Rapine, i furti e le minacce Ecco il curriculum criminale degli inquilini mandati via
Perché i condannati e le famiglie sono stati cacciati dagli alloggi di Fontanelle E in un caso spuntano anche i debiti: mai pagati oltre tremila euro di affitto
PESCARA. Nel curriculum giudiziario degli inquilini sfrattati martedì scorso dalle case popolari di Fontanelle c’è un lungo campionario di reati da prepotenti del rione: rapine e furti per tirare su soldi facili, poi anche la calunnia per scaricare le colpe sugli altri. Reati da criminali di strada, ormai abituati a fare i conti con la giustizia. Nell’elenco, ci sono anche i soprusi quotidiani per vincere il titolo di più forte del quartiere: minacce, violenze, danneggiamenti e ricettazioni. E così, allungando sul quartiere Fontanelle un velo di terrore, i “signori” della zona si sono fatti rispettare dalla gente che si alza alle 5 per andare a lavorare, la stessa gente che ieri ha evitato una strage. E poi anche una dose di furbizia, perché pagare i bollettini dell’affitto ogni mese non è una cosa da criminali senza scrupoli: tra le contestazioni spunta anche l’affitto non pagato per quasi 5mila euro. «La morosità si è protratta sino alla data odierna, raggiungendo l’importo di 4.790,92 euro», attesta un verbale del Comune di Pescara.
FUORI DAGLI ALLOGGI
C’è tutto questo alla base dei provvedimenti di decadenza partiti dal Comune che hanno innescato un’altra tornata di sfratti: martedì, sono andati a segno i primi due sgomberi con un dispiegamento della polizia, arrivata a Fontanelle anche con un mezzo blindato, carabinieri, guardia di finanza, polizia locale, vigili del fuoco, volontari della Protezione civile con un’ambulanza e una squadra di operai al lavoro per murare gli alloggi con lastre d’acciaio. «La decadenza dall’assegnazione comporta la risoluzione di diritto del contratto di locazione in essere», recita l’atto del Comune. Ed è un documento decisivo adottato di fronte all’evidenza di una serie di sentenze irrevocabili: se la giustizia ha fatto il suo corso fino all’inappellabilità e ha comminato le pene per i reati contestati, adesso arriva anche il Comune a presentare il conto. Cioè: fuori i cattivi dalle case popolari e dentro i buoni, vale a dire i cittadini in attesa nella graduatoria della speranza.
raffica di Sfratti
Il provvedimento di decadenza è un documento decisivo e vale come «titolo esecutivo»: «Non è soggetto a graduazioni o proroghe, con la conseguenza che alla scadenza del termine assegnato si provvederà immediatamente alla esecuzione d’ufficio senza bisogno di un ulteriore avviso», continua il verbale comunale. Dall’inizio dell’anno, l’amministrazione Masci ha firmato almeno 36 provvedimenti a carico degli inquilini condannati che abitano negli alloggi di Fontanelle, Rancitelli e Zanni. E quei provvedimenti hanno la forza di travolgere le famiglie: basta che il condannato, anche se non assegnatario dell’alloggio, sia inserito nello stato di famiglia e per tutti scatta lo sgombero. Così è successo martedì e così succederà ancora nei prossimi giorni.
NUOVI SGOMBERI
L’incendio scoppiato all’alba di ieri nel vano ascensore di un palazzo di 5 piani in via Caduti per Servizio, una strage sfiorata a distanza di meno di 24 ore dagli sgomberi, non ferma il piano del sindaco Carlo Masci e dell’assessore Alfredo Cremonese. Ieri, dopo il rogo doloso, nessun commento di Masci e Cremonese. E allora restano le dichiarazioni rilasciate subito dopo i primi due sfratti: «Buttiamo fuori quelle persone che non hanno diritto a una casa popolare», ha detto Masci, «attraverso un’azione delle forze dell’ordine promossa con il prefetto e con il questore, e assegniamo gli appartamenti a chi ha diritto». «Siamo partiti con gli sfratti di quelle persone che», le parole di Cremonese, «non hanno più diritto di occupare le case del Comune, come prevede la legge regionale. È nostra intenzione ristabilire il principio di legalità e ci muoviamo in questa direzione».