Vattimo, il pensiero dei deboli «Il marxismo oggi va shakerato»
L’intellettuale e scrittore al Filosofestival di Teramo fra politica e metafisica
«Sarò candidato, come cuore rosso, nella lista di Di Pietro al Parlamento europeo. L’unica opposizione possibile, forte, anche numericamente». Gianni Vattimo, il filosofo torinese padre della teoria del Pensiero debole, pensatore tra i più conosciuti a livello internazionale, lo ha anticipato alla platea del Teramo Filosofestival, nei giorni scorsi.
E lo ha confermato al Centro, nel corso di questa intervista in un albergo cittadino realizzata prima della tragedia del terremoto.
Professor Vattimo, torna dunque alla militanza politica, con l’Italia dei Valori.
«Di Pietro è uno dei politici che stimo di più. Avevo già deciso che avrei votato per lui, prima che mi proponesse la candidatura. L’ho sempre stimato per le sue battaglie. La sua è l’unica opposizione veramente tale. Il Pd è troppo debole e incerto, e le altre sinistre non supereranno la soglia del 4 per cento».
Eppure la sua storia politica si è svolta sempre a sinistra.
«La mia storia politica è stata catto-comunista, sono cresciuto nell’Azione cattolica stando a sinistra, e non sono mai stato iscritto al Pci finchè c’è stato Stalin. Non ho mai votato Dc, facevo votare mia madre. Io votavo per Psi, Psiup, quelle cose stravaganti.
Poi ho fatto le battaglie serie dei radicali, divorzio, aborto, allontanandomi quando loro hanno preso una piega genericamente umanitaria. Negli anni Novanta a Torino ho partecipato alla nascita di quella roba che era un abbozzo di Ulivo, e nel 1999 sono stato candidato coi Ds per l’Europa. Ero molto convinto del programma europeo. Anche oggi, la salvezza dalle strettoie della politica italiana può essere un programma che ci ponga a livello delle altre nazioni europee».
Come giudica il travagliato percorso della sinistra dalla sconfitta elettorale di un anno fa a oggi? E come si colloca lei idealmente?
«La sinistra è andata sempre più verso il centro-destra. I Ds hanno tolto la esse, cioè la sinistra, e il Pd si sta distruggendo da solo. Ormai devono solo aggiungere la c alla loro sigla e avremo di nuovo la Democrazia cristiana. Lo stesso Franceschini è un cattolico. Quanto a Veltroni ha commesso il grave errore di correre da solo. Un suicidio. Spero non pianificato. Per quanto mi riguarda, dai Ds sono caduto a sinistra, e, poiché il comunismo reale è morto, oggi si può di nuovo essere comunisti ideali».
Lei si è definito, anche in questo festival teramano, un credente cristiano antipapista. E’ critico nei confronti della gerarchia ecclesiastica in generale o in particolare verso questo papa?
«Direi in generale. Questo papa non è particolarmente perverso, non è papa Borgia. E’ ortodosso. Ma è inopportuno. Perché va a dire quelle cose sul preservativo proprio in Africa, dove il 60 per cento della popolazione è sieropositiva? Benedetto XVI estremizza le tesi della tradizione cattolica in modo inopportuno in un mondo che è molto cambiato, dove tutto si è complicato. Il papa pretende che sia diritto naturale tutto ciò che dice, imponendolo a tutti, e non solo ai credenti, attraverso il Parlamento, e ciò è uno scandalo. Oggi la Chiesa è una struttura centralista e lui è un sovrano antidemocratico, non ascolta la gente. Viene tragicamente in luce l’inadeguatezza della Chiesa istituzione».
Qual è la sua posizione su fine vita e testamento biologico?
«La più liberale possibile. Ognuno deve poter disporre della propria vita. Il testamento biologico è un atto serio. In base a questa nuova legge non potrò dire che non voglio il sondino. Il medico potrà infischiarsene di tutto quello che dico. Che altro resta? Tagliarmi a fette? Inoltre, non sono affatto contrario all’eutanasia, che vuol dire morire senza dolore. Trovo quel titolo del manifesto, “Morirai con dolore”, molto azzeccato. La minaccia della sofferenza negli ultimi minuti della vita è l’unica minaccia che funziona. Chi ci crede più alle fiamme dell’Inferno? Perciò sulle persone viene esercitato dalla Chiesa questo nuovo ricatto».
L’altra grande Chiesa del Novecento, il capitalismo, è stato messo in ginocchio dalla crisi economica. La filosofia può aiutare a trovare una soluzione?
