PESCARA. Cinque giorni. Tanto è sopravvissuta Domenica Agresta, la 43enne di Villa Raspa di Spoltore che sabato scorso si è ustionata sul balcone di casa mentre stava accendendo la fornacella. Un ritorno di fiamma, causato dall’utilizzo dell’alcol, ha investito in pieno la donna che è stata raggiunta dal fuoco su tutta la parte anteriore del corpo, nel giro di pochi attimi. Subito dopo è rimasto ustionato anche il marito che cercava di aiutarla. Le condizioni della donna sono apparse subito gravi, anche se era cosciente, e il personale del 118 l’ha trovata in casa mentre cercava di fronteggiare le ustioni. Nel giro di poche ore ha lasciato l’ospedale di Pescara, dove i medici si sono riservati la prognosi, per essere trasferita al Sant’Eugenio di Roma, dove è stata ricoverata. Lì è morta giovedì, alle 14, mentre il marito, Francesco Di Florio, 48 anni, era ancora ricoverato all’ospedale Caldarelli di Napoli. Anche per lui era stato indispensabile l’immediato trasporto in ospedale, sabato scorso, prima a Pescara e poi nel centro campano specializzato nel trattamento degli ustionati ma le ferite riportate su viso e braccia erano decisamente meno estese rispetto a quelle della moglie. Quando ha saputo che la donna non ce l’ha fatta il muratore ha chiesto e ottenuto di essere dimesso per tornare a casa, dai suoi figli: la più piccola, Valentina, ha appena sette anni, poi ci sono Enrico, 12 anni, Claudia, 17, e Federico, 22 anni. Quel pomeriggio di sabato c’era il più grande dei quattro figli in casa, insieme ai genitori. La donna, una casalinga, era sul balcone, stava accendendo la fornacella, nel tardo pomeriggio. L’alcol usato per accelerare le operazioni ha provocato una fiammata inattesa, improvvisa. E Agresta, che probabilmente era molto vicina al barbecue, non ha avuto neppure il tempo per fare un passo indietro. Quella fiammata si è rivelata fatale. Nei giorni scorsi parenti e amici della donna, originaria di Pescara ma a Spoltore dal 1981, hanno sperato che la donna potesse farcela, superando un po’ per volta le conseguenze di quell’incidente spaventoso. Ma il cuore della 43enne si è fermato per sempre. Attorno alla famiglia si è creato un cordone di solidarietà e assistenza, che ha visto affiancati i carabinieri del posto, coordinati da Silvio Tomassini, l’amministrazione comunale, con il sindaco Luciano Di Lorito e l’assessore alle Politiche sociali Carlo Cacciatore, passando per la parrocchia. Al civico 20 di via Vienna, nella palazzina dove vivono anche altri parenti di Di Florio e dove si è consumato il dramma, è arrivato il personale dei servizi sociali del Comune, che ha aiutato la famiglia ad affrontare i primi e delicatissimi momenti dopo la morte della donna. Il resto è burocrazia, con l’autorità giudiziaria che è stata informata della morte della donna e la salma che rientra in città, per i funerali. È stato vittima di un incidente simile anche un imprenditore di Moscufo di 62 anni. È morto nel mese di aprile per le conseguenze delle ustioni riportate mentre stava lavorando in campagna. Avrebbe usato della benzina per accendere il fuoco su un terreno di sua proprietà e anche in quel caso il ritorno di fiamma, tanto inaspettato quanto violento, lo ha travolto. Sempre nel mese di aprile hanno perso la vita due donne, madre e figlia, di 74 e 51 anni, di Villanova di Cepagatti. Stavano accendendo il fuoco del camino, usando l’alcol, e sono rimaste ferite in maniera grave. La loro agonia è durata qualche giorni, poi sono morte entrambe. ©RIPRODUZIONE RISERVATA