MONTESILVANO
Via dalla guerra a 15 anni. Diventa un calciatore ma deve lasciare la città
Dmytro, in Abruzzo con la famiglia da 7 mesi, chiamato dalla Curi. Ma ora deve trasferirsi a Palombaro: «Aiutatemi, mi serve una casa»
MONTESILVANO. «Giocare a calcio è il sogno della mia vita e voglio continuare ad allenarmi col Delfino Curi Pescara, ma ho bisogno di trovare subito una casa». Un sogno che potrebbe diventare una favola e che, invece, rischia di infrangersi per Dmytro Fakyra, un ragazzo ucraino di 15 anni, che si è lasciato alle spalle le bombe di Odessa (giunto con il gruppo di Meritopol), sette mesi fa, per mettersi in salvo a Montesilvano con papà Stepan, massaggiatore della Federazione calcistica ucraina, e mamma Inna.
La famiglia è stata ospite all’hotel Excelsior, di via Bradano, fino a venerdì scorso. Durante questi mesi di permanenza in città, bravura e passione di Dmytro, che il 27 dicembre compirà 16 anni, allenato per anni dal padre 45enne, è stato intercettato dai talent scout della Delfino Curi Pescara, la società di Eccellenza giovanile del patron Quintino Paluzzi con i soci Claudio Croce e Antonio Martorella, che a inizio emergenza aveva lanciato l’iniziativa di una scuola calcio gratuita ai ragazzi arrivati nella città adriatica in fuga dal conflitto tra Russia e Ucraina.
Un colpaccio per la famiglia Fakyra che sogna il riscatto sociale ed economico dopo gli anni bui della guerra. Ma qualcosa va storto. Venerdì i tre, che stanno ricevendo l’aiuto di Alberto De Marco, pescarese, e la moglie Anastasiya, di Kiev, fondatori dell’associazione Lvivska Brama che si occupa dell’assistenza ai rifugiati e che traducono dall’inglese le necessità della famiglia Fakyra, hanno dovuto lasciare l’alloggio dopo che lunedì 6 marzo, con una mail arrivata in albergo alle 14.08, erano stati informati, dal servizio di Protezione civile regionale, che sarebbero stati trasferiti in un Cas (Centro di accoglienza straordinario) a Palombaro, nel Chietino. Troppo lontano da Pescara, dove il ragazzo avrebbe dovuto allenarsi per giocare.
I Fakyra, quindi, hanno rifiutato la proposta e fatto richiesta di ospitalità in un Cas di Pineto (poi risultato già pieno) perché nel frattempo avevano ricevuto la tanto attesa lettera di convocazione della Delfino Curi che invitava il quindicenne a cominciare gli allenamenti, martedì 7, al centro di contrada Moscarola a Città Sant’Angelo. E Dmytro entra in campo, orgoglioso e felice, con la sua maglietta rossa, per soli tre giorni, da martedì a giovedì. Ma la gioia, in un attimo, si trasforma in un incubo.
Nel comunicato della Protezione civile è scritto chiaramente, seguendo i dettami legislativi, che qualora ci fosse un rifiuto da parte dei profughi «di spostarsi nelle strutture di accoglienza messe a loro disposizione, cesserà automaticamente la possibilità di usufruire di ogni forma di accoglienza finanziata dallo Stato e pertanto devono lasciare gli alloggi nel giro di 24 ore».
Quindi siamo arrivati a venerdì «quando la famiglia ha dovuto lasciare l'albergo e ora sta vagando alla ricerca di un alloggio», raccontano i coniugi De Marco, «sono distrutti, disperati, speravano di poter andare a Pineto, ma il Cas è risultato affollato. E Palombaro è troppo lontano da Pescara. Ora stanno in mezzo ad una strada, hanno bisogno di un alloggio subito. Non possono allontanarsi, è a rischio la carriera del ragazzo». «Prima della fuga dall’Ucraina», prosegue la coppia, «Dmytro sperava di entrare nella Dinamo Kiev, oggi punta alla serie A in Italia».