Una gabbia per la discarica
La Montedison paga le opere per la messa in sicurezza.
BUSSI SUL TIRINO. Il sito della mega discarica dei veleni a Bussi sarà mezzo in sicurezza. A farsi carico dei lavori sarà la Montedison, che metterà a disposizione circa un milione e mezzo di euro, con la condizione di essere esente da responsabilità sul progetto e sui lavori, visto che è in corso ancora un procedimento penale a carico dell’industria chimica.
Per i siti interni dovranno essere compilati piani di caretterizzazione. E’ il risultato della conferenza dei servizi tenuta lunedì a Roma, al ministero dell’Ambiente, cui hanno preso parte la Montedison, la Edison, la Solvay, l’Arta, l’Enel e i rappresentanti dei comuni di Bussi, Castiglione a Casauria, Torre de’ Passeri e Popoli. Si è registrata invece l’assenza della Provincia, alla quale in ogni caso spetta la tutela delle acque, e del Comune di Chieti, sebbene avesse chiesto di partecipare.
Con l’ingegner Giangrasso, che ha coordinato i lavori, è stato presente l’architetto Adriano Goio, il commissario di Bacino che ha presentato il progetto di messa in sicurezza dei 40mila metri quadrati che costiutiscono la discarica. Un progetto con piccole integrazioni potrà essere cantierabile entro pochi mesi. Il fine è quello di evitare che il percolamento da quel sito continui ad inquinare le falde sottostanti.
Goio allora ha previsto la copertura del suolo con un telo impermabile, che impedisca l’infiltrazione di acqua, e la realizzazione di barriere protettive verso il fiume Pescara, per contenere le eventuali infiltrazioni sotterranee nel corso d’acqua. Insomma una sorta di ingabbiamento che congeli la situazione esplosiva di quel sito in attesa della bonifica. Una operazione quest’ultima che richiederà ben altri investimenti, lunghi tempi di lavoro e l’applicazione di tecniche all’avanguardia per estrarre i veleni, scoperti nel marzo del 2007 dalla Forestale, che impregnano quei circa 250mila metri cubi di terreno ricompreso tra il fiume Pescara e la linea ferroviaria.
«E’ un prima tappa», spiega Giulio Di Berardino, vicesindaco di Bussi che ha partecipato all’incontro, «ma non ci deve fermare qui. Insomma non basta un telo, seppur da un milione e mezzo di euro. E’ necessario bonificare, riportare le nostre terre alla loro piena utilizzabilità. Ed è necessario inziare subito, atteso che i tempi per eseguire le bonifiche saranno lunghissimi».
Per la zona interna al sito Montedison è stata richiesta una verifica idraulica sull’opera di tenuta esistente, per gli altri più vicini alla fascia industriale dovrà essere eseguita la caratterizzazione, che invece è già stata elaborata per il sito della Turbogas che potrebbe avviarsi a bonifica.
Anche per il sito Montedison di Piano D’Orta è necessario eseguire un piano di caratterizzazione, perché finora, nonostante le puntuali indagini della Forestale lo scorso anno, poco ancora si conosce sulla specificità e sulla quantità delle sostanze inquinati presenti.
Per i siti interni dovranno essere compilati piani di caretterizzazione. E’ il risultato della conferenza dei servizi tenuta lunedì a Roma, al ministero dell’Ambiente, cui hanno preso parte la Montedison, la Edison, la Solvay, l’Arta, l’Enel e i rappresentanti dei comuni di Bussi, Castiglione a Casauria, Torre de’ Passeri e Popoli. Si è registrata invece l’assenza della Provincia, alla quale in ogni caso spetta la tutela delle acque, e del Comune di Chieti, sebbene avesse chiesto di partecipare.
Con l’ingegner Giangrasso, che ha coordinato i lavori, è stato presente l’architetto Adriano Goio, il commissario di Bacino che ha presentato il progetto di messa in sicurezza dei 40mila metri quadrati che costiutiscono la discarica. Un progetto con piccole integrazioni potrà essere cantierabile entro pochi mesi. Il fine è quello di evitare che il percolamento da quel sito continui ad inquinare le falde sottostanti.
Goio allora ha previsto la copertura del suolo con un telo impermabile, che impedisca l’infiltrazione di acqua, e la realizzazione di barriere protettive verso il fiume Pescara, per contenere le eventuali infiltrazioni sotterranee nel corso d’acqua. Insomma una sorta di ingabbiamento che congeli la situazione esplosiva di quel sito in attesa della bonifica. Una operazione quest’ultima che richiederà ben altri investimenti, lunghi tempi di lavoro e l’applicazione di tecniche all’avanguardia per estrarre i veleni, scoperti nel marzo del 2007 dalla Forestale, che impregnano quei circa 250mila metri cubi di terreno ricompreso tra il fiume Pescara e la linea ferroviaria.
«E’ un prima tappa», spiega Giulio Di Berardino, vicesindaco di Bussi che ha partecipato all’incontro, «ma non ci deve fermare qui. Insomma non basta un telo, seppur da un milione e mezzo di euro. E’ necessario bonificare, riportare le nostre terre alla loro piena utilizzabilità. Ed è necessario inziare subito, atteso che i tempi per eseguire le bonifiche saranno lunghissimi».
Per la zona interna al sito Montedison è stata richiesta una verifica idraulica sull’opera di tenuta esistente, per gli altri più vicini alla fascia industriale dovrà essere eseguita la caratterizzazione, che invece è già stata elaborata per il sito della Turbogas che potrebbe avviarsi a bonifica.
Anche per il sito Montedison di Piano D’Orta è necessario eseguire un piano di caratterizzazione, perché finora, nonostante le puntuali indagini della Forestale lo scorso anno, poco ancora si conosce sulla specificità e sulla quantità delle sostanze inquinati presenti.