«Il problema del capitalismo è che esso non rinasce ogni volta più forte dalle sue crisi cicliche. Questa è una fede, smentita dalla storia. Infatti, dopo la crisi del 1929, in Germania è nato il nazismo. Ogni crisi porta sempre peggioramenti. La gente sta male, fa debiti, si ammazza. Le persone se la vedono brutta. Oggi sono ridiventato marxista perché vedo quello che succede. Gli impiegati licenziati da banche e compagnie assicurative, che traslocano con gli scatoloni, cosa sono se non la realizzazione della profezia marxiana della proletarizzazione delle classi medie? Bisogna allora ripensare al patrimonio delle idee socialiste, ma senza idealizzazioni utopiche. Di fronte alla crisi economica non bastano i pannicelli caldi».
A proposito di marxismo, lei ha detto che va «shakerato» con il pensiero debole. Che vuol dire? Inoltre, citando il titolo di un suo saggio, il pensiero debole è il pensiero dei deboli?
«Il pensiero debole è una filosofia che, basandosi su Nietzsche e Heidegger, teorizza che non si danno principi assoluti ma solo costruzioni storiche di verità. Il marxismo va “shakerato” con il pensiero debole perché il materialismo, se è solo dogmatico, è una trippa inutile. Il pensiero debole esclude invece che ci sia un ordine ideale della realtà che si può realizzare una volta per tutte. Perché è il pensiero dei deboli? Perché i forti non ci stanno. Invece bisogna dare la parola a chi è stato tacitato nella storia. Come cristiano preferisco i deboli perché ho imparato da Gesù la carità. Però non penso, come Marx, che i deboli abbiano sempre ragione».
Lei non ha mai fatto mistero della sua omosessualità. Con l’aria che tira, cosa consiglierebbe a un adolescente che scopre la propria natura omosessuale?
«Oggi gli direi sii prudente. Io a 25 anni mi son preso l’ulcera per questo motivo. Non era tanto facile. Ma anche oggi non è semplice in Italia. Sotto sotto c’è pure qui una spiegazione materialistico-storica. Se si rivela un ricco nessuno si scandalizza. Conosco capitalisti notoriamente gay, con moglie, figli, e amanti uomini nella villa in Marocco. Il problema, al solito, è dei poveri. Immagini se si rivela un impiegato, un operaio, o peggio un prete. Quanto a me, fui eletto preside della facoltà di Lettere a Torino proprio dopo il mio outing, perché i baroni dell’università volevano mostrasi progressisti».
E lo ha confermato al Centro, nel corso di questa intervista in un albergo cittadino realizzata prima della tragedia del terremoto.
Professor Vattimo, torna dunque alla militanza politica, con l’Italia dei Valori.
«Di Pietro è uno dei politici che stimo di più. Avevo già deciso che avrei votato per lui, prima che mi proponesse la candidatura. L’ho sempre stimato per le sue battaglie. La sua è l’unica opposizione veramente tale. Il Pd è troppo debole e incerto, e le altre sinistre non supereranno la soglia del 4 per cento».
Eppure la sua storia politica si è svolta sempre a sinistra.
«La mia storia politica è stata catto-comunista, sono cresciuto nell’Azione cattolica stando a sinistra, e non sono mai stato iscritto al Pci finchè c’è stato Stalin. Non ho mai votato Dc, facevo votare mia madre. Io votavo per Psi, Psiup, quelle cose stravaganti.
Poi ho fatto le battaglie serie dei radicali, divorzio, aborto, allontanandomi quando loro hanno preso una piega genericamente umanitaria. Negli anni Novanta a Torino ho partecipato alla nascita di quella roba che era un abbozzo di Ulivo, e nel 1999 sono stato candidato coi Ds per l’Europa. Ero molto convinto del programma europeo. Anche oggi, la salvezza dalle strettoie della politica italiana può essere un programma che ci ponga a livello delle altre nazioni europee».
Come giudica il travagliato percorso della sinistra dalla sconfitta elettorale di un anno fa a oggi? E come si colloca lei idealmente?
«La sinistra è andata sempre più verso il centro-destra. I Ds hanno tolto la esse, cioè la sinistra, e il Pd si sta distruggendo da solo. Ormai devono solo aggiungere la c alla loro sigla e avremo di nuovo la Democrazia cristiana. Lo stesso Franceschini è un cattolico. Quanto a Veltroni ha commesso il grave errore di correre da solo. Un suicidio. Spero non pianificato. Per quanto mi riguarda, dai Ds sono caduto a sinistra, e, poiché il comunismo reale è morto, oggi si può di nuovo essere comunisti ideali».
