«Taglio indennità, presto la decisione»
Pagano: la commissione ha consegnato la proposta. In questi mesi un grande lavoro
PESCARA. Il presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano non è d’accordo con chi giudica scarsa la produttività dell’assemblea abruzzese. «Non ci sono più i vecchi difetti», dice Pagano, «soprattutto non c’è più contrapposizione tra giunta e consiglio».
«Tra giunta e consiglio c’è un’armonia straordinaria», aggiunge Pagano, «grazie anche alla stima e all’amicizia che mi lega al presidente Gianni Chiodi. Lo dissi nel mio discorso di insediamento: questa regione può fare passi avanti solo se marcia su quattro ruote motrici, solo se giunta e consiglio vanno nella stessa direzione, e se la dirigenza e il personale fanno altrettanto».
Tutto bene dunque?
«È chiaro che abbiamo avuto una patologia a soli due mesi dal voto rappresentata dal terremoto che ha modificato obbligatoriamente il programma e le nostre priorità. È vero che c’è il commissario Guido Bertolaso, ma è vero anche che tutta la struttura regionale lavora a diretto contatto con la Protezione civile. Per non parlare poi dei problemi logistici: per mesi né il presidente della giunta, né il presidente del consiglio e tanto meno i consiglieri hanno avuto gli uffici e le strutturee fisiche dove poter svolgere le attività. Eppure lo hanno fatto ugualmente».
Però avete le sedi di Pescara che sono quasi inutilizzate.
«Certo, avremmo potuto mollare L’Aquila. Ci abbiamo riflettuto, ma abbandonare L’Aquila ci è parso un autogol clamoroso, non solo politico. Sarebbe stato come negare ogni possibilità di futuro alla città. Noi invece L’Aquila dobbiamo farla vivere. C’è da parte nostra la volontà politica forte di far tornare quella città alla normalità. E per far questo occorrono anche dei gesti simbolici: primo fra tutti non abbandonare il capoluogo, nemmeno per svolgere un ufficio di presidenza o una riunione dei capigruppo. Per questo devo ringraziare i miei direttori che in tempi telegrafici sono riusciti a mettere in piedi una baraccopoli di container che ci ha permesso e in pochi giorni di riportare all’Aquila i dipendenti del consiglio per rimetterli al lavoro. Il risultato è che a fine aprile abbiamo approvato il bilancio. Ma io ho riavuto il mio ufficio definitivo solo una settimana fa».
Ma un mese e mezzo di interruzione estiva dei lavori non le sembrano troppi in una fase delicata come questa?
«Ricordo che quando venne a trovarci il presidente del consiglio dell’Umbria era il 22 luglio e loro erano già in sospensione feriale. Noi siamo andati in sospensione il 4 agosto. Riprendiamo il 9 settembre con le commissioni, ma già l’altroieri ho riunito il mio ufficio di presidenza, per non dire che io ho smesso solo per due settimane. Abbiamo approvato 14 leggi, 16 promulgate, 22 provvedimenti amministrativi e abbiamo svolto quattro consigli straordinari con documenti approvati, molti dei quali in accordo con l’opposizione».
Tra questi provvedimenti non c’è quello sul taglio delle indennità sul quale stava lavorando una commissione.
«L’ufficio di presidenza, con l’accordo di maggioranza e opposizione, ha deciso di far realizzare un testo unico da un gruppo tecnico. Il testo è stato consegnato a fine luglio ai componenti dell’ufficio di presidenza e a settembre affronteremo la questione, dato che sarà la politica a decidere».
«Tra giunta e consiglio c’è un’armonia straordinaria», aggiunge Pagano, «grazie anche alla stima e all’amicizia che mi lega al presidente Gianni Chiodi. Lo dissi nel mio discorso di insediamento: questa regione può fare passi avanti solo se marcia su quattro ruote motrici, solo se giunta e consiglio vanno nella stessa direzione, e se la dirigenza e il personale fanno altrettanto».
Tutto bene dunque?
«È chiaro che abbiamo avuto una patologia a soli due mesi dal voto rappresentata dal terremoto che ha modificato obbligatoriamente il programma e le nostre priorità. È vero che c’è il commissario Guido Bertolaso, ma è vero anche che tutta la struttura regionale lavora a diretto contatto con la Protezione civile. Per non parlare poi dei problemi logistici: per mesi né il presidente della giunta, né il presidente del consiglio e tanto meno i consiglieri hanno avuto gli uffici e le strutturee fisiche dove poter svolgere le attività. Eppure lo hanno fatto ugualmente».
Però avete le sedi di Pescara che sono quasi inutilizzate.
«Certo, avremmo potuto mollare L’Aquila. Ci abbiamo riflettuto, ma abbandonare L’Aquila ci è parso un autogol clamoroso, non solo politico. Sarebbe stato come negare ogni possibilità di futuro alla città. Noi invece L’Aquila dobbiamo farla vivere. C’è da parte nostra la volontà politica forte di far tornare quella città alla normalità. E per far questo occorrono anche dei gesti simbolici: primo fra tutti non abbandonare il capoluogo, nemmeno per svolgere un ufficio di presidenza o una riunione dei capigruppo. Per questo devo ringraziare i miei direttori che in tempi telegrafici sono riusciti a mettere in piedi una baraccopoli di container che ci ha permesso e in pochi giorni di riportare all’Aquila i dipendenti del consiglio per rimetterli al lavoro. Il risultato è che a fine aprile abbiamo approvato il bilancio. Ma io ho riavuto il mio ufficio definitivo solo una settimana fa».
Ma un mese e mezzo di interruzione estiva dei lavori non le sembrano troppi in una fase delicata come questa?
«Ricordo che quando venne a trovarci il presidente del consiglio dell’Umbria era il 22 luglio e loro erano già in sospensione feriale. Noi siamo andati in sospensione il 4 agosto. Riprendiamo il 9 settembre con le commissioni, ma già l’altroieri ho riunito il mio ufficio di presidenza, per non dire che io ho smesso solo per due settimane. Abbiamo approvato 14 leggi, 16 promulgate, 22 provvedimenti amministrativi e abbiamo svolto quattro consigli straordinari con documenti approvati, molti dei quali in accordo con l’opposizione».
Tra questi provvedimenti non c’è quello sul taglio delle indennità sul quale stava lavorando una commissione.
«L’ufficio di presidenza, con l’accordo di maggioranza e opposizione, ha deciso di far realizzare un testo unico da un gruppo tecnico. Il testo è stato consegnato a fine luglio ai componenti dell’ufficio di presidenza e a settembre affronteremo la questione, dato che sarà la politica a decidere».