IL COLPO DI CODA INTER E LA FRETTA PER MANCINI

Bella, bellissima, la festa scudetto della Juventus. Una goduria per il popolo bianconero capace di piangere per l’addio di Gigi Buffon. Il titolo dell’orgoglio nella stagione più sofferta, quella in...

Bella, bellissima, la festa scudetto della Juventus. Una goduria per il popolo bianconero capace di piangere per l’addio di Gigi Buffon. Il titolo dell’orgoglio nella stagione più sofferta, quella in cui il Napoli è andato davvero vicino alla spallata alla dittatura juventina. La nota stonata del pomeriggio all’Allianz Stadium e per le strade di Torino è rappresentata dagli insulti ai rivali, al Napoli in particolare. Si può e si deve gioire, ma senza offendere gli avversari. E’ una regola di convivenza civile, a maggior ragione se si chiede il rispetto e il riconoscimento di uno scudetto vinto meritatamente. Altrimenti, si rischia di entrare in una spirale senza fine, incendiando gli animi delle tifoserie. Gli ultimi 90’ sono fatali alla Lazio che si è fatta beffare dall’Inter che, in extremis, ha centrato l’obiettivo della Champions. Niente da fare per il Crotone tornato in B insieme a Verona e a Benevento.
Finita la serie A, riflettori puntati sulla Nazionale. Quella di Roberto Mancini, appena ingaggiato dal commissario Fabbricini e dal suo staff. Si sapeva dal momento in cui il Coni ha messo le mani sul calcio, a febbraio, che si sarebbe andati sulla scelta di Mancini, da sempre vicino al presidente Malagò. Tutte le altre alternative erano specchietti per le allodole. L’investitura è avvenuta proprio nei giorni in cui si sta materializzando il ribaltone nelle stanze del potere della federazione. I delegati della Lnd, Lega Pro, dell’Aic e dell’Aia, infatti, hanno chiesto la convocazione dell’assemblea per eleggere il nuovo presidente. Che dovrebbe essere Giancarlo Abete, indicato dalle stesse componenti che hanno ritrovato l’armonia dopo le liti di gennaio. Abete sarebbe un ritorno dopo le dimissioni del 2014. Tecnicamente Fabbricini dovrà convocare l’assemblea entro l’estate. E cedere, poi, il timone della federazione. Da qui la domanda che sorge spontanea: perché la governance che sa di lasciare nel giro di qualche mese compie e ratifica una scelta che potrebbe non essere condivisa da chi sta per arrivare? C’era già un traghettatore in Nazionale, Di Biagio. E all’orizzonte non ci sono impegni importanti. Perché tutta questa fretta senza aspettare chi sta arrivando?
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