PALLA AL CENTRO
Calcio in crisi: ora si tocca con mano
Gli effetti della crisi economica acuita dalla pandemia cominciano a materializzarsi anche nel mondo del calcio. Ricco e milionario, almeno ad alti livelli. La notizia arrivata da casa Inter è passata quasi inosservata, nei giorni scorsi, ma è significativa: i tesserati hanno detto sì alla proposta della società che pagherà gli stipendi di novembre e dicembre a fine maggio. Un differimento necessario dopo che la proprietà cinese Suning ha chiuso i rubinetti. Addirittura, il club ha chiesto al Real Madrid di posticipare il pagamento di una rata dell’operazione Hakimi. C’entra la crisi di Suning, ma anche quella dettata dal Covid che ha ridimensionato i ricavi dei club. Non a caso la Figc ha concesso alle società di poter differire il pagamento degli stipendi a patto che ci sia un accordo con i tesserati. Così facendo, si potranno evitare le penalizzazioni che avrebbero riscritto la classifica in base alla possibilità economica delle proprietà. La crisi non è italiana, è mondiale. Nel Belpaese, però, è più grave perché la base di partenza, quella pre-Covid, era già molto difficile. Il calcio italiano, infatti, è pieno di debiti, la Juve - nonostante abbia il miglior fatturato della serie A - ha accumulato un passivo di quasi 400 milioni. Non a caso la Lega di A sta trattando con i fondi stranieri la cessione del 16% del movimento in modo tale da far entrare nelle casse dei club qualcosa come 1,7 miliardi di euro in grado di far rifiatare il sistema ormai in ginocchio. Una crisi mondiale, si diceva. Il Real Madrid l’estate scorsa, in pratica, non ha fatto mercato. Oppure basti pensare al Barcellona che conta poco più di 1,1 miliardi di debiti. Il crollo dei ricavi ha messo a nudo un sistema non più sostenibile; si blocca il flusso di denaro (quello che arriva dalle televisioni per lo più) e la catena produttiva si spezza. E restando in casa catalana il motivo è presto spiegato: Lionel Messi ha un contratto - firmato nel 2017 - da 555 milioni per quattro anni, secondo quanto rivelato da El Mundo. Quantunque il migliore al mondo, una cifra insostenibile se rapportata ai ricavi in caduta libera. L’incidenza della voce stipendi nei bilanci di una società è eccessiva. Il ridimensionamento è inevitabile. Bisognerà verificare con il tempo come si arriverà ad abbassare il monte ingaggi. Ma la strada è quella. Occorre far subito, però. Lo impone la pandemia.
@roccocoletti
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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