PESCARA
Strada Parco, insorgono i Comitati cittadini: no al progetto Filò, sì a soluzioni alternative
Lunga lettera contro la ripresa annunciata dei lavori da parte dell'azienda regionale dei trasporti Tua: "Opera devastante e danni erariali per milioni di euro, il sindaco ci ripensi"
PESCARA. «Impedire la ripresa annunciata dei lavori programmati nel cantiere Filò, che Tua spa conduce malamente da lunghi anni sul corridoio verde denominato viale Castellammare Adriatico, alias strada Parco». Lo chiedono in una lettera i Comitati per la tutela della strada Parco, che invitano i cittadini ad inviare via mail la missiva a sindaco e stampa. I lavori, «funzionali all'instradamento forzoso di un sistema di trasporto rapido di massa del tipo BRT, mai condiviso dalla cittadinanza, palesemente incompatibile con lo stato inadeguato dei luoghi», sottolineano i comitati, «comporteranno lo smantellamento delle opere di riqualificazione e bonifica realizzate a fine anni Novanta grazie ai fondi Fers per 12 miliardi di lire, attraverso l'impiego dissennato di fondi pubblici aggiuntivi, stavolta di provenienza Cipe».
All'origine dell'iniziativa c'è il provvedimento del ministero Infrastrutture e mobilità sostenibili (Mims), che lo scorso 15 marzo «dopo tredici mesi dal sopralluogo condotto il 13 febbraio 2020 sul cantiere malmesso della Filovia, si è visto costretto a snaturare le prerogative tipiche degli impianti della specie a scapito della velocità commerciale gravemente compromessa. Con ciò - scrivono i comitati - banalizzando il requisito essenziale posto a fondamento della Legge n.211/1992, che finanzia appunto il trasporto rapido di massa».
Le opere configureranno «il rischio tangibile di danno erariale emergente di entità rilevante, procurato da un'opera pubblica in costruzione fallace da circa un trentennio, l'abbattimento del verde pubblico a dimora, compresi interi filari di alberi ad alto fusto insieme a centinaia di metri di siepe sempreverde, nel tentativo maldestro di allargare marciapiedi che resterebbero comunque impraticabili e inaccessibili ai portatori di disabilità nella loro intera estensione e il grave nocumento alla qualità dell'aria e della vita dei cittadini pescaresi conseguente al ripristino della ferita profonda - dopo trentatré anni decorsi dalla dismissione della vecchia Ferrovia Adriatica - dell'inaccettabile divisione longitudinale del territorio comunale», scrivono i comitati.
Da qui la richiesta al sindaco affinché valuti «soluzioni alternative e vantaggiose, in adesione alle scelte attuate in alcune città (ad esempio Savona, Taranto e Verona), interessate dai medesimi progetti di mobilità rapida collettiva», si legge ancora nella lettera, in cui si parla, infine, di «un'Ati appaltatrice che punta a realizzare in via esclusiva il massimo tornaconto aziendale a danno rilevante dell'interesse superiore compromesso della città di Pescara».