Lei si è definito, anche in questo festival teramano, un credente cristiano antipapista. E’ critico nei confronti della gerarchia ecclesiastica in generale o in particolare verso questo papa?
«Direi in generale. Questo papa non è particolarmente perverso, non è papa Borgia. E’ ortodosso. Ma è inopportuno. Perché va a dire quelle cose sul preservativo proprio in Africa, dove il 60 per cento della popolazione è sieropositiva? Benedetto XVI estremizza le tesi della tradizione cattolica in modo inopportuno in un mondo che è molto cambiato, dove tutto si è complicato. Il papa pretende che sia diritto naturale tutto ciò che dice, imponendolo a tutti, e non solo ai credenti, attraverso il Parlamento, e ciò è uno scandalo. Oggi la Chiesa è una struttura centralista e lui è un sovrano antidemocratico, non ascolta la gente. Viene tragicamente in luce l’inadeguatezza della Chiesa istituzione».
Qual è la sua posizione su fine vita e testamento biologico?
«La più liberale possibile. Ognuno deve poter disporre della propria vita. Il testamento biologico è un atto serio. In base a questa nuova legge non potrò dire che non voglio il sondino. Il medico potrà infischiarsene di tutto quello che dico. Che altro resta? Tagliarmi a fette? Inoltre, non sono affatto contrario all’eutanasia, che vuol dire morire senza dolore. Trovo quel titolo del manifesto, “Morirai con dolore”, molto azzeccato. La minaccia della sofferenza negli ultimi minuti della vita è l’unica minaccia che funziona. Chi ci crede più alle fiamme dell’Inferno? Perciò sulle persone viene esercitato dalla Chiesa questo nuovo ricatto».
L’altra grande Chiesa del Novecento, il capitalismo, è stato messo in ginocchio dalla crisi economica. La filosofia può aiutare a trovare una soluzione?
«Il problema del capitalismo è che esso non rinasce ogni volta più forte dalle sue crisi cicliche. Questa è una fede, smentita dalla storia. Infatti, dopo la crisi del 1929, in Germania è nato il nazismo. Ogni crisi porta sempre peggioramenti. La gente sta male, fa debiti, si ammazza. Le persone se la vedono brutta. Oggi sono ridiventato marxista perché vedo quello che succede. Gli impiegati licenziati da banche e compagnie assicurative, che traslocano con gli scatoloni, cosa sono se non la realizzazione della profezia marxiana della proletarizzazione delle classi medie? Bisogna allora ripensare al patrimonio delle idee socialiste, ma senza idealizzazioni utopiche. Di fronte alla crisi economica non bastano i pannicelli caldi».
A proposito di marxismo, lei ha detto che va «shakerato» con il pensiero debole. Che vuol dire? Inoltre, citando il titolo di un suo saggio, il pensiero debole è il pensiero dei deboli?
«Il pensiero debole è una filosofia che, basandosi su Nietzsche e Heidegger, teorizza che non si danno principi assoluti ma solo costruzioni storiche di verità. Il marxismo va “shakerato” con il pensiero debole perché il materialismo, se è solo dogmatico, è una trippa inutile. Il pensiero debole esclude invece che ci sia un ordine ideale della realtà che si può realizzare una volta per tutte. Perché è il pensiero dei deboli? Perché i forti non ci stanno. Invece bisogna dare la parola a chi è stato tacitato nella storia. Come cristiano preferisco i deboli perché ho imparato da Gesù la carità. Però non penso, come Marx, che i deboli abbiano sempre ragione».
Lei non ha mai fatto mistero della sua omosessualità. Con l’aria che tira, cosa consiglierebbe a un adolescente che scopre la propria natura omosessuale?
«Oggi gli direi sii prudente. Io a 25 anni mi son preso l’ulcera per questo motivo. Non era tanto facile. Ma anche oggi non è semplice in Italia. Sotto sotto c’è pure qui una spiegazione materialistico-storica. Se si rivela un ricco nessuno si scandalizza. Conosco capitalisti notoriamente gay, con moglie, figli, e amanti uomini nella villa in Marocco. Il problema, al solito, è dei poveri. Immagini se si rivela un impiegato, un operaio, o peggio un prete. Quanto a me, fui eletto preside della facoltà di Lettere a Torino proprio dopo il mio outing, perché i baroni dell’università volevano mostrasi progressisti».