Francavilla

Pugno in campo: calciatore condannato a 3 anni 

Il fatto durante la gara juniores Scafa-Francavilla: al giocatore anche l’interdizione dai pubblici uffici

PESCARA. Dai campi di calcio alle aule di tribunale. Basta poco: uno scatto d’ira, un pugno rifilato all’avversario e si rischia di compromettere il proprio futuro. È accaduto a un giovane di Lettomanoppello, oggi 25enne, che è stato condannato per lesioni dolose a tre anni di reclusione (pena sospesa) e all’interdizione dai pubblici uffici per una durata di cinque anni.
La sentenza, firmata dal giudice del Tribunale di Pescara, Patrizia Medica, riguarda un fatto accaduto nel febbraio del 2011. Una partita di calcio, una lite in mezzo al campo e... vola un pugno. Poi, a distanza di anni, ecco la condanna, in primo grado, che rischia di condizionare il futuro di un giovane allora 19enne. La partita in questione è Scafa-Francavilla, valida per il campionato Juniores, giocata il 28 febbraio del 2011.
Secondo la ricostruzione dei fatti, a seguito di una punizione, si sviluppa una mischia in area durante la quale volano colpi proibiti. Normale in una partita di calcio, a tutti i livelli. Un po’ meno normale – anche se non originale – quanto accade negli attimi seguenti, con l’azione che si sviluppa altrove e i due avversari che continuano a discutere animatamente. Poi uno dei due che rifila un pugno all’altro, secondo quanto è stato ricostruito dalla magistratura. L’arbitro espelle il giocatore dello Scafa, mentre l’altro contendente, «dopo l’aggressione», si legge nella sentenza, «aveva cercato di riprendere il gioco, ma non c’era riuscito. E dopo aver fatto la doccia era poi andato in ospedale».
La storia non finisce quel giorno di febbraio del 2011. Dopo gli accertamenti, al 19enne giocatore del Francavilla, originario di Ortona, viene diagnosticata la frattura della mandibola. Il giudice sportivo squalifica l’aggressore per un paio di giornate, ma la vicenda ha un inevitabile strascico nelle aule di giustizia ordinarie, dal momento che la vittima – costretta a ricorrere a un intervento chirurgico – dà mandato allo studio legale Scarlatto, di Ortona, di incardinare una causa penale dopo aver ottenuto dalla Figc l’autorizzazione a procedere.
Esiste, infatti, una clausola – cosiddetta compromissoria - nell’ordinamento calcistico che impegna i tesserati a chiedere l’autorizzazione nel caso si voglia adire le vie legali. E, in situazioni del genere, il placet viene concesso. Così è stato. La vicenda viene quindi ricostruita nell’aula del Tribunale di Pescara, a partire dal 2014. Il giovane calciatore del Francavilla dimostra che la frattura alla mandibola gli ha provocato problemi nel tempo. Tanto che, all’epoca, la prognosi fu superiore a 40 giorni. Davanti al giudice si alternano, nelle varie udienze, giocatori, dirigenti e arbitro. Fino alla sentenza: tre anni di reclusione con interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Oltre al risarcimento del danno, da liquidare in sede civile, e al pagamento delle spese processuali.
Con ogni probabilità, la difesa dell’ex giocatore della Juniores dello Scafa proporrà appello. Resta la consistenza della pena, esemplare, per via di uno scatto d’ira. Un gesto violento figlio del pathos di una partita di calcio. Un pugno che rischia di condizionare la vita di chi, a 19 anni, commette un errore. Tanto per rendere l’idea, al 25enne di Lettomanoppello, in base alla sentenza di condanna, viene preclusa la possibilità di fare una semplice domanda di lavoro per un impiego pubblico. Oltre ad avere la fedina penale macchiata. Il tutto, per una partita di calcio Juniores!
@roccocoletti1. ©RIPRODUZIONE RISERVATA