ABRUZZO rovente
Siccità, afa e grandine: così cambia il clima
Ortaggi e mais arsi dal sole, prezzi schizzati alle stelle e roghi in alta quota. L’agronomo: «Mai visto un caldo così prolungato. Né danni tanto diffusi»
PESCARA. Temperature africane, siccità, vendemmia anticipata, ortaggi e mais bruciati. Oddio, il meteo è impazzito: in dieci giorni 20 gradi di differenza. Eppoi roghi e grandinate. Incendi in alta quota e piogge di ghiaccio sulla costa. Si è visto di tutto in questa estate torrida in Abruzzo e inondata al Nord. Persino il miele, dice Coldiretti, subirà una riduzione del 50 per cento della produzione.
PARLA L’AGRONOMO. Antonello Lapioli di Rosciano, agronomo e ispettore di un’importante compagnia assicurativa, dice che per la prima volta, quest’anno, saranno risarciti anche i danni da siccità.
«Un caldo di questo tipo è anomalo», afferma. «Danneggia la terra e l’agricoltura, soprattutto le coltivazioni a ciclo breve. Gli ortaggi stanno soffrendo, mentre per coltivazioni come la vite è un clima abbastanza favorevole, ma si riduce la quantità di uva prodotta. Se guardiamo al mais e alla soia, gli effetti negativi sono elevati. Ci sono dei mais che non produrranno, altri con produzione ridotta del 70%. Il grano però non ne ha risentito molto. Riguardo ai frutteti bisogna fare dei distinguo: se parliamo di pesche precoci, ad esempio, non hanno sofferto drammaticamente. Se parliamo di susine invece stanno soffrendo». L’eccessiva siccità, oltre ad avere un effetto sulla coltivazione, ne ha un altro sui prezzi. Quelli degli ortaggi sono saliti. C’è un risvolto economico che va di pari passa col clima pazzo. «Come le gelate a gennaio, anche la siccità si ripercuote sui prezzi», continua Lapioli. «Chi ha seminato mais quest’anno non guadagnerà, così dicasi degli ortaggi del Fucino, perché basta che manchino quindici giorni di irrigazione e quel prodotto va perso». È una siccità anomala quella di quest’anno. «Sì, perché è molto prolungata. E’ questa la differenza rispetto al 2013», spiega ancora l’agronomo abruzzese. «La siccità, che è iniziata dai primi di luglio, si sta protraendo fino ad adesso per cui tante colture hanno purtroppo dei problemi di produttività».
GRANDINE E NUVOLE. Eppoi le grandinate. «Certamente. Ce ne sono state. Oltre alla siccità il prodotto manca anche per via della grandine», afferma l’esperto. «Con questi climi africani basta una pioggia che l’acqua si trasforma in grandine». E’ un clima talmente anomalo che questo è il primo anno in cui le compagnie assicurative pagheranno danni anche per la siccità. In Abruzzo sono pochi gli assicurati, al Nord sono di più. Ci sono compagnie che offrono la garanzia a siccità: una garanzia a contributo, cioè su un euro il 60 per cento lo ridà la comunità europea. E che dire dell’escursione termica? Dei 40 gradi effettivi, e i 45 percepiti, a inizio agosto, contro i 25 di due giorni fa che, di notte, sono persino scesi a 14?
NIENTE CACCIA. La siccità, che rende aride le campagne del Fucino e favorisce i roghi, come quello devastante sul Gran Sasso, smuove anche il Wwf: «L’esclusione di qualsiasi ipotesi di apertura anticipata della caccia a qualsiasi specie; il divieto di attività venatoria per tutto il mese di settembre per consentire agli habitat e alla fauna di recuperare condizioni fisiologiche soddisfacenti; una verifica dopo il mese di settembre per valutare la situazione e un’azione capillare di contrasto al bracconaggio», è quanto chiedono gli ambientalisti in una lettera inviata al ministro dell’Ambiente e al governatore dell’Abruzzo, Luciano D’Alfonso.
