L’Aquila è un frullatore: macina tecnici e dirigenti
Da Epifani a De Feudis, da Di Giovanni a Russo: un ribaltone dietro l’altro
C’è un problema all’Aquila. Un problema che non è passato inosservato e che non può essere taciuto. Se nella passata stagione l’allenatore del ritorno in serie D, Massimo Epifani, viene esonerato dopo una vittoria; se Roberto Cappellacci a luglio lascia la squadra dopo un paio di settimane di preparazione senza firmare il contratto; e se Giovanni Pagliari molla tutto nel dopo partita (persa) senza passare per la sala stampa o senza riflettere uno o due giorni; beh, il problema c’è. Riguarda L’Aquila e la sua ambizione di tornare in serie C. Da una parte c’è la passione di una città che spinge per il ritorno in Lega Pro. E lo fa arrivando a 4-5mila presenze domenicali. E dall’altra c’è una gestione che alla luce di quanto detto lascia a desiderare. Perché non può essere sempre colpa degli altri. Ogni tanto occorre fare autocritica. Possibilmente costruttiva e non distruttiva. L’Aquila è la squadra della gente. O L’Aquila che riflette gli umori della gente. Che non è la stessa cosa. Perché le opinioni sono le più disparate, ma, poi, occorre fare sintesi e prendere una strada da portare a termine. Se, invece, si procede a zig zag il rischio di non arrivare alla meta lievita. Secondo quanto emerso, l’anno scorso il divorzio da Massimo Epifani sarebbe il frutto di un grosso equivoco solo successivamente chiarito. Tanto che le parti si sono lasciate bene, dopo che addirittura il tecnico pescarese aveva deciso di trasferirsi nel capoluogo proprio per vivere meglio gli umori della città. Su Cappellacci il discorso è diverso. Il suo è stato un ritorno sulla panchina rossoblù. Una lunga rincorsa terminata alla penultima giornata, a Termoli. Niente serie C. Cappellacci avrebbe volentieri fatto a meno di restare. Ma poi si è lasciato convincere. Non il modo migliore di ricominciare. A maggior ragione che all’Aquila è arrivato il presidente Russo, ex Fano.
I due non si sono mai presi. Con l’imprenditore casertano il feeling non è mai sorto e le frizioni sul mercato con il tecnico di Tortoreto sono state frequenti. Allenatore confermato senza che abbia firmato il contratto. Tanto che l’addio di Cappellacci sarebbe stato anche abbastanza colorito. E così arriva Giovanni Pagliari, un ritorno. Tecnico esperto, quello che serve per vincere in serie D. Accolto dalla piazza con entusiasmo. In tutto questo c’è la squadra, il lavoro sul campo, l’amalgama. E la necessità di vincere con gli avversari che vedono L’Aquila come la squadra da battere. Vincere non è mai facile. Ma il Gran Sasso-Acconcia è un fortino. I rossoblù vincono in casa e pareggiano fuori con un’eccezione: il tonfo di San Benedetto del Tronto. L’unica vera macchia di questo avvio di stagione. Ma la piazza mugugna. Vorrebbe vincere sempre e comunque. Il pareggio di Avezzano è una mezza sconfitta con tanto di voci e critiche in settimana.
Fino alla partita con la Forsempronese, persa in maniera particolare. Ma persa. E Giovanni Pagliari dice basta, logorato dalle voci e da un ambiente che non riconosce più. Basta. Dimissioni? Meglio dire divorzio. Perché se i dirigenti parlano, criticano ed entrano nella sfera tecnica, poi non possono pretendere che l’allenatore vada via lasciando i soldi. Divorzio sì, ma non dimissioni. Il dirigente vuole parlare e disquisire su argomenti di natura tecnica? Paga. L’allenatore “deve allenare” anche i dirigenti? Spiegare e convincere della bontà delle scelte. Va pagato anche per quello. Solitamente il dirigente fa il dirigente e l’allenatore fa l’allenatore. Ovunque, non solo all’Aquila, nel capoluogo di regione. Poi, cambiano dirigenti e tecnici, ma le redini del gioco ce l’hanno sempre due persone che agiscono (spesso e volentieri con grandi risultati) dietro le quinte. Marco e Giulio Moscardelli, i cosiddetti gemelli. Progetto rivoluzionario e ambizioso il loro basato su un modello di gestione innovativo fondato dai tifosi e che coniuga un’idea di calcio popolare per tornare in alto. In 5 anni è cresciuto sotto tutti i punti di vista e questo modello, il modello L’Aquila Calcio, è un unico in Italia. Ammirevole. Cambiano tecnici e dirigenti. Dietro la scrivania si alternano Barberio, Salvatore Di Giovanni, Ghirelli, Bernardini, Russo, Marchesani, Juchich e altri ancora. Per non parlare dei direttori sportivi: Di Genova, Fanesi, Sacchetti, Micciola, Perotti. E chi più ne ha più ne metta. Ma alla fine l’ultima parola è sempre dei gemelli. Che non potendo riprendere Cappellacci, oggi a Giulianova (Eccellenza), hanno chiamato il suo secondo, Michele De Feudis, che in estate aveva lasciato L’Aquila seguendo il suo mentore.
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