Appello per 3mila nuovi poveri
Il sindaco di Bellante per primo chiede aiuto alle banche.
TERAMO. Sono tanti ma restano nell’anonimato. Sono i nuovi poveri, che un lavoro ufficialmente ce l’hanno, ma sono in cassa integrazione per la grave crisi delle aziende. A loro, però, l’indennità non arriva. E si ritrovano a vivere con niente. Sono più di tremila: per questo esercito silenzioso Renzo Di Sabatino lancia un appello. Di Sabatino, sindaco di Bellante e consigliere provinciale del Pd (foto) ha presentato un ordine del giorno - al consiglio provinciale del 29 - per arrivare a un accordo per cui le banche anticipino le indennità ai lavoratori in cassa integrazione.
CHE COSA SONO. Il problema non è di poco conto e ha diverse sfaccettature. Nel caso della cassa integrazione straordinaria (Cigs) i tempi di liquidazione dell’indennità da parte dell’Inps sono almeno di tre mesi. La cassa integrazione ordinaria (Cig) - che viene adottata per crisi che dovrebbero essere meno gravi - di solito l’anticipa l’azienda. Ma ultimamente molte sono in una tale crisi di liquidità che non riescono a farlo, per cui i lavoratori rimangono senza un soldo. Poi c’è la cassa integrazione cosiddetta “in deroga”, cioè per i lavoratori delle aziende con meno di 15 dipendenti. In questo caso si tratta di ammortizzatori sociali al momento “congelati” per cui le indennità non vengono liquidate da cinque mesi.
LA DISPERAZIONE. Di Sabatino racconta di quanto percepisce nel rapporto quotidiano con la gente, nella sua vita da sindaco. «Sono cambiati i bisogni», osserva, «prima la gente ti parlava, ad esempio, delle strade. Ora vengono a dirti che non ce la fanno più a sopravvivere, perchè sono in cassa integrazione o sono precari. Non riescono a pagare l’affitto, non riescono nemmeno più a pagare 50 euro all’anno per lo scuolabus dei figli». E se fino a qualche mese fa il problema era arrivare a pagare la rata del mutuo, adesso è riuscire a fare la spesa. «In provincia di Teramo, caratterizzata da un esteso ed importante tessuto manifatturiero, il crollo delle commesse e degli ordinativi - con punte accentuate neltessile-abbigliamento - ha inciso più che altrove sul profilo occupazionale, causando la messa in cassa integrazione (ordinaria e straordinaria) già di circa 3.300 lavoratori», si legge nell’ordine del giorno del consigliere provinciale Pd, «le prospettive, nel breve periodo, non paiono incoraggianti, ed è probabile in molti casi se non addirittura l’apertura della procedura di mobilità, il sostanzioso aumento dei lavoratori in cassa integrazione straordinaria».
LA SOLUZIONE. «In tale grave situazione, è indispensabile una urgente iniziativa della Provincia», incalza, «affinchè istituisca un tavolo con tutti gli enti, istituti ed organizzazioni competenti e interessate, onde raggiungere un accordo quadro che consenta l’anticipazione ai lavoratori delle indennità mensili dovute a titolo di Cigs ed eventualmente per la Cig, da parte degli istituti bancari che vorranno aderire al progetto». Se approvato, l’ordine del giorno impegnerà la giunta provinciale a convocare associazioni datoriali, sindacati, Inps e banche per la stipula di una convenzione che preveda l’erogazione ai lavoratori, d’intesa con la Provincia, da parte della banca aderente, di una cifra corrispondente all’indennità, che poi verrebbe restituita dall’Inps appena concluso l’iter della liquidazione. E’ una convenzione già sperimentata con successo in varie città italiane.
CHE COSA SONO. Il problema non è di poco conto e ha diverse sfaccettature. Nel caso della cassa integrazione straordinaria (Cigs) i tempi di liquidazione dell’indennità da parte dell’Inps sono almeno di tre mesi. La cassa integrazione ordinaria (Cig) - che viene adottata per crisi che dovrebbero essere meno gravi - di solito l’anticipa l’azienda. Ma ultimamente molte sono in una tale crisi di liquidità che non riescono a farlo, per cui i lavoratori rimangono senza un soldo. Poi c’è la cassa integrazione cosiddetta “in deroga”, cioè per i lavoratori delle aziende con meno di 15 dipendenti. In questo caso si tratta di ammortizzatori sociali al momento “congelati” per cui le indennità non vengono liquidate da cinque mesi.
LA DISPERAZIONE. Di Sabatino racconta di quanto percepisce nel rapporto quotidiano con la gente, nella sua vita da sindaco. «Sono cambiati i bisogni», osserva, «prima la gente ti parlava, ad esempio, delle strade. Ora vengono a dirti che non ce la fanno più a sopravvivere, perchè sono in cassa integrazione o sono precari. Non riescono a pagare l’affitto, non riescono nemmeno più a pagare 50 euro all’anno per lo scuolabus dei figli». E se fino a qualche mese fa il problema era arrivare a pagare la rata del mutuo, adesso è riuscire a fare la spesa. «In provincia di Teramo, caratterizzata da un esteso ed importante tessuto manifatturiero, il crollo delle commesse e degli ordinativi - con punte accentuate neltessile-abbigliamento - ha inciso più che altrove sul profilo occupazionale, causando la messa in cassa integrazione (ordinaria e straordinaria) già di circa 3.300 lavoratori», si legge nell’ordine del giorno del consigliere provinciale Pd, «le prospettive, nel breve periodo, non paiono incoraggianti, ed è probabile in molti casi se non addirittura l’apertura della procedura di mobilità, il sostanzioso aumento dei lavoratori in cassa integrazione straordinaria».
LA SOLUZIONE. «In tale grave situazione, è indispensabile una urgente iniziativa della Provincia», incalza, «affinchè istituisca un tavolo con tutti gli enti, istituti ed organizzazioni competenti e interessate, onde raggiungere un accordo quadro che consenta l’anticipazione ai lavoratori delle indennità mensili dovute a titolo di Cigs ed eventualmente per la Cig, da parte degli istituti bancari che vorranno aderire al progetto». Se approvato, l’ordine del giorno impegnerà la giunta provinciale a convocare associazioni datoriali, sindacati, Inps e banche per la stipula di una convenzione che preveda l’erogazione ai lavoratori, d’intesa con la Provincia, da parte della banca aderente, di una cifra corrispondente all’indennità, che poi verrebbe restituita dall’Inps appena concluso l’iter della liquidazione. E’ una convenzione già sperimentata con successo in varie città italiane.