Luciano Zauri, 41 anni, allenatore dei biancazzurri

I BIANCAZZURRI IN DIFFICOLTA'

Zauri-Pescara, un summit per il riscatto 

Il tecnico sulla graticola incontra la società che gli rinnova la fiducia, contro il Trapani serve una svolta per evitare il tracollo

PESCARA. Un summit per analizzare il momento negativo. Il giorno dopo il ko di Frosinone, lo stato maggiore del Pescara ha convocato l’allenatore Luciano Zauri. Una chiacchierata informale tra il tecnico, il presidente Daniele Sebastiani ed i due direttori sportivi Giorgio Repetto e Antonio Bocchetti, con quest’ultimo, che, subito dopo la riunione, si è messo in viaggio alla volta di Matelica per assistere alla gara tra i marchigiani e l’Agnonese (serie D), per seguire da vicino il terzino destro dei molisani Salim Diakite (classe 2000).
Faccia a faccia. Zauri durante l’incontro di ieri con la società ha analizzato insieme ai dirigenti il ko di Frosinone e tutte le problematiche che sono emerse nell’ultimo mese. Il Pescara ha preso una china pericolosa dopo il 9 novembre, ovvero il giorno in cui ha centrato l’ultima vittoria contro l’Empoli. Da lì in poi i biancazzurri hanno conquistato appena 2 punti in 4 partite scivolando fuori dalla zona play off. L’involuzione è palese e la seconda crisi della stagione, dopo quella di fine settembre, è certificata dai numeri. La società ieri ha ribadito piena fiducia all’allenatore marsicano, il quale, però, dovrà dare dei segnali di risveglio importanti nella gara di domenica (ore 15) contro il Trapani.
Ultima chiamata. Un’altra prestazione sotto tono, infatti, potrebbe mettere a rischio la panchina di Zauri, che, dopo il ko di Frosinone, non si è nascosto: «La mia posizione? Sono sempre in discussione, è il mestiere dell’allenatore. Sono qui per fare il mio lavoro; poi, per il resto, decide la società». I dirigenti al momento non vogliono valutare l’exit-strategy mettendo fine al regno di Luciano Zauri e consegnare lo scettro ad un nuovo allenatore, ma si augurano di vedere l’inversione di marcia subito.
Caos tattico. Magari tornando alle certezze tattiche, come quelle legate al 4-3-2-1 mandando in soffitta il modulo 3-4-1-2 visto a Frosinone. Ai dirigenti non è piaciuto l’atteggiamento della squadra allo Stirpe, men che meno le scelte iniziali dell’allenatore, che ha schierato il Delfino con un sistema di gioco inedito e senza attaccanti di ruolo. Zero incisività offensiva (il primo tiro in porta è arrivato al 75’) e tanto possesso palla inutile. Ripartire dalle certezze e dalle idee semplici. Zauri dovrà fare questo. Il quinto sistema di gioco adottato in 16 gare ha acuito ancor di più la mancanza di identità del Pescara. Dopo aver sperimentato quattro sistemi di gioco nelle prime 15 giornate (4-3-3, 3-5-1-1, 4-3-2-1 e 3-4-2-1) il 41enne marsicano ha steccato col quinto, il 3-4-1-2. Il 4-3-3 ha accompagnato il Delfino nelle prime sei giornate (7 punti, media 1,16 a partita), poi è stato scelto il 3-5-1-1 per due gare: vittoria ad Ascoli e sconfitta con lo Spezia (1,5 punti).
La settimana seguente Zauri ha optato per il 4-3-2-1 trovando finalmente l’equilibrio giusto. Nelle quattro sfide contro Benevento, Juve Stabia, Pisa ed Empoli sono arrivati tre successi e un ko. Tuttavia, nel match successivo con la Cremonese l'allenatore ha cambiato di nuovo (senza motivo) utilizzando il 3-4-2-1, salvo poi riproporre negli ultimi due incontri con Perugia e Venezia il 4-3-2-1, che resta il modulo più redditizio (10 punti in 6 match, media 1,66 a partita). Con il Trapani non dovrà sbagliare, altrimenti la fiducia che la società ripone in lui si dissolverà.
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