Pescara, è un sinistro conto alla rovescia

Tasse da pagare entro il 27, Pincione in crisi. Il ruolo del collegio sindacale

PESCARA. L'atteso annuncio non c'è stato. Max Pincione, il presidente del Pescara Calcio, ha trascorso anche la giornata di ieri nel frenetico quanto infruttuoso tentativo di reperire i soldi necessari per l'iscrizione al prossimo campionato di serie C1. La scadenza è vicina: il 27 giugno. Domani ci sarà l'assemblea di Pescara 70, l'azionista unico di Pescara Calcio. Forse sarà richiesto un aumento di capitale in modo da poter far fronte alle esigenze del calcio pescarese. Sarebbe una grandissima delusione se, per l'ennesima volta, la risoluzione dei problemi venisse rimandata.

Ci si chiede se il collegio sindacale di Pescara 70, presieduto da Adriano Laterza, abbia dei margini d'intervento sufficientemente ampi. O meglio, se possa imporre all'amministratore Carol Pincione, nipote di Max, decisioni volte a portare il club fuori dalla crisi. Se è vero che Pescara 70 non ha nè debiti nè problemi, è altrettanto vero che controlla solo Pescara Calcio e non può restare indifferente al suo tracollo. L'argomento, data la popolarità dello sport, va oltre i limiti fissati dai testi di diritto societario. La sopravvivenza del sodalizio, che si avvia al 71º anno di vita, coinvolge una tifoseria molto più numerosa di quanto lascino credere le presenze allo stadio nell'ultima stagione. Tifoseria con diramazioni nella capitale, nell'Italia del nord e in tutte quelle nazioni, e sono tante, destinazione delle ondate migratorie mossesi a più riprese dall'Abruzzo. Il destino di un club tira in ballo anche le istituzioni, in primo luogo il sindaco, gli imprenditori e le banche vincolate al territorio, dalle quali è lecito aspettarsi un'alta sensibilità.

Proprio per questi motivi, da giorni ormai tutti hanno paura. Ma nessuno agisce, nessuno si muove. Forse, qualcosa verrà fatto quando la lancetta si troverà a metà dell'ultimo giro e genererà una nuova composizione societaria. Un salvataggio in extremis. La terza via di cui si sente il bisogno per riprendere a sognare.
L'irascibile Pincione difficilmente troverà qualcuno disposto a dividere con lui la gestione. Se vuole vendere qualcosa, probabilmente dovrà cercare acquirenti altrove, anche se si tratterà del pacchetto di maggioranza. Già si parla di personaggi del Napoletano. Vero o falso? A questo punto, non ha importanza. L'unica cosa davvero utile alla causa è la sincerità: se mister Pincione da Cugnoli ha i soldi per pagare l'Irpef e gli oneri previdenziali entro il 27 giugno, paghi e ponga fine a questa tragicomica vicenda. Se non li ha, lo dica sinceramente e senza preoccuparsi della figuraccia. Non sarà nè il primo nè l'ultimo uomo a subire una sconfitta. La disfatta, quella sì è da evitare perché non sarà solo sua, ma del calcio pescarese.

Gli ultimi conti vogliono il Pescara costretto a versare circa 1.700.000 euro all'erario. In cassa ce n'è quasi mezzo milione. Il resto dovrà essere messo dai soci, in primis Pincione, che ha il 62,08 per cento delle quote. Un intervento di una banca chiuderebbe subito la crisi. Ma le banche vogliono qualcosa di solido a garanzia delle loro esposizioni. Lo sanno anche i lattanti. Pincione, quando si è tuffato nel calcio, era ignaro dell'esistenza della parola fidejussione oppure ne ha sottovalutato l'importanza. Eppure è un uomo che finora si è avvalso delle prestazioni di tre avvocati e di un quarto è spuntato il nome qualche giorno fa. Pincione è il degno erede del suo predecessore Renzetti che, in una grottesca conferenza stampa, ha detto che per la fidejussione con c'erano problemi perché l'avrebbe messa il sindaco D'Alfonso. L'opposizione ha sperato che fosse la verità...
L'ultima nota riguarda il mercato: il difensore Demartis, che si svincolerà a fine mese, piace al Perugia.