INTANTO E’ PIU’ CARO. Aumentano sopra la media i prezzi al dettaglio della frutta (+1,8%) e dei vegetali freschi (+1,9%) rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Ma nelle campagne è crisi con le quotazioni che non coprono i costi di produzione. E fanno chiudere le aziende. Anche questo è un effetto nefasto della siccità che soffoca l’Abruzzo.
I prezzi nelle campagne sono in calo dal 20% per le pesche al 34% per i cocomeri, dal 44% per i meloni al 45% per i cavolfiori (secondo elaborazioni Coldiretti sugli ultimi dati Ismea). La situazione è drammatica con la forbice dei prezzi tra produzione e consumo che si è allargata in una situazione in cui - sottolinea la Coldiretti - l’agricoltura deve fare i conti con i gravi danni provocati dal caldo e dalla siccità.
SIAMO ALLA FRUTTA. I prezzi della frutta aumentano di 3-4 volte dal campo alla tavola con i centesimi pagati agli agricoltori che diventano euro per i consumatori. «Proprio nel momento in cui si assiste ad un aumento della domanda per fronteggiare il grande caldo, pratiche commerciali sleali lungo la filiera stanno provocando situazioni di crisi diffuse per i coltivatori di frutta estiva», denuncia ancora Coldiretti. Che chiede interventi per prevenire e perseguire tali pratiche.
I PIU’ COLPITI. Intanto si contano i danni: 200 milioni di euro per la siccità, solo nella Marsica per 13.500 ettari di ortaggi e circa 2mila aziende coinvolte. Ed è solo la stima di fine luglio. Ma forti criticità si registrano anche nel Teramano, in particolare lungo la costa, con situazioni a macchia di leopardo. Il caldo eccezionale, unito ai nubifragi sulla zona costiera, hanno messo a dura prova la resistenza delle coltivazioni. E di questa estate, dal clima fuori di senno, resteranno impresse nella memoria collettiva due immagini: la spiaggia flagellata dalla grandine, imbiancata come una pista da sci, a Martinsicuro. E le fiamme sul Gran Sasso. Fiamme estese ed alte, con la Bella Addormentata che, dalla Valpescara, sembrava un vulcano in eruzione. Ma in questo caso non è colpa del clima.
PARLA L’AGRONOMO. Antonello Lapioli di Rosciano, agronomo e ispettore di un’importante compagnia assicurativa, dice che per la prima volta, quest’anno, saranno risarciti anche i danni da siccità.
«Un caldo di questo tipo è anomalo», afferma. «Danneggia la terra e l’agricoltura, soprattutto le coltivazioni a ciclo breve. Gli ortaggi stanno soffrendo, mentre per coltivazioni come la vite è un clima abbastanza favorevole, ma si riduce la quantità di uva prodotta. Se guardiamo al mais e alla soia, gli effetti negativi sono elevati. Ci sono dei mais che non produrranno, altri con produzione ridotta del 70%. Il grano però non ne ha risentito molto. Riguardo ai frutteti bisogna fare dei distinguo: se parliamo di pesche precoci, ad esempio, non hanno sofferto drammaticamente. Se parliamo di susine invece stanno soffrendo». L’eccessiva siccità, oltre ad avere un effetto sulla coltivazione, ne ha un altro sui prezzi. Quelli degli ortaggi sono saliti. C’è un risvolto economico che va di pari passa col clima pazzo. «Come le gelate a gennaio, anche la siccità si ripercuote sui prezzi», continua Lapioli. «Chi ha seminato mais quest’anno non guadagnerà, così dicasi degli ortaggi del Fucino, perché basta che manchino quindici giorni di irrigazione e quel prodotto va perso». È una siccità anomala quella di quest’anno. «Sì, perché è molto prolungata. E’ questa la differenza rispetto al 2013», spiega ancora l’agronomo abruzzese. «La siccità, che è iniziata dai primi di luglio, si sta protraendo fino ad adesso per cui tante colture hanno purtroppo dei problemi di produttività».
