Lo stadio Adriatico-Cornacchia

PESCARA / RIPARTENZA A PORTE CHIUSE

Giocare all’Adriatico: cambiano regole e rituali 

Entreranno (da quattro ingressi) meno di 300 persone con guanti e mascherina Ammessi sei raccattapalle maggiorenni, non si farà l’appello dei calciatori 

PESCARA. Ancora due settimane, poi l’Adriatico riaprirà i battenti per ospitare il match tra Pescara e Juve Stabia. Entro lunedì la Lega ufficializzerà la data (20 o 21 giugno) e l’orario della gara che segnerà la ripartenza dei biancazzurri. Sono giorni frenetici non solo per la squadra, che cercherà di arrivare all’appuntamento in buone condizioni fisiche, ma anche per tutti coloro che allo stadio dovranno garantire il rispetto delle misure anti-Covid.

Francesco Troiano, responsabile sicurezza Pescara calcio

In primis, il delegato alla gestione dell’evento del club biancazzurro Francesco Troiano, che ha responsabilità in materia di sicurezza, coordinamento degli steward e rapporti con le forze dell’ordine nelle partite casalinghe del Delfino. «Lunedì faremo l’ultimo sopralluogo all’Adriatico per la messa a punto delle disposizioni», spiega Troiano, «a breve la Lega B invierà alle società il protocollo definitivo, ma per non farci trovare impreparati stiamo lavorando seguendo quello valido per i club di A. Non dovrebbero esserci differenze sostanziali, se non qualche piccola variazione sul numero delle persone autorizzate ad entrare». Secondo il protocollo, negli stadi della serie A entreranno al massimo 300 persone (in quelli di B saranno meno) tra giocatori, staff tecnici e medici, dirigenti, arbitri, operatori di pulizia, personale di sicurezza, steward, delegati di Lega e procura, addetti anti-doping e raccattapalle (sei in totale, tutti maggiorenni) e operatori tecnici (tra i quali dieci giornalisti, senza contare gli esclusivisti di Dazn e della Rai).
Le tre aree. L’Adriatico verrà diviso in tre zone: la prima comprende l’area tecnica (campo e bordocampo), gli spogliatoi e l’area flash per le interviste. La seconda include la tribuna stampa, l’area media e le sale di controllo (ad esempio il Gos). Infine, la terza riguarda l’esterno, dove ci sono i parcheggi delle regie televisive e dei pullman delle squadre. Chi entrerà allo stadio avrà guanti e mascherine, ci sarà il gel igienizzante in ogni angolo, gli arbitri e le squadre arriveranno in maniera scaglionata allo stadio a 5-8 minuti di distanza gli uni dagli altri.
Spogliatoi e ingresso in campo. Tante le differenze rispetto a una partita giocata in condizioni di normalità. Gli spogliatoi verranno utilizzati prima dai titolari, poi dalle riserve, quello dell’arbitro sarà off-limits per i tesserati e prima del fischio d’inizio non si farà l’appello: bisognerà posizionare le distinte di gara su un tavolino adiacente al suo spogliatoio. In campo arbitri e squadre dovranno entrare a 15-30 secondi di distanza. Cancellati i rituali pre-partita: i calciatori non potranno essere accompagnati dai bambini, stop a foto di squadra e strette di mano. Si entrerà sul terreno di gioco rispettando il distanziamento e per dialogare con gli arbitri i giocatori non potranno avvicinarsi a meno di un metro e mezzo.
Personale extra. Sono tre gli ingressi riservati al personale diverso dal “gruppo squadra”. Il primo accoglierà lo staff organizzativo del club, i dipendenti del Comune, i giardinieri e i raccattapalle. Il secondo i giornalisti, i fotografi e i produttori tv, mentre dal terzo varco entreranno il personale di sicurezza, le forze dell’ordine, gli steward e i sanitari del 118. «I tre ingressi avranno delle stazioni di controllo per evitare il contagio con termoscanner a distanza e saturimetro», precisa Troiano, «chi avrà una temperatura corporea superiore a 37,5° resterà fuori. Inoltre, bisognerà firmare un’autocertificazione dichiarando di non avere avuto sintomi associabili al Covid-19 e di non aver avuto contatti con persone positive al virus negli ultimi 14 giorni. Tali misure verranno ripetute anche al momento del deflusso». Lunedì il sopralluogo definitivo all’Adriatico. «Non è un lavoro semplice, ma è giusto fare i salti mortali, con le giuste precauzioni anche il calcio deve ripartire».

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