Alla scoperta di Roberto D'Aversa

16 Dicembre 2019

Aggancio in vetta alla classifica. Al termine della settimana in cui ha perso la Champions, l’Inter è stata raggiunta dalla Juve. In vantaggio per gran parte della gara viene acciuffata da un gol del 19enne viola Vlahovic, subentrato a Chiesa, in pieno recupero. Il pari di Firenze fa il paio con il tris della Juventus all’Udinese. Un tris non banale perché maturato con Dybala, Higuain e Ronaldo in campo dall’inizio. Chissà, forse, l’inizio di un’era in casa bianconera. E stasera la Lazio a Cagliari può accorciare la graduatoria nelle zone alte. Ma la 16ª giornata è servita (finalmente) ad esaltare le gesta del Parma del pescarese Roberto D’Aversa, l’unico abruzzese rimasto saldo in panchina in serie A dopo gli avvicendamenti di Di Francesco, Giampaolo e Grosso. Il settimo posto dei gialloblù è un piccolo capolavoro del tecnico che si definisce rompiscatole con i giocatori e che raramente regala un sorriso davanti alle telecamere. Uno tutta sostanza. Concreto come pochi. Non di quelli che si vendono bene in televisione, ma abile a far rendere al meglio il materiale tecnico a disposizione. Il massimo per un tecnico. È cresciuto a Lanciano e si è affermato a Parma dove dalla serie C è arrivato alle soglie della zona Europa. In questi anni ha proposto calcio di varia natura. In serie A oggi passa per un contropiedista. In realtà sa far giocare il Parma in più modi, ma se hai in squadra Gervinho e il talento di Kulusevski, e vuoi valorizzarli, non puoi che cercare di sfruttare gli spazi. Non è di quelli che sbandierano «il mio calcio». Ma riconosce il primato della qualità dei giocatori che l’allenatore deve armonizzare all’interno di un’organizzazione di gioco. Maniaco lo è nella difesa e nell’esaltazione del gruppo e del suo spirito. Un Normal One che si sta affermando nella seconda stagione in serie A, rimanendo se stesso. Non è brillante in televisione e nel marketing personale, di certo non vende fumo. Ma in classifica si è messo alle spalle fior di squadroni. La sfida del 2020 sarà quella di restare ad alti livelli dove è giunto grazie al lavoro e alla forza delle sue idee.
@roccocoletti1.

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