Sciarra: «Il Comune faccia lavorare di più le imprese locali»
Parla il neoresponsabile dell’associazione dei costruttori: per rilanciare il settore, serve una burocrazia più semplice
PESCARA. Uno stretto confronto con gli enti pubblici, in primis con il Comune di Pescara, affinché si torni a far lavorare precipuamente le aziende del territorio negli appalti pubblici. Si velocizzino i pagamenti delle pubbliche amministrazioni e si attui il decreto di sviluppo regionale, ovvero la legge numero 49 sul recupero urbano. Queste le prime azioni che metterà in campo Marco Sciarra, il nuovo presidente provinciale dell'Ance, l'associazione dei costruttori edili. Già al secondo giorno di mandato (succede a Giuseppe Girolimetti) ha le idee molto chiare.
Questo nuovo incarico la rende orgoglioso?
«Mi pare ovvio, anche se non è un momento facile per i costruttori. Ho subito accettato, perché essere rappresentante di questa categoria, che è ancora l'elemento trainante di tutta l'economia mi dà una grande responsabilità. L'edilizia redistribuisce omogeneamente sul territorio la ricchezza che produce e fa lavorare le aziende locali. Il creare ricchezza è una nostra prerogativa. In altri settori, come nel commercio con i grandi marchi stranieri, la liquidità viene solo drenata e quasi sempre va oltre i confini regionali».
Qual è lo stato di salute dell'edilizia?
«Speriamo che sia passato il periodo peggiore e qualche timido segnale di risveglio c'è, soprattutto nell'edilizia residenziale e commerciale. Io sono ottimista di natura».
I principali problemi che affliggono il vostro settore?
«Sul fronte dei lavori pubblici abbiamo due ordini di problemi: il primo è il pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni, che forse è quello più sentito da parte dei nostri associati. Il ritardo nei pagamenti sta creando non poche complicazioni, visto che prima veniva “scontato” in banca, con gli istituti di credito che ti anticipavano le somme per poter pagare dipendenti e fornitori. Il paradosso attuale è che le banche, quando i pagamenti si allungano, anche oltre l'anno, non accettano più a garanzia le fatture delle pubbliche amministrazioni. A questo si aggiunge il problema del Durc, il documento che l'impresa deve avere per poter operare, che a causa dei mancati pagamenti, spesso non è in regola».
Che cosa si può fare per risolvere questi problemi?
«Vorrei battere molto con le amministrazioni pubbliche su questi argomenti, perché è vero che con il patto di stabilità ci sono vincoli molto stringenti, ma ci sono anche trasferimenti e disponibilità che gli enti hanno per poter fare pagamenti alle imprese, oltre all'ordinaria amministrazione».
Quale sarà la sua prima azione?
«Sicuramente, sarà quella di sensibilizzare le amministrazioni verso questo problema e verso i lavori pubblici. La normativa permette agli enti pubblici, per appalti di piccolo importo, di invitare le aziende locali alle gare d'appalto. A Pescara, il 50 per cento dei lavori viene affidato a imprese non del territorio. Questo non può succedere. Per il rilancio dell’edilizia chiederò che venga recepita la legge regionale 49, seguita dalla legge 62, il Decreto sviluppo, che permette l'incremento delle superfici esistenti, ovvero la rigenerazione urbana, affinché vengano date premialità aggiuntive rispetto a quello che demoliamo. Sono due anni e mezzo che i Comuni avrebbero dovuto attuarlo e non possiamo accettarlo. Quello di Pescara è tra chi non ha dato seguito al Decreto sviluppo. È una norma fatta proprio per l'emergenza e per ridare ossigeno alle imprese, ma se passano gli anni perde la sua efficacia».
Per le nuove costruzioni c'è una sovrabbondanza?
«Bisogna fare una distinzione: ci sono aree, come quelle centrali e semicentrali, in cui la disponibilità di appartamenti invenduti è minima, quando invece ci sarebbe molta possibilità di recupero urbano, con la demolizione di case degli anni Cinquanta e Sessanta e una successiva ricostruzione. In questo modo si potrebbe creare una città più bella e attrattiva, prendendo come esempio Valencia, che su queste tematiche ha basato il proprio rilancio. Poi ci sono aree strategiche come l'area di risulta, il Pp2 per l'area portuale e la zona del tribunale che devono trovare una risoluzione. L'edilizia e l'urbanistica sono elementi essenziali per dare una veste di importanza a Pescara».
In questi anni molti costruttori storici sono falliti, altri hanno chiuso. Che effetto le fa?
«È un dolore profondo perché vedi persone serie che si sono dedicate al lavoro e non sempre per colpa propria sono state costrette a chiudere. Abbiamo subìto questa crisi e quella generale del credito che non ha più concesso mutui e prestiti alle persone. E le aziende sono andate in difficoltà. Più imprese ci sono e meglio è, spero che questa emorragia si fermi».
Come valuta il fatto che non ci sia più una vera banca regionale?
«Dispiace molto che dieci anni fa, anche noi imprenditori, non abbiamo dato supporto alle varie casse di risparmio regionali per una fusione, visto che si diceva che saremmo stati divorati. E ora stiamo pagando le conseguenze delle sedi decisionali lontane, siamo considerati solo dei numeri per il rating e non più per la nostra storia. Si è perso il rapporto con il territorio».
Che Ance si appresta a guidare?
«Ho trovato un'Ance nella quale c'è molta voglia di fare, ma con un po' di scetticismo. Io metterò entusiasmo. Girolimetti ha vissuto i sei anni più duri della nostra categoria. Avrò bisogno dell'aiuto di tutti e ascolterò i suggerimenti, ma tutti devono dare il loro contributo».
Da imprenditore, qual è il problema più grande che si trova ad affrontare ogni giorno?
«Il più importante è quello della burocrazia, un vero incubo. Bisogna snellire e semplificare per poter perdere meno tempo dietro alle carte e potersi dedicare di più a fare gli imprenditori».
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