Tangenti e appalti pilotati, diciotto indagati
La procura: concussione e corruzione. Nei guai Di Blasio, D’Annunzio e Cirone
MONTESILVANO. Corruzione, concussione, turbativa d’asta. A partire dal 2001, questi i reati che si sarebbero consumati nella gestione del Consorzio di depurazione delle acque nere (Considan), un meccanismo di illegalità messo in moto attraverso assunzioni e appalti clientelari che ieri è venuto alla luce con il maxi-blitz dei carabinieri. Perquisizioni in case e uffici sono state eseguite a Pescara, Montesilvano, Collecorvino, Città Sant’Angelo: diciotto le persone indagate e, tra questi, alcuni nomi eccellenti. Sotto inchiesta sono finiti Nino D’Annunzio, presidente del consorzio dal maggio 2006 e capogruppo dei Ds in Provincia, che ha già annunciato le proprie dimissioni; l’ex assessore Paolo Di Blasio e l’ex dirigente comunale Vincenzo Cirone, entrambi coinvolti nello scandalo «Ciclone»; l’imprenditore toscano Massimo Dami, titolare della Ecoest, la società che gestisce l’impianto di compostaggio di via Tamigi.
Le perquisizioni sono state ordinate dal pm Aldo Aceto che indaga sull’amministrazione del Considan a partire dal 2001 e che ha chiesto ai militari del comando provinciale di Pescara di prelevare in studi e abitazioni documenti e materiale informatico relativo alla gestione dell’ente per verificare l’ipotesi di un giro di mazzette e di assunzioni clientelari e di appalti affidati agli «amici».
Al centro dell’indagine c’è la transazione con cui, nel 2003, la Ecoest ottiene un milione di euro più la gestione per nove anni dell’impianto di compostaggio, dopo una lunga controversia con il Comune cominciata nel 1998 quando Andrea Diodoro, appena nominato presidente, revoca all’impresa l’incarico di gestire l’impianto di depurazione. Ma il braccio di ferro con la Ecoest non finisce. Nel maggio dell’anno scorso, D’Annunzio, che già nel 2004 aveva criticato la decisione di affidare l’impianto a Dami, propone la rescissione del contratto. Nel luglio seguente, la magistratura ordina il sequestro dell’impianto, ma i sigilli vengono revocati dopo 60 giorni. Passano i mesi. Mentre il Considan continua a smaltire i fanghi a Cupello, la storia si ingarbuglia. Meno di due mesi fa, il 26 aprile, i carabinieri perquisiscono la casa di D’Annunzio, poi la sede del consorzio. Il decreto è firmato da Aceto, la denuncia è partita da Dami. L’accusa: tentata concussione. Secondo l’imprenditore, D’Annunzio avrebbe preteso la consegna di 20 mila euro per non fare controlli sull’impianto. Si arriva così a oggi.
Il teorema della magistratura è che sia esistito un intreccio di illegalità che riguarderebbe sia i vecchi che gli attuali amministratori. I primi avrebbero avuto un ruolo dubbio nella transazione Ecoest e qui si sarebbe consumata la corruzione con «dazioni» di denaro che dovranno essere accertate; i secondi sarebbero indagati per turbativa d’asta e abusi negli appalti e nelle assunzioni. D’Annunzio nega ogni coinvolgimento, ma si dice profondamente amareggiato: «Il mio mandato scade il 30 giugno, ma già domani (oggi, ndr) mi dimetterò per poter chiarire con tranquillità la mia posizione. Inoltre, ho già messo a disposizione del gruppo Ds il mio incarico di capogruppo». Oltre che di tentata concussione, è accusato di collusioni finalizzate a turbare gare pubbliche per affidamenti di lavori, di falso in atto pubblico per simulare l’esistenza di presupposti per l’assunzione di personale e l’affidamento dei lavori, fatti che si sarebbero consumati prima del 2006. «Io sono sereno» dichiara, «so che ho riportato il consorzio alla regolarità, risanando il bilancio, riducendo il personale, riavviando la regolarità dell’impianto, lavorando con le migliori università e con i migliori specialisti per garantire il disinquinamento del fiume e la balneabilità».
