BIANCAZZURRI IN DIFFICOLTA'
Pescara, dubbi e tormenti: serve la svolta
Difesa peggiore del torneo con 9 reti incassate, squadra piatta e diversi elementi non ancora in condizione. Si passa al 3-5-2?
PESCARA Un punto in quattro partite è il peggior avvio di stagione negli ultimi 10 campionati. Un campanello d’allarme forte, che rimbomba, nello spogliatoio del Pescara. Dopo l’avvio soft con il Chievo (0-0), il Delfino è entrato in un tunnel buio e molto pericoloso. Tre sconfitte consecutive e nove gol subiti in 270 minuti giocati non possono passare sottotraccia. Al netto delle assenze (pesanti), a Venezia i biancazzurri di Oddo hanno mostrato tante fragilità e dubbi. Rinunciare ad Asencio, Ceter e Maistro è stato sicuramente un grave handicap, ma la squadra vista in campo ha mostrato anche altri lati negativi a prescindere dalla fase realizzativa.
Difesa colabrodo. Quattro schiaffi rimediati in Laguna, che vanno sommati ai tre presi a Reggio Calabria oltre ai due gol incassati nell’ultima gara casalinga con l’Empoli. Sono nove le reti prese dal Pescara, che adesso è la peggior difesa del campionato. Certamente, è passato un mese dall’avvio del torneo, ma sarebbe il caso di iniziare a prendere degli accorgimenti per evitare guai peggiori.
Assenze e volti nuovi. Oddo martedì ha provato a cambiare, forse anche troppo, la fisionomia della sua squadra. Ben sei volti nuovi rispetto alla gara precedente con l’Empoli, tre all’esordio assoluto come Nzita, Balzano e Capone. Poche certezze e nessuna risposta positiva pervenuta. Schierarli tutti e tre insieme, è stata senza alcun dubbio una forzatura, perché, specie Balzano e Capone, non sono ancora al top della condizione.
«La scelta di sei nuovi calciatori è stata dettata dal fatto di avere tre partite in una settimana. Chi non ha giocato è perché secondo me non aveva recuperato». Analisi sacrosanta dal punto di vista di Oddo, ma in questo momento forse più che di esperimenti il Delfino avrebbe bisogno di certezze. Rinunciare a Valdifiori, piazzando Omeonga in regia è stata una scelta poco convincente, ma anche quella di Masciangelo in panchina con Nzita titolare, che così ha innescato ulteriore concorrenza nella corsia mancina in difesa, vista al presenza anche di Jaroszynski, non è servita. Al di là delle assenze, pesantissime, ebbene ricordarlo, la squadra ha avuto grandi problemi nelle retrovie. Tre gol su quattro del Venezia sono arrivati con azioni all’interno dell’area e quest’aspetto non può passare inosservato. C’è un lampante problema tattico, di distanze tra i vari reparti. Non c’è equilibrio in campo e anche l’atteggiamento fa paura. Mancano le certezze. Il modulo. Certezze che potrebbero venire meno anche dal modulo. Al momento il Pescara fa fatica a schierarsi con il 4-3-1-2. In un momento di estrema difficoltà, con una squadra che corre poco e male, forse sarebbe il caso di una terapia d’urto a livello tattico. Oddo è un tecnico moderno, non è assolutamente integralista, ma deve dare un segnale. In passato ha mostrato versatilità tattica passando alla difesa a tre e, forse, potrebbe farlo ora. Già qualcuno gli aveva fatto notare prima di Venezia che con Aramu trequartista sarebbe stato il caso di una marcatura a uomo e contestualmente passando al 3-5-1-1. La conferma del vecchio modulo non è andata bene e probabilmente con il Frosinone si potrebbe cambiare col 3-5-2, blindando la cerniera difensiva con i tre centrali e presidiando le fasce. Serve una soluzione tampone per evitare altre emorragie di punti e gol subiti. Il Pescara è ultimo, da solo. Il torneo è ancora lungo, certamente, ma qualche accorgimento potrebbe tornare utile in attesa di tempi migliori .
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