GRANDINE E NUVOLE. Eppoi le grandinate. «Certamente. Ce ne sono state. Oltre alla siccità il prodotto manca anche per via della grandine», afferma l’esperto. «Con questi climi africani basta una pioggia che l’acqua si trasforma in grandine». E’ un clima talmente anomalo che questo è il primo anno in cui le compagnie assicurative pagheranno danni anche per la siccità. In Abruzzo sono pochi gli assicurati, al Nord sono di più. Ci sono compagnie che offrono la garanzia a siccità: una garanzia a contributo, cioè su un euro il 60 per cento lo ridà la comunità europea. E che dire dell’escursione termica? Dei 40 gradi effettivi, e i 45 percepiti, a inizio agosto, contro i 25 di due giorni fa che, di notte, sono persino scesi a 14?
NIENTE CACCIA. La siccità, che rende aride le campagne del Fucino e favorisce i roghi, come quello devastante sul Gran Sasso, smuove anche il Wwf: «L’esclusione di qualsiasi ipotesi di apertura anticipata della caccia a qualsiasi specie; il divieto di attività venatoria per tutto il mese di settembre per consentire agli habitat e alla fauna di recuperare condizioni fisiologiche soddisfacenti; una verifica dopo il mese di settembre per valutare la situazione e un’azione capillare di contrasto al bracconaggio», è quanto chiedono gli ambientalisti in una lettera inviata al ministro dell’Ambiente e al governatore dell’Abruzzo, Luciano D’Alfonso.
INTANTO E’ PIU’ CARO. Aumentano sopra la media i prezzi al dettaglio della frutta (+1,8%) e dei vegetali freschi (+1,9%) rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Ma nelle campagne è crisi con le quotazioni che non coprono i costi di produzione. E fanno chiudere le aziende. Anche questo è un effetto nefasto della siccità che soffoca l’Abruzzo.
I prezzi nelle campagne sono in calo dal 20% per le pesche al 34% per i cocomeri, dal 44% per i meloni al 45% per i cavolfiori (secondo elaborazioni Coldiretti sugli ultimi dati Ismea). La situazione è drammatica con la forbice dei prezzi tra produzione e consumo che si è allargata in una situazione in cui - sottolinea la Coldiretti - l’agricoltura deve fare i conti con i gravi danni provocati dal caldo e dalla siccità.
SIAMO ALLA FRUTTA. I prezzi della frutta aumentano di 3-4 volte dal campo alla tavola con i centesimi pagati agli agricoltori che diventano euro per i consumatori. «Proprio nel momento in cui si assiste ad un aumento della domanda per fronteggiare il grande caldo, pratiche commerciali sleali lungo la filiera stanno provocando situazioni di crisi diffuse per i coltivatori di frutta estiva», denuncia ancora Coldiretti. Che chiede interventi per prevenire e perseguire tali pratiche.
I PIU’ COLPITI. Intanto si contano i danni: 200 milioni di euro per la siccità, solo nella Marsica per 13.500 ettari di ortaggi e circa 2mila aziende coinvolte. Ed è solo la stima di fine luglio. Ma forti criticità si registrano anche nel Teramano, in particolare lungo la costa, con situazioni a macchia di leopardo. Il caldo eccezionale, unito ai nubifragi sulla zona costiera, hanno messo a dura prova la resistenza delle coltivazioni. E di questa estate, dal clima fuori di senno, resteranno impresse nella memoria collettiva due immagini: la spiaggia flagellata dalla grandine, imbiancata come una pista da sci, a Martinsicuro. E le fiamme sul Gran Sasso. Fiamme estese ed alte, con la Bella Addormentata che, dalla Valpescara, sembrava un vulcano in eruzione. Ma in questo caso non è colpa del clima.