione contestata agli imputati, i quali ieri hanno incassato un'assoluzione che vale doppio. Questo perché, nonostante che i presunti reati fossero prescritti, il tribunale è entrato nel merito pronunciando l'assoluzione piena e riabilitando dunque gli imputati. Per i due principali imputati, Cordoma e Sospiri, la squadra mobile due volte, il 25 giugno 2010 e il 3 gennaio 2011, chiese gli arresti domiciliari, ma la procura non ritenne necessarie le esigenze cautelari. L'ex sindaco di Montesilvano e il consigliere regionale erano accusati di aver favorito il predominio dei Di Zio attraverso la Ecoemme. Come contropartita, i due, sempre secondo l'accusa, avrebbero ricevuto 10mila euro dalla Deco il 28 ottobre 2008, quale finanziamento per le elezioni regionali (regolarmente formalizzato) e «comunque la disponibilità al versamento, all'occorrenza, di ulteriori risorse finanziarie utili e necessarie al predetto schieramento politico, che sarebbero loro state assicurate dal gruppo Di Zio anche per il futuro». A giudizio dell'accusa, l'Ecoemme sarebbe stata gestita «in palese illegalità» dal giorno della sua nascita, il 7 agosto 1998 senza una gara d'appalto: una «posizione egemonica e monopolistica», per la procura, che avrebbe garantito ai Di Zio «un vantaggio di 7 milioni di euro» in dieci anni. Un procedimento lumaca quello su Ecoemme, ripartito da zero per la mutata composizione del collegio giudicante. Per arrivare alla conclusione del primo grado di giudizio sono dovuti passare sette anni dalla richiesta di processo da parte della procura e dieci anni dall'apertura del fascicolo d'indagine a seguito di un esposto su presunte irregolarità.
«Con la sentenza Ecoemme si chiude una lunga, difficile, parentesi, durata circa 10 anni, della mia vita, personale e politica, e si chiude nel modo migliore, con la totale assoluzione, mia e degli altri soggetti coinvolti, perché “il fatto non sussiste”, ovvero non c’è mai stato reato», dice Sospiri. «Da un lato la soddisfazione per aver visto prevalere la verità e la giustizia; dall’altro l’amarezza per una vicenda che comunque ha segnato dieci anni di storia, ha segnato la mia famiglia, i miei amici, e soprattutto ha alimentato quel clima di sfiducia generale nei confronti della politica e di chi amministra che oggi è palpabile e non fa bene alla democrazia di un Paese».
Ieri, il tribunale collegiale, presieduto dal giudice Rossana Villani, ha assolto «perché il fatto non sussiste» l'ex sindaco di Montesilvano Pasquale Cordoma; il consigliere regionale Lorenzo Sospiri; Massimo Sfamurri, presidente di Ambiente Spa; Antonello De Vico, ex sindaco di Farindola; Ettore Paolo Di Zio, ex consigliere del cda di Ecoemme; Ettore Ferdinando Di Zio, imprenditore; Fabio Savini, ex vice presidente del cda di Ecoemme; Paolo Cucculelli, tecnico della Comunità Vestina; Giordano De Luca, ex consigliere del cda di Ecoemme. Per l'imprenditore Ettore Di Zio, oltre all'assoluzione dall'accusa di corruzione, è stato disposto il proscioglimento per intervenuta prescrizione relativamente al reato di truffa, contestato solo a lui. L’accusa aveva invece chiesto la condanna, relativamente agli illeciti amministrativi, delle società Deco Spa ed Ecologica Srl di Giordano De Luca, anch'esse ieri entrambe assolte, e non doversi procedere per intervenuta prescrizione per gli altri imputati. La sentenza mette la pietra tombale su un procedimento penale che si trascina da diversi anni e sulla pesante accusa di corruzione contestata agli imputati, i quali ieri hanno incassato un'assoluzione che vale doppio. Questo perché, nonostante che i presunti reati fossero prescritti, il tribunale è entrato nel merito pronunciando l'assoluzione piena e riabilitando dunque gli imputati. Per i due principali imputati, Cordoma e Sospiri, la squadra mobile due volte, il 25 giugno 2010 e il 3 gennaio 2011, chiese gli arresti domiciliari, ma la procura non ritenne necessarie le esigenze cautelari. L'ex sindaco di Montesilvano e il consigliere regionale erano accusati di aver favorito il predominio dei Di Zio attraverso la Ecoemme. Come contropartita, i due, sempre secondo l'accusa, avrebbero ricevuto 10mila euro dalla Deco il 28 ottobre 2008, quale finanziamento per le elezioni regionali (regolarmente formalizzato) e «comunque la disponibilità al versamento, all'occorrenza, di ulteriori risorse finanziarie utili e necessarie al predetto schieramento politico, che sarebbero loro state assicurate dal gruppo Di Zio anche per il futuro». A giudizio dell'accusa, l'Ecoemme sarebbe stata gestita «in palese illegalità» dal giorno della sua nascita, il 7 agosto 1998 senza una gara d'appalto: una «posizione egemonica e monopolistica», per la procura, che avrebbe garantito ai Di Zio «un vantaggio di 7 milioni di euro» in dieci anni. Un procedimento lumaca quello su Ecoemme, ripartito da zero per la mutata composizione del collegio giudicante. Per arrivare alla conclusione del primo grado di giudizio sono dovuti passare sette anni dalla richiesta di processo da parte della procura e dieci anni dall'apertura del fascicolo d'indagine a seguito di un esposto su presunte irregolarità.
«Con la sentenza Ecoemme si chiude una lunga, difficile, parentesi, durata circa 10 anni, della mia vita, personale e politica, e si chiude nel modo migliore, con la totale assoluzione, mia e degli altri soggetti coinvolti, perché “il fatto non sussiste”, ovvero non c’è mai stato reato», dice Sospiri. «Da un lato la soddisfazione per aver visto prevalere la verità e la giustizia; dall’altro l’amarezza per una vicenda che comunque ha segnato dieci anni di storia, ha segnato la mia famiglia, i miei amici, e soprattutto ha alimentato quel clima di sfiducia generale nei confronti della politica e di chi amministra che oggi è palpabile e non fa bene alla democrazia di un Paese».