Province, il governo vuole accorpare Pescara e Teramo

Il progetto Patroni Griffi: via quelle con meno di 50 Comuni. Masci: così non si tiene conto dell’area metropolitana

PESCARA. «Un progetto come questo non può funzionare se si tiene conto che in Abruzzo prevede l’accorpamento di due province come Pescara e Teramo mentre sono trent’ anni almeno che si discute di area metropolitana Chieti-Pescara». Il progetto che, secondo l’assessore regionale agli enti locali, Carlo Masci, non può funzionare in Abruzzo è quello che il ministro alla Funzione pubblica, Filippo Patroni Grffi, ha messo a punto riguardante la riduzione da 107 a 54 del numero di Province, in base a criteri principalmente quantitativi: resterebbero solo le Province con un territorio superiore ai 3mila chilometri quadrati, con più di 50 comuni e più di 350 mila abitanti. Il progetto - di cui ha fornito un’anticipazione, ieri, il Corriere della Sera – è una sorta di Piano B che verrebbe incluso nel decreto sulla spending review, nel caso in cui la Corte costituzionale accogliesse i ricorsi presentati da alcune Province contro le norme contenute nel decreto Salva Italia del governo Monti che, nel novembre scorso, prevedevano l’eliminazione delle Province con il trasferimento delle funzioni a Comuni e Regioni. La sentenza della Consulta è prevista per il 6 novembre.

Masci dà voce,a quanti vorrebbero la sopravvivenza delle Province, una posizione che – stando ai sondaggi – è largamente minoritaria in Italia. L’assessore ammette, però, l’esigenza di sfoltire la giungla di enti intermedi per ragioni di contenimento della spesa pubblica.

«Affrontare questa materia in termini meramente numerici non ha senso», dice Masci. «Con questa sorta di Piano B del governo si tornerebbe a Province come enti di primo livello. Non ha senso l’eliminazione di Province come quelle di Pescara, cioé della città più popolosa d’Abruzzo di cui è il motore economico e sede di diversi uffici della Regione. Lo stesso Piano del governo, d’altronde, prevede delle deroghe, escludendo dalla cancellazione le Province dei capoluoghi di Regione. Questo mi spinge a pensare che forse su questo tema si dovrebbe lasciare alle Regioni un’autonomia maggiore per prevedere eventuali deroghe».

Non sarebbe meglio, invece, abolirle tutte le Province, evitando così la necessità di deroghe arbitrarie?

«Io sono contrario all’abolizione», risponde l’assessore regionale. «Da abolire sono quegli enti chiaramente in sovrannumero rispetto alle possibilità finanziarie delle nostre collettività. Penso agli Aca e ad altri enti di questo tipo. Se si eliminassero questi soggetti intermedi, le Province potrebbero sopravvivere esercitando funzioni che non possono essere svolte né dai Comuni né dalle Regioni come, per esempio, quelle in materia di acqua, di edilizia popolare e di rifiuti che hanno ambiti sovracomunali. Penso anche ai compiti preziosi svolti, in passato, dalle Comunità montane che ora potrebbero essere attribuiti alle Province». In Abruzzo il Piano di Patroni Griffi, secondo Masci, «non potrebbe funzionare anche perché metterebbe insieme due Province come quelle di Teramo e Pescara che non sono omogenee fra di loro come, invece, è il caso di quelle di Chieti e Pescara. L’Abruzzo potrebbe avere anche tre Province invece di quattro», conclude Masci, «purché esse fossero configurate in funzione dei bisogni reali e storici del territorio e non realizzate tagliando la regione con l’accetta».

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