PARLA IL TECNICO DEL COSENZA
«Pescara lotterà per la A, Marras è davvero forte»
Braglia: «Il gol di Crecco all’andata? Secondo me la palla non era entrata»
PESCARA. Bepi Pillon, 63 anni, contro Piero Braglia, 64 anni, sarà la sfida nella sfida di Pescara-Cosenza in programma venerdì sera all’Adriatico-Cornacchia. Due allenatori esperti che in passato si sono spesso incrociati. Per Braglia sarà un piacevole ritorno in Abruzzo, visto che a Chieti nel 2001 per la prima volta ha allenato fuori dalla Toscana e che a Pescara nel giugno scorso ha conquistato la promozione in B alla guida dei silani.
Braglia, come sta il Cosenza?
«Siamo degli ingenui (il termine in realtà è più colorito, ndr), sabato si voleva vincere la partita al 94’... Lasciamo perdere».
Sconfitta più espulsione, era piuttosto arrabbiato dopo la gara contro la capolista Brescia.
«Tanto arrabbiato, ma è il calcio. Andiamo avanti».
C’era la possibilità di avvicinare la zona play off...
«Ecco, questo è il problema. Noi siamo stati costruiti per centrare la salvezza. Dobbiamo riuscirci il più in fretta possibile, senza pensare ad altro. Senza vagheggiare. Serve umiltà. Questo profumo di play off che aleggiava attorno a noi, secondo me, ci ha danneggiato».
L’ambiente è eccitato.
«I tifosi apprezzano il nostro impegno, c’è simbiosi tra la piazza e la squadra. Un bell’ambiente. E sabato, nonostante la seconda sconfitta di fila, la gente ha applaudito i ragazzi che hanno giocato un gran primo tempo a cui ha fatto seguito una ripresa pessima per intelligenza tattica».
È ancora convinto che quello di Crecco all’andata non era gol.
«Per me quel pallone non era entrato del tutto, come dice il regolamento. Poi, Sebastiani dice che l’arbitro ha fatto bene e io mi adeguo. Ma mi spiegate l’arbitro come fa a vedere che la palla era entrata se lui era dietro il giocatore? L’assistente poteva vedere, ma è rimasto fermo. Quindi...».
Come giudica il campionato del Pescara?
«Ottimo, è una squadra che ha dei valori. E che lotterà per la serie A fino alla fine. Ci sono dei grandi giocatori e a noi servirà una prestazione di alto livello per fronteggiarli».
Pillon ha preso il suo posto sia a Pisa che ad Alessandria.
«Bravo, un collega che stimo e una persona perbene».
Come nasce questo Cosenza?
«Sono arrivato dopo poche giornate della stagione 2017-2018. La squadra era penultima in classifica nel girone C di serie C. Ho cominciato a lavorare sulla solidità difensiva e poi sullo sviluppo del gioco. L’idea di calcio è quella che ancora oggi stiamo praticando grazie a un grande play di centrocampo come Palmiero e due brave mezze ali come Buccino e Mungo, due esterni di gamba come Corsi e D’Orazio. E poi in avanti a un certo punto avevamo Okereke e Tutino con Baclet che entrava e risolveva le parite. È stato un crescendo. Abbiamo chiuso la stagione regolare al quinto posto e poi abbiamo vinto i play off nella finale di Pescara. Si è creata una bella chimica con la gente. Credo che sia la vittoria più bella per tutti».
Una parentesi in Abruzzo per lei, dal 2001 al 2003 a Chieti in C1.
«Ho un bel ricordo della piazza e della gente. Sarò per sempre grato al presidente Antonio Buccilli che mi ha difeso anche quando ero ultimo in classifica, facendomi sentire sempre forte».
E i tifosi ricordano ancora il derby vinto contro il Pescara.
«Quello deciso da Zaccagnini? Altri tempi. Belli, ma era il 2001...».
È per questo che a Pescara ce l’hanno con lei?
«Ma io vado dove mi chiamano. Per me esiste il rispetto della gente con cui lavoro. Per me magazzinieri e fisioterapisti sono dei pilastri. Per me contano certi valori. Anche a Cosenza qualcuno, all’inizio, mi guardava storto per il mio passato al Catanzaro. Ma io sono un professionista che cerca di fare bene il proprio lavoro».
Lei ha avuto Marras ad Alessandria.
«È molto forte, un rompiscatole come pochi. Spero di non trovarmelo di fronte venerdì sera».
E, invece, rientrerà dalla squalifica.
«Sarà una partita aperta a ogni risultato. Ce la giochiamo, ma dobbiamo prima ritrovarci perché veniamo da due sconfitte di fila».
Lei allena Tutino del Napoli: se ne parla come un talento del futuro.
«Ha i mezzi per diventare un calciatore di serie A a patto che continui a lavorare sodo e migliori in certe situazioni».
@roccocoletti1.
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