Testa azzera tutto, oggi giunta bis
Un assessore ciascuno a Udc e Pescara futura che guiderà il consiglio.
PESCARA. Fatta e disfatta in una notte, come la tela di Penelope, la giunta provinciale è annunciata nella sua composizione ufficiale e definitiva per questa mattina. Con il rientro dell’alleato ribelle, Pescara Futura, e l’inserimento a sorpresa in giunta dell’Udc. Sono da poco passate le 20 di ieri quando il presidente Guerino Testa lascia l’ultima riunione della serata, quella con il leader di Pescara Futura-Rialzati Abruzzo, Carlo Masci, e il consigliere Giorgio De Luca, e annuncia sicuro: «I problemi sono stati tutti risolti, domani (oggi, ndr) saremo in grado di sciogliere le riserve non sulla composizione politica, ma sui nomi: Pescara Futura rientra, così come l’Udc». Pronti a scendere in campo, quindi, sarebbero il presidente dell’Ater Giorgio De Luca e il presidente del consiglio comunale di Montesilvano Valter Cozzi che, in caso di nomina, potrebbe mettere a disposizione del partito il suo attuale incarico.
È stata la brusca rottura di Pescara Futura a rendere visibile anche il disagio dell’Udc, che era stato tenuto discretamente sottotraccia mentre il commissario regionale Antonio De Poli ribadiva la necessità di tenere fede all’accordo romano sull’assegnazione di un assessorato al coordinatore regionale del Pdl Filippo Piccone e al senatore Fabrizio Di Stefano. Giovedì sera, una telefonata da Roma ha avvisato gli uomini dell’Udc che il posto in giunta c’era, ieri mattina l’intesa è stata ratificata a Pescara. Nel tardo pomeriggio è toccato al partito di Masci, con il via libera su un assessorato e la presidenza del consiglio, inizialmente riservata all’Udc, ma dall’Udc considerata insufficiente di fronte alla decisione del partito di schierarsi con il centrodestra.
Come un puzzle, si ricompone l’assetto del governo a otto, con sei assessori del Popolo della libertà, uno indicato dal partito di Masci e uno in rappresentanza dell’Udc. Per le leggi crudeli della matematica e della politica, quindi, il Pdl sarà costretto a tagliare un nome dalla lista iniziale dei suoi sette assessori, già nominati dopo una faticosa maratona di incontri nella tarda serata di mercoledì. Questa mattina, la decisione su chi debba essere sacrificato in nome dell’unità della coalizione sarà presa nel corso di una riunione del partito. Di certo, a fare la rinuncia dovrà essere uno dei tre esterni che erano stati nominati da Testa: Geremia Mancini, segretario regionale dell’Ugl, Mario Lattanzio, ex consigliere provinciale e il sindaco di San Valentino Angelo D’Ottavio.
Dal canto suo, Mancini, sindacalista con una lunghissima militanza politica, ex consigliere provinciale e comunale, non ci sta a essere considerato la ragione d’inciampo della nuova amministrazione: «Nessuno può dire che io non sia espressione del territorio: perché sono nato a Manoppello e con il mio territorio ho sempre mantenuto saldi legami, e perché da quindici anni, con il sindacato, percorro tutta la provincia per occuparmi dei problemi del lavoro, sui quali ci sarebbe molto da fare». A chi toccherà fare un passo indietro sarà deciso oggi. Lorenzo Sospiri, presidente provinciale del Pdl, non fa nomi, ma indica una strada: «Abbiamo perso troppo tempo finora e non abbiamo fatto una bella figura per colpa del sistema dei partiti» ammette. «Noi, in una logica di coalizione, abbiamo deciso di fare una rinuncia, per quanto dolorosa. Adesso bisogna cominciare a lavorare: abbiamo perso quindici giorni di tempo, bisogna recuperarli. Vorrà dire che ad agosto ferie dimezzate».
È stata la brusca rottura di Pescara Futura a rendere visibile anche il disagio dell’Udc, che era stato tenuto discretamente sottotraccia mentre il commissario regionale Antonio De Poli ribadiva la necessità di tenere fede all’accordo romano sull’assegnazione di un assessorato al coordinatore regionale del Pdl Filippo Piccone e al senatore Fabrizio Di Stefano. Giovedì sera, una telefonata da Roma ha avvisato gli uomini dell’Udc che il posto in giunta c’era, ieri mattina l’intesa è stata ratificata a Pescara. Nel tardo pomeriggio è toccato al partito di Masci, con il via libera su un assessorato e la presidenza del consiglio, inizialmente riservata all’Udc, ma dall’Udc considerata insufficiente di fronte alla decisione del partito di schierarsi con il centrodestra.
Come un puzzle, si ricompone l’assetto del governo a otto, con sei assessori del Popolo della libertà, uno indicato dal partito di Masci e uno in rappresentanza dell’Udc. Per le leggi crudeli della matematica e della politica, quindi, il Pdl sarà costretto a tagliare un nome dalla lista iniziale dei suoi sette assessori, già nominati dopo una faticosa maratona di incontri nella tarda serata di mercoledì. Questa mattina, la decisione su chi debba essere sacrificato in nome dell’unità della coalizione sarà presa nel corso di una riunione del partito. Di certo, a fare la rinuncia dovrà essere uno dei tre esterni che erano stati nominati da Testa: Geremia Mancini, segretario regionale dell’Ugl, Mario Lattanzio, ex consigliere provinciale e il sindaco di San Valentino Angelo D’Ottavio.
Dal canto suo, Mancini, sindacalista con una lunghissima militanza politica, ex consigliere provinciale e comunale, non ci sta a essere considerato la ragione d’inciampo della nuova amministrazione: «Nessuno può dire che io non sia espressione del territorio: perché sono nato a Manoppello e con il mio territorio ho sempre mantenuto saldi legami, e perché da quindici anni, con il sindacato, percorro tutta la provincia per occuparmi dei problemi del lavoro, sui quali ci sarebbe molto da fare». A chi toccherà fare un passo indietro sarà deciso oggi. Lorenzo Sospiri, presidente provinciale del Pdl, non fa nomi, ma indica una strada: «Abbiamo perso troppo tempo finora e non abbiamo fatto una bella figura per colpa del sistema dei partiti» ammette. «Noi, in una logica di coalizione, abbiamo deciso di fare una rinuncia, per quanto dolorosa. Adesso bisogna cominciare a lavorare: abbiamo perso quindici giorni di tempo, bisogna recuperarli. Vorrà dire che ad agosto ferie dimezzate».