CALCIO / SERIE D
Njambè, calcio e fede: dal Camerun all’Abruzzo. "Dio mi ha salvato la vita"
La storia del bomber del Pineto primo in classifica in serie D: a 19 anni scappa dall’Africa e con il barcone arriva in Italia
PINETO. È arrivato in Italia con il barcone, ha trovato un rifugio nel centro di accoglienza di Alba Adriatica e poi ha realizzato due sogni: fare il calciatore e diventare padre.
Moussadja Njambè è il bomber del Pineto primo in classifica in serie D che sogna la promozione in C. A 24 anni, l’attaccante camerunense è nel momento migliore della sua carriera e con 8 gol è il capocannoniere del girone F di serie D.
A 19 anni, quando è arrivato in Abruzzo, non sapeva cosa fare. «Non avevo niente, andavo in giro per strada col pigiama», racconta Njambè, «e avevo deciso di trasferirmi in Francia per cercare un lavoro che mi desse da vivere e mangiare. Ora, invece, ho tutto. Da quando è nato mio figlio Charmant sono l’uomo più felice del mondo».
L’arrivo in Abruzzo. Nato a Douala, città del Camerun sudoccidentale, nel 2017 Njambè decide di lasciare il suo Paese e la famiglia per cercare fortuna in Europa. Parte dal Camerun, attraversa la Nigeria, il Niger, l’Algeria e la Libia e poi sale sul barcone che lo porta in Italia. Viene portato nel centro di accoglienza di Alba Adriatica. Njambè non aveva mai giocato a calcio in Camerun, ma in Abruzzo gli assistenti sociali lo portano a fare un provino con l’Alba Adriatica e da quel momento inizia la sua carriera da giocatore. A convincerlo è stato Marino Camaioni che poi diventerà il suo procuratore.
«Volevo andare in Francia per fare il magazziniere, l’operaio o il cameriere, qualsiasi mestiere», ricorda l’attaccante camerunense, «poi Marino mi chiamò e mi disse: “No, tu devi rimanere qui. Hai delle potenzialità, puoi fare il calciatore”. Sono rimasto». Dall’Alba fino al Pineto. Moussadja si ispira a Cristiano Ronaldo e inizia a giocare con la Juniores dell’Alba Adriatica. Ci mette poco a salire in prima squadra e a debuttare in Eccellenza dove segna 12 gol e colleziona 8 assist. Nel 2019-2020 la prima volta in D con il Campobasso, successivamente le esperienze a Montegiorgio, Castelfidardo e Aprilia fino al ritorno in Abruzzo, sponda Pineto. «È un sogno essere qui», dice Njambè, «quando ero al centro di accoglienza, andavo a vedere le amichevoli del Pineto contro il Pescara e sognavo un giorno di indossare questa maglia. Questa è una delle migliori società in Italia. Il presidente Brocco non ci fa mancare niente. Se ci fossero più tifosi, sarebbe l’ambiente perfetto. La serie C? Inutile negare che quando sei a Pineto, con una società così importante, si parte sempre per disputare campionati di vertice», risponde il bomber biancazzurro.
«Stiamo vivendo un momento magico, veniamo da nove risultati utili consecutivi, non prendiamo gol da 8 partite e pensiamo di poter arrivare fino in fondo ma restiamo umili perché la strada da fare è ancora lunga. La classifica è corta e la vedremo solo a maggio. Dobbiamo fare la corsa su noi stessi».
Fede e famiglia. Njambè è cristiano e ha un legame speciale con Dio. «È grazie al Signore se sono arrivato fino a qui. La fede mi ha sempre accompagnato nei momenti difficili della mia vita. Prego tanto, ringrazio Dio ogni giorno perché è sempre con me». Il Pineto per lui è una seconda famiglia, ma il vero amore Moussadja l’ha trovato fuori dal campo. La sua compagna Francesca lo ha fatto diventare papà del piccolo Charmant. «Ogni volta che rientro a casa e lo vedo mi brillano gli occhi». Il Camerun, però, gli manca. «I miei genitori sono lì, non li vedo da sei anni. Non dimentico le mie origini. Quando segno, esulto facendo le capriole perché mi ricorda di quando in Camerun saltavo sulle ruote dei camion. Io sono stato fortunato, ma non tutti lo sono. A chi lascia il proprio Paese per cercare fortuna, dico di rispettare la legge, impegnarsi e credere nei propri sogni. Io ne ho un altro ancora: giocare nei professionisti».