Vaccini, crollo delle quarte dosi Da 1.803 a sole cinque al giorno

Ma la Regione non chiude gli hub: proroga per il personale. Il primario Grimaldi: «Prudenza»
L’AQUILA. Dal picco di metà luglio – quando la quota giornaliera di vaccinazioni ha raggiunto le 1.803 – alle appena cinque dosi somministrate in tutto l’Abruzzo due giorni fa. Poco ci manca, allora, che esca fuori il cartello “chiuso per ferie” anche sugli hub vaccinali, tornati a essere luoghi semideserti in questo scorcio d’estate, la terza dall’inizio della pandemia. Per ora l’unica discesa certa, documenti alla mano, in attesa che ciò avvenga anche per i casi di positività al Covid-19, è quella del numero dei vaccinati. Vale a dire dell’ampia fascia che va dai 60 anni in su e che, dopo il periodo dedicato ai pazienti cosiddetti fragili – cioè a rischio di sviluppare forme gravi della malattia, se non letali – ha affollato i centri di vaccinazione fino alla metà di luglio, prima che i dati assumessero una dimensione totalmente diversa già all’inizio di agosto. Un crollo netto.
Dal dimezzamento dei numeri (574 il primo agosto e 211 il 6) fino ad arrivare agli appena cinque del 7 agosto. Meno vaccini, dunque meno protezione, in uno scenario di riapertura generalizzata, di ripresa a pieno regime delle attività sociali e relazionali, spesso senza l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale come le mascherine, con numeri ancora importanti sul fronte dei contagi e l’aggiornamento costante del numero dei decessi. Con la prospettiva di una riapertura delle scuole a settembre che potrebbe complicare un quadro già piuttosto difficile da gestire.
ma gli hub non chiudono
I centri vaccinali continueranno a operare. Il fenomeno del calo delle vaccinazioni è sul tavolo della politica e del mondo sanitario. L’assessore regionale Nicoletta Verì conferma che la campagna di vaccinazione per le quarte dosi agli ultra60enni non si fermerà. «Pur in presenza di un calo fisiologico, avvenuto anche l’anno scorso», afferma, «continueremo a tenere gli hub aperti. In questo senso va letta la proroga al 30 ottobre del personale dedicato. Poi faremo le nostre valutazioni».
A fine mese, in base ai dati, si appronterà il piano per settembre, dove la data da segnare in rosso è quella della riapertura delle scuole fissata al 12 settembre. «Invito a non abbassare la guardia, anche se i casi stanno calando», aggiunge l’assessore, che annuncia anche un monitoraggio per quantificare coloro che hanno completato la terza dose.
i medici in guardia
Una quarta dose imminente sarà quella del primario di Malattie infettive dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila Alessandro Grimaldi, che dal suo osservatorio privilegiato – un reparto di nuovo pieno di pazienti Covid – continua a esortare i cittadini a sottoporsi alla profilassi: «La quarta dose serve ed è utile: dà un rinforzo anticorpale, seppur non prolungatissimo, e quindi riduce il rischio d’infezione. Io stesso andrò a vaccinarmi».
Due i fattori alla base del calo numerico delle quarte dosi, secondo Grimaldi. «Il primo: ci sono molti positivi con pochi sintomi e la gente, avendo meno paura, è disposta a correre il rischio di infettarsi. Secondo motivo: alcuni preferiscono evitare il vaccino adducendo il timore di effetti collaterali. Altri ancora aspettano settembre, per il vaccino aggiornato. Ma non sappiamo ancora se e quando questo vaccino sarà disponibile. Nessuno sa con certezza quando lo avremo. Per questo è assolutamente consigliabile la quarta dose, soprattutto nelle persone anziane e fragili. Gli ospedali sono ancora pieni e continuano a morire tante persone con neoplasie, immunodepressioni, comorbidità importanti come scompenso cardiaco e insufficienza respiratoria cronica. Tutti questi soggetti corrono un alto rischio in caso di malattia. È ancora significativo il numero delle vittime, quindi bisogna proteggere le persone più esposte al rischio. Il Covid», prosegue Grimaldi, «è una malattia che scatena uno stato infiammatorio generalizzato che può diventare anche cronico, nella forma del long Covid, che si traduce in un aumentato rischio di sviluppare, nel primo anno dal contagio, patologie severe come eventi cardiovascolari sfavorevoli tipo infarto o ictus. Dunque, se si può evitare di contagiarsi è meglio».
il dilemma mascherine
A settembre, con la ripresa della scuola senza mascherine, la situazione può peggiorare. «L’onda emotiva che induce a comportamenti di maggior cautela non c’è più», conclude il primario. «Ma non per questo si è autorizzati ad abbassare le difese. A settembre, tempo di ripresa a livello sia lavorativo sia scolastico, si dovranno fare i conti con una situazione che già in questi mesi è molto delicata, perché i picchi estivi di quest’anno non hanno dato tregua ai reparti ospedalieri. La prudenza è d’obbligo. Ci eravamo tutti abituati alle mascherine e io consiglio d’indossarle sempre quando ci si trova in luoghi affollati. Molti pazienti, tra i quali anche soggetti reinfettati a breve distanza, ricollegano il contagio alla partecipazione a momenti conviviali come feste, sagre e cerimonie affollate».
©RIPRODUZIONE RISERVATA