Alessia Iezzi, 24 anni di Manoppello, campionessa d’Italia di tiro a volo, specialità Fossa Olimpica

IL PERSONAGGIO

Iezzi: «Sparare è un’arte. Sono rinata dopo un blocco mentale» 

La 24enne campionessa d’Italia Fossa Olimpica di Manoppello: «Niente Olimpiadi di Tokyo, spero di fare quelle di Parigi nel 2024»

MANOPPELLO. Sparare era una passione per Alessia Iezzi. L’arte del padre ereditata nel tempo. Una promessa del tiro al volo che, però, ha fatto registrare dei passaggi a vuoto. Una sorta di crisi mistica che l’ha penalizzata nel biennio di preparazione verso le Olimpiadi. Ha toccato il fondo e poi è risalita. La certificazione di questa riscossa è arrivata domenica sulle pedane del Tav Concaverde a Lonato, in provincia di Brescia, dove si è laureata per la prima volta campionessa di Fossa olimpica, specialità del tiro a volo. Ha preceduto le due big della Nazionale, Silvana Stanco e l’olimpionica di Londra Jessica Rossi. La Iezzi ha vinto con 42/50 contro i 39/50 della Stanco e i 29/40 della Rossi, nell’impianto in cui nel 2015 conquistò il suo primo grande titolo, il Mondiale Junior. La stagione 2020 è stata sì caratterizzata dal Covid, ma il risultato di domenica è frutto di una rincorsa iniziata a gennaio con un secondo posto nel Grand Prix, in Marocco. Poi, anche il tiro al volo si è fermato per il Covid e ha ripreso l’attività a giugno. Una lenta risalita. «Direi una stagione positiva», ha detto la carabiniera di Manoppello nata a Chieti. «Poche gare, ma concentrate e vicine tra loro. Giusto una pausa ad agosto, ma abbiamo sempre sparato». Una decina di giorni fa, prima di Lonato, l’affermazione individuale e della sua squadra al campionato italiano Interforze per la tiratrice abruzzese che fa parte del centro sportivo carabinieri.
«Il titolo italiano è una grande soddisfazione. Il risultato non è stato dei migliori, la gara è stata molto difficile. Fin dall’inizio. Poi, sono riuscita a entrare nelle prime sei, in finale. Ho stentato nella prima parte della finale, poi è stato un crescendo». La consacrazione della rinascita. «Un paio di anni fa ho avuto una crisi di rigetto, un blocco mentale che ha pregiudicato la mia rincorsa alle Olimpiadi. Altre hanno fatto meglio di me ed è giusto che vadano a Tokyo». E poi una considerazione: «Ho 24 anni, sono ancora piccola e ho una carriera davanti», aggiunge la Iezzi. «Sono solo quattro anni che sono entrata nella massima categoria delle donne e mi trovo nel clou della carriera». Con un obiettivo: Parigi 2024. «È il mio sogno nel cassetto, serviranno tempo e sacrifici. Spero di riuscirci». Tiratrice professionista, la passione trasformata in lavoro. «Sotto il periodo delle gare sparo sei ore al giorno al poligono di Manoppello (utilizzato nel 2009 per i Giochi del Mediterraneo, ndr) gestito dalla mia famiglia. Tre ore al mattino e altrettante al pomeriggio». Altrimenti solo la mattina tre ore per tenersi in allenamento. Ma il lavoro di un’atleta di interesse nazionale non finisce qui. «La palestra è fondamentale, alleniamo coordinazione, equilibrio e forza. Poi, chiaramente, dipende dalla persona e dalle sue caratteristiche forzare un lavoro anziché un altro».
Il tricolore di Lonato ha una dedica speciale. «Sì, in primis per mio nonno Carmine che ha fondato il campo di tiro di Manoppello e che non c’è più. E poi la mia famiglia e il mio fidanzato, Andrea, tecnico federale di tiro al volo». La passione gliel’ha trasmessa il padre Antonello che faceva parte del gruppo sportivo della Forestale. «Andavo con lui alle gare, a 9 anni ho cominciato ad appassionarmi sempre di più, ho provato e... sono diventata campionessa d’Italia».
Dal 2015 è entrata nel gruppo sportivo carabinieri. «Diventi qualcuno nella nostra disciplina sportiva quando fai sacrifici, trovi tecnica giusta. Fondamentali sono la concentrazione e l’ allenamento». Oltre alla mira, ovviamente.
@roccocoletti1.

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