Sulmona, cavalieri e lance: torna la Giostra cavalleresca

28 Luglio 2017

Dal Medioevo al Rinascimento, domani e domenica il tuffo nella storia per l’evento simbolo del capoluogo peligno. In corteo Maria Grazia Cucinotta

SULMONA. Sabato 29 e domenica 30 luglio torna la sfida: è la 23^ edizione della corsa all'anello, la Giostra cavalleresca che riporta al Rinascimento, con tanto di dame e cavalieri, il centro storico di Sulmona. Il programma prevede l'apertura della manifestazione alle 16 di domani, con il corteo storico composto da 500 figuranti in rappresentanza dei sette borghi che partirà dalla cattedrale di San Panfilo.

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 Le origini della Giostra della “Città di Solmona” sono da collocare, con tutta probabilità al XIII secolo, all’epoca di Federico II, quando la comunità sulmonese godeva di un certo splendore. Tuttavia i primi documenti attestanti l’esistenza della Giostra Cavalleresca risalgono alla seconda metà del Cinquecento.
Per una ricostruzione delle origini del torneo equestre, punti di riferimento assoluti sono i volumi dell’umanista sulmonese Ercole Ciofano, Sulmonis descriptio e Capitoli da osservarsi nella Giostra della Città di Solmona, pubblicato da Cornelio Sardi. Ciofano riferisce che la Giostra si disputava due volte all'anno, in occasione di due feste mariane: il 25 marzo, festa dell’Annunciazione e il 15 agosto, festa dell’Assunta. Come evidenziato dallo studioso sulmonese Ezio Mattiocco, il torneo, consistente in tre assalti alla lancia, contro un bersaglio umano, doveva disputarsi nel foro detto della “Piscarìa”, nei pressi dell’Acquedotto medievale, in uno spazio che poi venne ad allargarsi fino ad identificarsi con l’attuale campo di gara di piazza Maggiore. Chiunque poteva parteciparvi. Il premio per la vittoria finale prevedeva una somma in denaro, una medaglia d’oro realizzata dagli orafi di Sulmona con la sigla cittadina Smpe e un drappo in seta preziosa, oggi sostituito dal Palio.
La Giostra sulmonese si tenne fino alla prima metà del 1600 quando fu dismessa per «disapplicazione e mancanza di cavalieri giostranti». È tornata a nuova vita nel 1995, grazie ad un gruppo di sulmonesi, appassionati di tradizioni cittadine, guidati dal professore Gildo Di Marco. L’Associazione culturale giostra cavalleresca fu costituita nel dicembre 1993. La prima Giostra moderna si disputò il 27 luglio di due anni più tardi. Quando la Commissione storica iniziò a studiare il progetto della Giostra moderna che oggi vede in gara sette borghi e sestieri cittadini dovette ingegnarsi non poco per trovare una ripartizione che consentisse una partecipazione di tutta la città. All’epoca in cui si svolgeva la Giostra, Sulmona era chiusa da una prima cinta muraria che partiva, a Nord, dall’inizio dell’attuale Corso Ovidio e finiva, a Sud, all’altezza di piazza Garbaldi (già piazza Maggiore), più o meno a metà dell’attuale corso. Queste mura prevedevano sei porte di accesso alla città, quattro ancora esistenti (Porta Bonomini, Porta Iapasseri, Porta Filiamabili, Porta Manaresca) e due scomparse (Porta Salvatoris e Porta Sancti Panfili). La popolazione, però, era in crescita ed erano nati edifici al di fuori di questa prima cinta di mura che andavano a costituire i borghi.
In un secondo tempo, questi borghi vennero racchiusi da una seconda cinta di mura, quella che va da Porta Napoli a San Panfilo, i due estremi dell’attuale corso cittadino. Alla luce di questa realtà storica, la Commissione pensò di dividere il centro storico sulmonese in sette zone, chiamando sestieri quelle che comprese dentro la prima cinta di mura e borghi quelle comprese tra la prima e la seconda cinta muraria (Borgo Pacentrano, Borgo Santa Maria della Tomba, Borgo San Panfilo). Ecco dunque come è nato l’attuale gruppo di partecipanti della Giostra. Conosciamoli un po’ più da vicino. Borgo San Panfilo: è il borgo sorto intorno alla Cattedrale di San Panfilo, patrono di Sulmona e della diocesi. I suoi colori sociali sono oro, rosso porpora e argento. Motto: Salus mea Pamphilus est. Borgo Pacentrano: prende nome dalla Porta Pacentrana, di epoca trecentesca, che apre l'accesso su via Leopoldo Dorrucci. Comprende la zona della circonvallazione Orientale dal Borghetto all'area dell'Orto di Santa Chiara e metà della zona sud di piazza Garibaldi. Colori sociali: oro, argento, rosso. Motto: unguibus et dentibus. Borgo di Santa Maria della Tomba: il nome deriva dalla monumentale chiesa omonima, costruita nel 1076 sulle rovine di un tempio pagano. Intorno alla chiesa sorse nel ’400 il borgo più popoloso del centro storico. Colori: oro, argento, verde. Motto: Assunta est Maria. Sestiere di Porta Iapasseri: il sestiere deriva il nome da Porta Joannes Passarum, controllore fiscale. Il territorio del sestiere è delimitato dalla circonvallazione orientale, piazza Carlo Tresca, la parte nord-est di corso Ovidio, via Antonio De Nino e via Giovanni Pansa. Colori: nero, rosso, argento. Motto: Per aspera ad astra. Sestiere di porta Manaresca: anche questo sestiere prende nome da un esattore fiscale, Manerio, conte di Valva. Sorge nell'angolo sud-orientale della cinta muraria più antica. Colori: rosso, azzurro, oro. Motto: Primus inter pares. Sestiere di porta Filiamabili: il sestiere deriva il nome dai figli di Amabile (filiorum Amabilis), controllore fiscale deputato alla porta eretta a sud ovest della prima cinta muraria.
Il sestiere si racchiude all'interno di un quadrilatero che da piazza XX Settembre si estende fino a via D'Eramo e porta S.Antonio. Colori: oro e azzurro. Motto: Semper amabilis. Sestiere di porta Bonomini: anche quest’ultimo deve il suo nome ad un controllore fiscale Joannis Boni Homini, aquilano di origine ebraica. Il sestiere è compreso tra piazza Tresca e piazza XX Settembre, piazza Salvatore Tommasi, via Mario Trozzi, costa di Porta Molina, circonvallazione occidentale, lato sud di via Porta Romana. Colori: oro, rosso e verde. Motto: Fato et facto.