A Capistrello padre e figlio sono compagni di squadra
I Di Girolamo protagonisti: Mario (in porta) è papà di Antonio e fratello di Daniele «Sono orgoglioso dei miei. Il segreto è far finta di non avere vincoli di parentela»
Padre e figlio compagni di squadra. Quella dei Di Girolamo è una dinastia legata al Capistrello e al calcio dilettantistico marsicano. Oggi al Capistrello c’è anche Daniele, dopo che in passato ha vestito la maglia granata Alberto. Sono quattro i fratelli Di Girolamo. Il capostipite è Mario Di Girolamo, 41 anni, di professione elettricista con al passione per il pallone. È originario di Roccavivi, una frazione di San Vincenzo Valle Roveto, nella Marsica. Ora vive a Civitella Roveto con moglie e figlio. «Io», spiega il portiere, «sono il più grande dei quattro fratelli. Con Alberto (classe ’91, ndr) ho avuto modo di condividere, in passato, sia l’esperienza di Capistrello che quella con il Civitella Roveto, mentre col più piccolo, Lorenzo (classe ’92, ndr), ho giocato nel Salto Cicolano, nella Promozione laziale. Quanto a Daniele (classe ’89, ndr), ci ho giocato nella passata stagione a Capistrello». E a Capistrello c’è anche il figlio di Mario, vale a dire Antonio classe 2004.
Mario Di Girolamo ha iniziato nel settore giovanile del Sora, è arrivato in prima squadra all’epoca di Claudio Di Pucchio in panchina; poi gli è caduto il mondo addosso quando il club ciociaro non ce l’ha fatta e ha rinunciato al calcio professionistico. Al figlio Antonio ha trasmesso la passione per il calcio, ma l’erede ha scelto un ruolo diverso dal padre che vola da un palo all’altro. Mario Di Girolamo portava spesso il suo unico figlio al campo. Ha fatto la trafila nel settore giovanile del Capistrello per poi esordire in prima squadra in Eccellenza. Roba di febbraio 2022. Papà in porta e il figlio in attacco. E lo zio Daniele anche lui nello spogliatoio, anche lui attaccante esterno, come il nipote. «Sono orgoglioso, ovviamente, di questa situazione», sostiene Mario Di Girolamo, «ma non è facile da gestire. Cerco di mantenere le distanze. Quando gli avversari fanno fallo trema il cuore, quando non gioca provo dispiacere. Ma il segreto è quello di far finta che sia un compagno come gli altri. E lo stesso vale per mio fratello».
Lui, tifoso del Milan, lavora e la sera va ad allenarsi. Una vita tra i dilettanti dopo Sora. Tra Luco dei Marsi, Roccasecca, Civitella Roveto, Paterno, Salto Cicolano fino ad arrivare a Capistrello dove gioca da anni. Quattro i campionati vinti (con Civitella Roveto, Paterno e due volte a Sora), in aggiunta ad un secondo posto nel torneo Dante Berretti (finale persa contro la Juve) e alle due convocazioni nella rappresentativa under 21 di serie C. Questo il cammino della “Secca”, il soprannome affibbiatogli in gioventù. «In dialetto la Secca sarebbe la pulce e mi chiamavano così perché saltavo da un palo all’altro», spiega ridendo Di Girolamo. Tutto bene, ma c’è un particolare: il Capistrello è penultimo in classifica dopo 12 giornate del campionato di Eccellenza. «Vedo in giro tanto professionismo», sostiene il 41enne portiere marsicano. «Noi, invece, siamo dilettanti allo stato puro. Il livello dell’Eccellenza si è inevitabilmente alzato e noi ne stiamo pagando le conseguenze. Sarà dura, ma vogliamo salvarci a tutti i costi».
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