Estraneo ai fatti si dice anche Paolo Di Blasio, indagato per concorso in corruzione, che ieri mattina si è visto i carabinieri piombare in casa e nel suo studio. Nessun documento sequestrato, copiato l’hard disc del suo computer. «Ma non potevano trovare nulla, e nulla hanno trovato perché nessun documento è in mio possesso» afferma dallo studio dell’avvocato Aldo Moretti, «perché la transazione con Ecoest è avvenuta nel 2003, mentre io sono stato presidente del Considan nel 1995-1996. La costruzione del capannone per il compostaggio da cui è partita la vertenza è cominciata sotto la mia presidenza, ma poi si è fermata perché si aprì il contenzioso. Io non ho avuto ruoli nel contenzioso, ho solo presentato l’architetto Cirone a Dami». «Nel periodo di cui si parla», chiarisce Moretti, «Di Blasio non rivestiva alcun incarico nel Considan, né aveva contatti, se non per la conoscenza di Dami che chiese a Di Blasio, allora assessore alle Finanze, di presentarlo a Cirone, tecnico del Comune e del Considan, che lui non conosceva, per avere notizie sulla vertenza».
Le perquisizioni sono state ordinate dal pm Aldo Aceto che indaga sull’amministrazione del Considan a partire dal 2001 e che ha chiesto ai militari del comando provinciale di Pescara di prelevare in studi e abitazioni documenti e materiale informatico relativo alla gestione dell’ente per verificare l’ipotesi di un giro di mazzette e di assunzioni clientelari e di appalti affidati agli «amici».
Al centro dell’indagine c’è la transazione con cui, nel 2003, la Ecoest ottiene un milione di euro più la gestione per nove anni dell’impianto di compostaggio, dopo una lunga controversia con il Comune cominciata nel 1998 quando Andrea Diodoro, appena nominato presidente, revoca all’impresa l’incarico di gestire l’impianto di depurazione. Ma il braccio di ferro con la Ecoest non finisce. Nel maggio dell’anno scorso, D’Annunzio, che già nel 2004 aveva criticato la decisione di affidare l’impianto a Dami, propone la rescissione del contratto. Nel luglio seguente, la magistratura ordina il sequestro dell’impianto, ma i sigilli vengono revocati dopo 60 giorni. Passano i mesi. Mentre il Considan continua a smaltire i fanghi a Cupello, la storia si ingarbuglia. Meno di due mesi fa, il 26 aprile, i carabinieri perquisiscono la casa di D’Annunzio, poi la sede del consorzio. Il decreto è firmato da Aceto, la denuncia è partita da Dami. L’accusa: tentata concussione. Secondo l’imprenditore, D’Annunzio avrebbe preteso la consegna di 20 mila euro per non fare controlli sull’impianto. Si arriva così a oggi.
Il teorema della magistratura è che sia esistito un intreccio di illegalità che riguarderebbe sia i vecchi che gli attuali amministratori. I primi avrebbero avuto un ruolo dubbio nella transazione Ecoest e qui si sarebbe consumata la corruzione con «dazioni» di denaro che dovranno essere accertate; i secondi sarebbero indagati per turbativa d’asta e abusi negli appalti e nelle assunzioni. D’Annunzio nega ogni coinvolgimento, ma si dice profondamente amareggiato: «Il mio mandato scade il 30 giugno, ma già domani (oggi, ndr) mi dimetterò per poter chiarire con tranquillità la mia posizione. Inoltre, ho già messo a disposizione del gruppo Ds il mio incarico di capogruppo». Oltre che di tentata concussione, è accusato di collusioni finalizzate a turbare gare pubbliche per affidamenti di lavori, di falso in atto pubblico per simulare l’esistenza di presupposti per l’assunzione di personale e l’affidamento dei lavori, fatti che si sarebbero consumati prima del 2006. «Io sono sereno» dichiara, «so che ho riportato il consorzio alla regolarità, risanando il bilancio, riducendo il personale, riavviando la regolarità dell’impianto, lavorando con le migliori università e con i migliori specialisti per garantire il disinquinamento del fiume e la balneabilità».
Estraneo ai fatti si dice anche Paolo Di Blasio, indagato per concorso in corruzione, che ieri mattina si è visto i carabinieri piombare in casa e nel suo studio. Nessun documento sequestrato, copiato l’hard disc del suo computer. «Ma non potevano trovare nulla, e nulla hanno trovato perché nessun documento è in mio possesso» afferma dallo studio dell’avvocato Aldo Moretti, «perché la transazione con Ecoest è avvenuta nel 2003, mentre io sono stato presidente del Considan nel 1995-1996. La costruzione del capannone per il compostaggio da cui è partita la vertenza è cominciata sotto la mia presidenza, ma poi si è fermata perché si aprì il contenzioso. Io non ho avuto ruoli nel contenzioso, ho solo presentato l’architetto Cirone a Dami». «Nel periodo di cui si parla», chiarisce Moretti, «Di Blasio non rivestiva alcun incarico nel Considan, né aveva contatti, se non per la conoscenza di Dami che chiese a Di Blasio, allora assessore alle Finanze, di presentarlo a Cirone, tecnico del Comune e del Considan, che lui non conosceva, per avere notizie sulla vertenza».