«Sono i grossisti della droga albanese»
Il capo della mobile: «Hanno tanti soldi e un’organizzazione solida».
PESCARA. «Dagli anni’90 ad oggi hanno scalzato i pugliesi e sono diventati i re della droga nel pescarese». Nicola Zupo ha bene presente quale è la fonte principale dei guadagni illeciti dei rom. «Tramite loro passa tutto il traffico di stupefacenti che arriva dall’Albania», prosegue il capo delle mobile. «Sono diventati tanto potenti da essere ormai dei grossisti. E le organizzazioni criminali si fidano di loro, al punto da concederli la droga anche a credito».
Se i rom pescaresi vivono in ville faraoniche, guidano auto da vip e hanno una stile di vita da nababbi, tutto dipende dal traffico di droga. Zupo ne è certo. Negli anni gli zingari pescaresi sono diventati dei veri e propri grossisti della droga. Se prima l’eroina arrivava a Pescara dalla provincia di Foggia, in particolare da San Severo, ora accade il contrario. È qui che gli spacciatori pugliesi vengono a rifornirsi.
«Nel corso degli anni sono diventati un punto di riferimento in particolare per la mala albanese», spiega Zupo. «I loro traffici sono cominciati negli anni’90 con gli sbarchi dei gommoni dall’Albania. I criminali albanesi si sono appoggiati ai rom per importare droga. Adesso gli zingari pescaresi fungono da base logistica per le sostanze stupefacenti e hanno un ruolo di grossisti nel mercato interno».
L’importanza dei rom pescaresi nel mercato della droga è dimostrata dai forti legami instaurati con i narcotrafficanti. «Hanno contatti molto stretti all’estero», sottolinea il capo della mobile. «Le organizzazioni criminali che portano la droga in Italia si fidano di loro ciecamente. Sono tra i pochi che riescono ad ottenere gli stupefacenti a credito».
In un mercato, come quello della droga, in cui si paga tutto e subito, i rom pescaresi sono un’eccezione. Il tutto deriva da alcune loro peculiarità. «Dispongono di grandi quantità di denaro liquido, quindi difficilmente sono insolventi», spiega Zupo, «Nel corso degli anni hanno investito nella droga i soldi guadagnati con l’usura e l’estorsione. Poi l’organizzazione di tipo familiare li rende affidabili. Anzitutto perché è difficile che si tradiscano l’uno con l’altro. Poi perché appena uno di loro finisce in carcere, viene subito sostituito da un altro membro della famiglia. Questo fa sì che il rapporto fiduciario con i narcotrafficanti resti sempre forte e solido».
Se i rom pescaresi vivono in ville faraoniche, guidano auto da vip e hanno una stile di vita da nababbi, tutto dipende dal traffico di droga. Zupo ne è certo. Negli anni gli zingari pescaresi sono diventati dei veri e propri grossisti della droga. Se prima l’eroina arrivava a Pescara dalla provincia di Foggia, in particolare da San Severo, ora accade il contrario. È qui che gli spacciatori pugliesi vengono a rifornirsi.
«Nel corso degli anni sono diventati un punto di riferimento in particolare per la mala albanese», spiega Zupo. «I loro traffici sono cominciati negli anni’90 con gli sbarchi dei gommoni dall’Albania. I criminali albanesi si sono appoggiati ai rom per importare droga. Adesso gli zingari pescaresi fungono da base logistica per le sostanze stupefacenti e hanno un ruolo di grossisti nel mercato interno».
L’importanza dei rom pescaresi nel mercato della droga è dimostrata dai forti legami instaurati con i narcotrafficanti. «Hanno contatti molto stretti all’estero», sottolinea il capo della mobile. «Le organizzazioni criminali che portano la droga in Italia si fidano di loro ciecamente. Sono tra i pochi che riescono ad ottenere gli stupefacenti a credito».
In un mercato, come quello della droga, in cui si paga tutto e subito, i rom pescaresi sono un’eccezione. Il tutto deriva da alcune loro peculiarità. «Dispongono di grandi quantità di denaro liquido, quindi difficilmente sono insolventi», spiega Zupo, «Nel corso degli anni hanno investito nella droga i soldi guadagnati con l’usura e l’estorsione. Poi l’organizzazione di tipo familiare li rende affidabili. Anzitutto perché è difficile che si tradiscano l’uno con l’altro. Poi perché appena uno di loro finisce in carcere, viene subito sostituito da un altro membro della famiglia. Questo fa sì che il rapporto fiduciario con i narcotrafficanti resti sempre forte e solido».