«Villa Pini, lavoratori alla fame»
Scottu: la proprietà non paga i contributi Inps e la Regione fa solo rinvii.
PESCARA. «I lavoratori di Villa Pini da sei mesi non prendono lo stipendio e sono alla fame. La Regione intervenga, non può far finta di nulla e rinviare ogni decisione. Quanto alla proprietà le addebitiamo la massima responsabilità di quanto accade». Angela Scottu segretaria regionale della Cgil contesta assieme ai delegati Cisl la decisione approvata martedì dal Consiglio regionale.
La mozione approvata dalla maggioranza di centrodestra dà mandato al commissario Gino Redigolo di pagare al gruppo Villa Pini solo quei soldi non sottoposti alle contestazioni giudiziarie.
Una scelta per Cisl e Cgil sbagliata. I sindacati inoltre contestano anche l’atteggiamento della proprietà del gruppo Villa Pini, ora nelle mani di Chiara Angelini figlia dell’ex amministratore Enzo Angelini.
«Il mandato dato a Redigolo», osserva la Scottu, «non prevede in alcun modo le competenze necessarie all’adempimento di pagarci gli stipendi».
«E’ l’ennesimo tentativo», scrivono Cgil e Cisl, «di prendere e di perdere tempo e di scaricare su altri soggetti responsabilità e doveri che sono innanzitutto della giunta». Secondo Cgil e Cisl, «nei confronti di una proprietà cui vanno addebitate le massime responsabilità, la posizione della Regione non va demandata ai tecnici ma deve essere innanzitutto espressione di volontà politica».
«La scelta della Regione di deliberare 4 milioni non ha sbloccato nulla», osserva Angela Scottu, «perchè in pratica è una operazione pilatesca e si getta fumo negli occhi».
La crisi in attesa degli stipendi sta travolgendo anche gli organici del gruppo: a gennaio i lavoratori di Villa Pini erano 1600, oggi in organico ce ne sono 1.373. «La Regione, inoltre», prosegue la sindacalista della Cgil, «non può eludere che siamo di fronte ad una struttura sanitaria che eroga assistenza pubblica».
Per i lavoratori l’ultima beffa è stata la mancata riscossione dello stipendio, una mensilità che la Regione aveva assicurato sbloccando 4 milioni di euro. «Villa Pini però non è in regola con i pagamenti Inps e quindi non ha potuto sottoscrivere un accordo negoziale», ricorda il sindacato, «la situazione quindi è delicatissima e vanno prese decisioni concrete e urgenti».
Nel dibattito si inserisce anche il consigliere regionale Antonio Saia del Pdci che sollecita sia la sospensione dell’accreditamento per le strutture sanitarie che non rispettino gli accordi collettivi nazionali e sia il riassorbire il personale nei posti vacanti delle Asl.
Saia ha inviato un’interpellanza al presidente della Regione, Gianni Chiodi, e all’assessore alla sanità, Lanfranco Venturoni. In merito alla seconda proposta, Saia sollecita l’adozione di un provvedimento analogo a un progetto di legge da lui stesso presentato.
In provvedimento dovrebbe essere attivato per il caso Villa Pini «una situazione», sottolinea Saia, «che sta riducendo alla fame i dipendenti stessi».
La mozione approvata dalla maggioranza di centrodestra dà mandato al commissario Gino Redigolo di pagare al gruppo Villa Pini solo quei soldi non sottoposti alle contestazioni giudiziarie.
Una scelta per Cisl e Cgil sbagliata. I sindacati inoltre contestano anche l’atteggiamento della proprietà del gruppo Villa Pini, ora nelle mani di Chiara Angelini figlia dell’ex amministratore Enzo Angelini.
«Il mandato dato a Redigolo», osserva la Scottu, «non prevede in alcun modo le competenze necessarie all’adempimento di pagarci gli stipendi».
«E’ l’ennesimo tentativo», scrivono Cgil e Cisl, «di prendere e di perdere tempo e di scaricare su altri soggetti responsabilità e doveri che sono innanzitutto della giunta». Secondo Cgil e Cisl, «nei confronti di una proprietà cui vanno addebitate le massime responsabilità, la posizione della Regione non va demandata ai tecnici ma deve essere innanzitutto espressione di volontà politica».
«La scelta della Regione di deliberare 4 milioni non ha sbloccato nulla», osserva Angela Scottu, «perchè in pratica è una operazione pilatesca e si getta fumo negli occhi».
La crisi in attesa degli stipendi sta travolgendo anche gli organici del gruppo: a gennaio i lavoratori di Villa Pini erano 1600, oggi in organico ce ne sono 1.373. «La Regione, inoltre», prosegue la sindacalista della Cgil, «non può eludere che siamo di fronte ad una struttura sanitaria che eroga assistenza pubblica».
Per i lavoratori l’ultima beffa è stata la mancata riscossione dello stipendio, una mensilità che la Regione aveva assicurato sbloccando 4 milioni di euro. «Villa Pini però non è in regola con i pagamenti Inps e quindi non ha potuto sottoscrivere un accordo negoziale», ricorda il sindacato, «la situazione quindi è delicatissima e vanno prese decisioni concrete e urgenti».
Nel dibattito si inserisce anche il consigliere regionale Antonio Saia del Pdci che sollecita sia la sospensione dell’accreditamento per le strutture sanitarie che non rispettino gli accordi collettivi nazionali e sia il riassorbire il personale nei posti vacanti delle Asl.
Saia ha inviato un’interpellanza al presidente della Regione, Gianni Chiodi, e all’assessore alla sanità, Lanfranco Venturoni. In merito alla seconda proposta, Saia sollecita l’adozione di un provvedimento analogo a un progetto di legge da lui stesso presentato.
In provvedimento dovrebbe essere attivato per il caso Villa Pini «una situazione», sottolinea Saia, «che sta riducendo alla fame i dipendenti stessi».