Cepagatti

Rapina alla gioielleria, due arresti e una bomba sequestrata

4 Febbraio 2025

Due pescaresi fermati per l’assalto da Capitanio a Cepagatti: indagato anche un complice. Il retroscena: stavano pianificando un attentato per costringere un testimone a stare in silenzio. Gli arrestati sono Gasparro, 44 anni, e il 51enne Mancinelli: la rapina con un’auto presa a noleggio

PESCARA. «Qua come si ficca il tappo della bottiglia, lo devi fare capitare verso la mazza, capito?». «Con tutta la miccia?». È un dialogo intercettato tra due rapinatori che pianificano un attentato: un messaggio nei confronti di un testimone che potrebbe parlare proprio di loro in un faccia a faccia con i magistrati in tribunale. E invece i rapinatori vogliono zittirlo a tutti i costi. Anche con una bomba artigianale, da scagliare dentro la casa del testimone con una mazza da baseball usata come fionda. È il retroscena di un’indagine dei carabinieri su una rapina messa a segno alla gioielleria Capitanio di Cepagatti, il 27 novembre dell’anno scorso, e adesso sfociata in due arresti: sotto accusa ci sono Vitantonio Gasparro, 44 anni, e Luca Mancinelli, 51enne; un terzo complice è indagato. Secondo gli investigatori, Gasparro avrebbe fatto da palo e da autista; Mancinelli e il terzo uomo sarebbero entrati in azione nella gioielleria e avrebbero minacciato il titolare con una pistola.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri e del pm Gennaro Varone, Mancinelli, dopo una serie di sopralluoghi nei giorni precedenti, si sarebbe finto cliente della gioielleria di Cepagatti e avrebbe lasciato entrare il complice con una scusa: avrebbe detto al titolare che usciva dal locale soltanto per un momento, il tempo necessario a recuperare nell’auto delle scatole per i preziosi che voleva comprare; ma, in quell’istante, è iniziata la rapina: il terzo uomo entra nella gioielleria con il volto coperto a metà da uno scaldacollo e con una pistola stretta in mano. Tenendo il gioielliere sotto tiro, i due prendono i gioielli d’oro e scappano. Una fuga sull’auto, una Lancia Y, che li sta già aspettando: una macchina presa a noleggio a Montesilvano e filmata dalle telecamere di sorveglianza.

Indagando sulla rapina, i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile guidati dal capitano Giovanni Rolando, risalgono la catena degli errori commessi dai rapinatori: una serie di tracce, a partire dai sopralluoghi sempre con macchine prese a noleggio nella stessa attività di Montesilvano fino ai finti acquisti, come «un ciondolo per mio padre» oppure «un regalo per mia moglie». Le intercettazioni, poi, rivelano uno spaccato inquietante che porta alle perquisizioni: in casa dell’indagato, un incensurato di 57 anni, spunta una bottiglia con un liquido infiammabile, sigillata con del nastro adesivo e un petardo come miccia. «Un ordigno esplosivo micidiale», secondo gli inquirenti che fa scattare anche l’accusa di fabbricazione e detenzione di esplosivo a carico di Gasbarro e del 57enne.

Probabilmente, quella bomba rudimentale sarebbe stata usata a Spoltore, nella zona del centro storico: nel bagagliaio di una Skoda, i carabinieri trovano un bastone che sarebbe servito «da leva per scagliare la bottiglia incendiaria verso il bersaglio». E questo non sarebbe l’unico episodio intimidatorio di cui si parla negli atti giudiziari: anche un’altra persona sarebbe stata avvicinata e “consigliata” di ritrattare un’accusa.

Oggi è in programma l’interrogatorio di Gasparro e Mancinelli, difesi dagli avvocati Luca Pellegrini e Pasquale Provenzano, un faccia a faccia con il giudice Fabrizio Cingolani: in questo caso, gli arresti scattano ancora prima dell’interrogatorio perché, secondo il gip, ci sarebbe «il concreto pericolo che gli indagati perseverino nell’azione delittuosa e commettano altri reati della stessa specie, anche con l’utilizzo di armi». Il giudice descrive i due arrestati con «una personalità aggressiva, violenta e incurante della libertà personale della vittima, col mero scopo di procurarsi un vantaggio di natura patrimoniale»: per questo, Gasparro e Mancinelli finiscono in carcere.