PALLA AL CENTRO
La cultura sportiva, questa sconosciuta
Per fortuna ci si indigna ancora, c’è voglia di ribellarsi agli incivili. E questo significa che esiste la speranza di cambiare registro. Oggi ribrezzo per le scritte di Firenze contro la memoria di Scirea e per i morti dell’Heysel; ieri per il ricordo profanato delle vittime di Superga o per i cori inneggianti il Vesuvio chiamato a fare strage a Napoli. Il problema non riguarda una città o una tifoseria. Coinvolge il Paese in cui ci si divide su tutto. Si litiga e ci si insulta in politica, figurarsi nel calcio che chiama in causa la pancia della gente. C’è il tifo, non la ragione. Tutto diventa una questione di fede per la quale si mettono da parte principi e valori. L’avversario non è un rivale, ma un nemico; allo stadio si va per offendere non per sostenere. Quanto di più sbagliato nella visione di uno sportivo. Un problema di cultura che parte dalle curve - non tutte fortunatamente - ma chiama in causa anche i protagonisti - dirigenti, tecnici e calciatori - che dovrebbero abbassare i toni. Se non cominciano loro non potranno pretendere una presa di coscienza dal popolo delle curve. C’è bisogno di qualche gesto eclatante, magari fermare la partita senza però finire ostaggio dei tifosi. Occorre un lavoro nel tempo, cominciando dalla radice, ovvero dai settori giovanili. È vero che il calcio non può guarire i problemi educativi della società civile, ma qualcosa deve fare. A partire da piccoli gesti che possano essere di esempio. Ma per riuscire nell’intento c’è bisogno di credibilità: le istituzioni devono essere al di sopra di ogni sospetto per essere d’esempio. Il degrado di oggi è figlio di anni in cui l’educazione civica è stata messa in soffitta. E tanto per restare sul tema un bell’esempio - per nulla paragonabile all’episodio di Firenze - non arriva da Luciano Campitelli. Il presidente del Teramo ha detto che la sua squadra fa schifo e che è composta da bestie. Detto che certi giudizi si possono esprimere con termini meno forti, fa riflettere il concetto di bestie applicato ai calciatori per il solo fatto che non vincono le gare. Servirebbe un rigurgito di coscienza e di orgoglio dello spogliatoio biancorosso, ma non arriverà perché il presidente paga gli stipendi. E se paga può anche insultare. La dignità, invece, non dovrebbe avere prezzo. Anche questo un brutto esempio.
@roccocoletti1.
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