Simone morto in un’escursione, il paese in lacrime. «Aveva una forza incredibile, energia pura. Ci mancherai»

La tragedia nella Valle dell’Orta. Simone Celso, il 27enne di Caramanico scivolato durante l’escursione: domani i funerali a San Tommaso. Cercava la “Cameretta dei briganti”. L’esperto: stava facendo un censimento dei reperti, forse ha messo il piede nell’unico punto sbagliato del sentiero
CARAMANICO TERME. C’era un unico punto pericoloso nella valle dell’Orta, nella frazione di San Tommaso di Caramanico. Ed è proprio lì che, con molta probabilità, Simone Celso, 27 anni, è scivolato in un salto di roccia di circa 20 metri. La curiosità e la voglia di conoscere la storia d’Abruzzo lo avevano spinto giovedì pomeriggio a mettersi lo zaino in spalla e cercare quella piccola cavità, chiamata la “Cameretta dei briganti”, nella valle dell’Orta. Da alcuni mesi, Simone si stava appassionando al censimento di reperti antichi, ruderi e sentieri che si nascondono tra le montagne abruzzesi. Da oggi è allestita la camera ardente in contrada Zappino, a Scafa. Domani, alle 15.30, saranno celebrati i funerali nella chiesa di San Tommaso. Sotto choc Caramanico e i paesini vicini dove il ragazzo si era fatto conoscere per la sua educazione e bontà. «Ti amo vita mia, per sempre», sono le parole della sorella minore Donatella.
Giovedì pomeriggio Simone Celso aveva anticipato di qualche minuto l’orario di uscita dal lavoro alla ditta Terna proprio perché aveva in programma un’escursione tra i sentieri non battuti di San Tommaso, alla ricerca di quella piccola cavità, la cameretta dei briganti. «Mi aveva chiesto se volessi venire con lui», racconta Antonio De Acetis, un escursionista con cui Simone condivideva la passione per la ricerca storica tra le montagne. Poco prima delle 16, Simone ha preso la sua macchina e si è avvicinato di qualche chilometro al punto che voleva scoprire. Da lì, a poco più di 300 metri, i soccorritori troveranno il suo corpo senza vita sotto una scarpata.
«In quel punto ci sono anche dei sentieri semplici e comodi, delle vecchie mulattiere», spiega De Acetis, «ma quando ci si addentra nella valle dell’Orta, a metà strada tra le rapide di Santa Lucia e la Grotta della noce, c’è pizzo Paolone. E la Camera dei briganti si trova in quelle zone. Non è un sentiero battuto, il terreno è impervio». Ma per uno come Simone, che aveva già scalato le vette più alte d’Abruzzo ed era esperto anche dei sentieri non battuti, quelle zone non lo spaventavano. «Lui aveva una forza incredibile, energia pura. Nel giro di mezz’ora si poteva fare anche 5 chilometri in quei sentieri». E forse giovedì è andata proprio così, perché già alle 17.30, quando il suo amico Antonio proverà a chiamarlo, il suo telefono già squillava a vuoto. A dare l’allarme e mettere in moto la macchina dei soccorsi sono stati i suoi genitori, Camillo e Lorena, insospettiti dalle chiamate senza risposta.
Simone scalava le montagne da anni, una passione che aveva trasmesso anche alla fidanzata Giorgia, originaria di Lettomanoppello. Insieme erano già stati sul Gran Sasso e sulle altre cime abruzzesi, come raccontano le loro foto ricordo affidate ai social. Il giovane era membro del direttivo dell’associazione di promozione sociale “La scuola di San Tommaso” dove, anche grazie al suo contributo, è rinato un Centro culturale e ha dato vita a tante attività. Simone era infatti sempre in prima linea nei progetti e per portare avanti l’associazione con l’obiettivo di tenere unito il paese.
Escursionista esperto, il giovane andava in montagna sempre attrezzato e ben equipaggiato. «Aveva il telefono dietro, l’orologio al polso, abbigliamento e scarpe tecniche», continua De Acetis. Ed è proprio con il segnale del telefonino che i soccorritori, poco dopo le 21, sono riusciti a rintracciare la posizione del corpo. Operazioni di recupero rese complicate non solo dalla scarsa visibilità, ma anche dal terreno scosceso e impervio. Secondo una prima ricostruzione, Simone potrebbe aver messo il piede in quello che gli esperti definiscono «l’unico punto pericoloso del sentiero». Forse si era sporto troppo per cercare di raccogliere un bastone che gli era caduto, o forse ha perso l’equilibrio ed è scivolato. Domande e risposte che comunque non rimarginano la ferita del paese, chiuso nel dolore per la perdita di un ragazzo che aveva ancora tutta la vita davanti.
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