Bocchetti: pronti al taglio degli ingaggi

30 Marzo 2020

Il direttore sportivo del Pescara: "Ognuno dovrà rinunciare a qualcosa"

PESCARA. Non c’è luce in fondo al tunnel, si naviga a vista in attesa di indicazioni. Al momento nessuno sa se e quando i campionati riprenderanno, e di certo i biancazzurri continueranno ad allenarsi nelle proprie abitazioni almeno per un altro mese. Il direttore sportivo del Pescara, Antonio Bocchetti, fa il punto della situazione con una doverosa premessa. «Il calcio in questo momento passa in secondo piano, la priorità è sconfiggere il coronavirus, un nemico invisibile e letale».
Bocchetti, la stagione è a rischio?
«L’intenzione di tutti è quella di portare a termine i campionati, ma di sicuro il ritorno in campo non sarà imminente. Capisco che in ballo ci sono interessi economici, diritti televisivi e sponsorizzazioni che tengono in vita l’industria calcistica, però non possiamo affrontare e risolvere questi problemi prima di aver sconfitto il virus che sta mettendo a dura prova il nostro Paese, anzi il mondo intero. Ogni giorno si contano i morti, è sconvolgente, straziante, speriamo di uscirne fuori presto».
Si parla di prolungare la stagione fino a luglio o addirittura ad agosto.
«È un’ipotesi che la Figc e la Lega stanno valutando. Se dovesse essere questa la soluzione per concludere i tornei non ci tireremmo indietro, anche se le squadre avranno bisogno di almeno due settimane di tempo per svolgere una piccola preparazione in vista della ripresa. Nel frattempo, non ci resta che continuare a rispettare le misure restrittive che di certo porteranno benefici alla collettività».
Alcuni sostengono che i tornei si concluderanno con le partite a porte chiuse.
«Potrebbe essere una soluzione. Le gare senza spettatori mettono tristezza, ma in questo caso sarebbe il male minore. Comunque sia, quando tutto passerà, almeno nelle prime settimane difficilmente vedremo gli stadi pieni».
La Juventus ha aperto il fronte del taglio degli stipendi. Qual è l'orientamento del Pescara?
«La mia idea è che in una situazione del genere ognuno dovrà fare la sua parte. È chiaro che le retribuzioni dei calciatori di A sono diverse da quelle della serie B o della C. Tra le conseguenze negative, si parla tanto della possibilità che tanti club, soprattutto delle categorie minori, possano scomparire. Bisogna scongiurare questo rischio ed evitare che il sistema calcio finisca in una crisi irreversibile».
Tra le misure salva-calcio ci sono la cassa integrazione e i contratti di solidarietà per calciatori e tecnici di B e C fino ad un massimo di 50.000 euro lordi. È un’ipotesi concreta?
«Sì, ma ovviamente non potrà riguardare tutti i giocatori (alcuni guadagnano di più, ndc). Il ragionamento è semplice, ognuno dovrà rinunciare a qualcosa e contribuire a salvare il sistema che potrebbe ritrovarsi sull’orlo del baratro. Tra noi non c’è nessuno non intenzionato a dare una mano al Pescara o a tirarsi indietro. A breve verranno perfezionate e formulate ufficialmente le varie proposte da indirizzare al Governo che per ora, dobbiamo mettercelo bene in mente, giustamente ha altre priorità. Ci sono persone che stanno soffrendo e hanno difficoltà a fare la spesa. Tuttavia, vorrei precisare che non tutti nel mondo del calcio navigano nell’oro. In particolare in serie C ci sono tanti calciatori contrattualizzati al minimo salariale e molti presidenti che attraverso le loro attività lavorative finanziano i club. Se vengono meno gli introiti il giocattolo si rompe e non c’è più sostenibilità».
Come procedono gli allenamenti da casa?
«Sento quotidianamente i preparatori atletici e i membri dello staff sanitario. Grazie ad alcune app i giocatori svolgono esercizi mirati al mantenimento di una condizione fisica accettabile. È chiaro che prima di tornare a giocare servirebbe qualche settimana di lavoro sul campo. In ogni caso, lo ripeto di nuovo, oggi l’imperativo è debellare il virus, la salute dei cittadini è sempre al primo posto, poi c’è il calcio».

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