Sì all'arresto di Lusi, la parola passa al Senato
Il parlamentare abruzzese: era un esito atteso, affronterò il dibattito
ROMA. La giunta per le immunità del Senato ha votato per l’arresto dell’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi. Ora l’ultima parola sulla libertà del senatore, accusato di aver distratto dalle casse del partito decine di milioni di euro, spetta all’Aula.
E già ci si domanda se ci sarà la richiesta di voto segreto e se anche il caso Lusi finirà come quello del senatore pidiellino Sergio De Gregorio, salvato dall’Aula dopo il sì della Giunta. A sostegno della teoria secondo cui ci sarebbe stato un “voto di scambio” tra Pd e Pdl per far scampare l’arresto ad entrambi gli onorevoli.
La decisione su Lusi (13 i voti favorevoli all’arresto, 4 i contrari, due gli astenuti) arriva dopo il rinvio chiesto, a sorpresa, il 31 maggio dal relatore Giuseppe Saro (Pdl).
Una proroga richiesta per acquisire carte e memoria difensiva, che non era piaciuta a Marco Follini, presidente della Giunta, e che aveva assicurato: «Il 12 giugno si vota senza indugi». Relatore in Senato del caso Lusi sarà proprio Follini che auspicando un’accelerata sull’approdo in Aula, spiega: «Sono garantista per antica convinzione. In questo caso garantire i diritti di tutti e garantire le istituzioni vuol dire prima di tutto evitare ogni forma di impunità». Affatto sorpreso dal via libera della Giunta, Lusi. «Era un esito atteso. Non mi aspettavo che votasse contro l’arresto» commenta il senatore aggiungendo che interverrà in Aula: «Sarei un incosciente se non lo facessi».
Spaccato il Pdl sulla richiesta di voto segreto (che va presentata da almeno 20 senatori). Il capogruppo Alberto Balboni dice «assolutamente no». Il senatore Saro (che lo ha chiesto per De Gregorio) precisa: «Io ho chiesto il voto segreto per De Gregorio, in questo caso saranno altri a farlo».
Mentre Gasparri e Quagliarello annunciano che il Pdl voterà «in base alla libera coscienza personale». Sul voto in Aula per Lusi aleggia ancora il sospetto di un salvataggio in extremis, effetto del baratto su De Gregorio. Un’insinuazione (avanzata dalla Lega, condivisa da Roberto Saviano) respinta sia dai democratici che dal partito di Alfano. Anzi, la senatrice del Pd Anna Finocchiaro rifiuta categoricamente la possibilità del voto segreto. Lui, Lusi, ha detto poche parole: «Era un esito atteso, non mi asperttavo che la giunta non votasse l’arresto». E a chi gli chiedeva se sarà presente in aula al momento del voto, il senatore abruzzese ha risposto: «Sarei uno sciocco a non intervenire».
Intanto, l’assemblea della Margherita dopo mesi di rinvii, dovuti all'inchiesta sul caso Lusi e sulla necessità di far verificare i conti da una società esterna, si riunirà sabato a Roma per discutere ed approvare il bilancio di chiusura e decidere che cosa fare sui soldi del partito, ormai estinto, rimasti in cassa.
Anche un’altra giunta, quella per le autorizzazioni della Camera, ieri ha dato risposta positiva alla richiesta dei magistrati di poter utilizzare le (34) intercettazioni che riguardano Denis Verdini, indagato nell’ambito dell’inchiesta “grandi appalti” del G8. «Sarò io il relatore in aula, mi farò io carico di questa proposta». Cosi il presidente della giunta per le Immunità del Senato, Marco Follini (Pd), al termine della riunione dell’organo parlamentare che ha votato a favore dell’arresto.
Ai cronisti che gli chiedevano sui tempi dell’assemblea il democratico non aveva dubbi: «Deciderà la conferenza dei capigruppo, per me anche oggi pomeriggio».
In giunta il Pdl si è mostrato diviso sul caso Lusi.
Le assenze in giunta per le immunità (quattro, poi scese a tre) e la linea della libertà di voto sostenuta dal capogruppo Alberto Balboni, hanno segnalato che il partito di Silvio Berlusconi non ha affrontato compatto il giudizio sull’ex tesoriere della Margherita.
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