A 12 anni chiama l’emergenza: «Mamma e nonni ci bastonano»

Il ragazzino telefona al 112 per chiedere aiuto: «Io e i miei fratelli bastonati con il manico della scopa». La richiesta arrivata mentre i genitori erano in ospedale con il bimbo più piccolo colpito alla testa
TERAMO. A 12 anni le giornate dovrebbero trascorrere solo tra scuola, sport e playstation. Quando la cronaca irrompe a raccontare altro significa che l’infanzia è stata negata. Come in questo caso con un ragazzino che chiama il numero di emergenza 112 per chiedere aiuto per lui e i fratelli più piccoli: «Correte, mamma e nonni ci picchiano». Perché è un’altra storia di infanzia negata quella che si srotola nei primi passaggi di un fascicolo giudiziario del pm Silvia Scamurra con mamma e nonni materni indagati per maltrattamenti e lesioni, tre fratellini affidati ad altri familiari e la richiesta di un incidente probatorio per cristallizzare la testimonianza dei due fratelli di 12 e 9 anni. Il terzo, appena cinque anni, per ora non sarà sentito. Accuse, quelle contestate, che restano tutte ancora da provare nel corso dei successivi passaggi giudiziari. Quando i poliziotti sono arrivati a casa, dopo la telefonata al 112, hanno trovato i più grandi in casa dei nonni materni: i genitori erano al pronto soccorso insieme al bimbo più piccolo che, secondo l’accusa, poco prima la mamma avrebbe colpito in testa con un bastone. Ai poliziotti il ragazzino ha confermato il racconto fatto via telefono: «Mamma e i nonni materni, che abitano in un appartamento vicino al nostro, ci maltrattano spesso usando un manico di scopa per colpirci». Stessa cosa ha detto il fratellino più piccolo che ha raccontato di essere stato colpito il giorno prima a una mano sempre dalla mamma. Agli agenti la donna, secondo quanto indicato nei primi atti, non ha negato di aver colpito il figlio sostenendo di aver usato il manico di scopa con l’intenzione di colpire il più grande che poi si sarebbe spostato facendo così finire il bastone sull’altro. Il padre dei ragazzini, sempre nel corso dell’audizione da parte dei poliziotti e agli atti del fascicolo, ha detto di aver percepito che la compagna era violenta nei confronti dei figli e ma di non aver mai ritenuto di informare le autorità perché in sua presenza non sarebbe mai avvenuto niente. Il padre, parte offesa, è assistito dall’avvocato Giuseppe Olivieri. Sul caso c’è un procedimento aperto anche al tribunale per i minorenni con l’intervento dei servizi sociali: per il momento i fratellini sono stati affidati ad alcuni familiari. Il prossimo passaggio dell’inchiesta è quello dell’incidente probatorio sulla cui richiesta è atteso il pronunciamento del gip. Perché in un’inchiesta delicata e complessa, come lo sono tutte quelle che interessano i minori, l’incidente probatorio (ovvero un’audizione protetta con la presenza di psicologi) è un istituto procedurale indispensabile per cristallizzare testimonianze così come ormai da tempo stabilito dalla Carta di Noto.
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