Ascoli vuole la Val Vibrata Catarra stoppa il progetto

Il presidente sull’idea del collega piceno Celani: «Accorpamento impossibile Invece preoccupiamoci di ciò che perdono i cittadini a causa dei tagli»

TERAMO. La provincia di Ascoli pronta a fare campagna acquisti in Val Vibrata pur di mantenere la sua autonomia? L'idea ventilata negli ultimi giorni dal presidente della Provincia di Ascoli Piceno, Piero Celani, non piace affatto al presidente Valter Catarra, che rispedisce la proposta al mittente e chiarisce la sua vera preoccupazione: «Non mi interessano gli accorpamenti immaginari», spiega, «quello che mi sta veramente a cuore è il futuro dei servizi per i cittadini e per il territorio, è a loro purtroppo non pensa nessuno».

Il decreto del governo che ha ufficializzato in Abruzzo la cancellazione delle province di Teramo e Chieti ha scatenato - come previsto - le guerre tra campanili e anche l'ipotesi di assalti alla Val Vibrata da parte della vicina provincia di Ascoli. Quest'ultima idea è stata suggerita da Celani per garantire la sopravvivenza di Ascoli laddove la provincia di Macerata decidesse di fare "shopping" nell’alto Fermano, sottraendo così comuni alla zona del Piceno e al progetto di ricongiungersi con Fermo per non scomparire. Ma l'ipotesi non interessa affatto al presidente Valter Catarra che di accorpamenti, almeno per il momento, non vuole sentir parlare. «Non credo che siano nemmeno possibili gli accorpamenti fuori dal territorio regionale», ha spiegato, «con Ascoli ci sono state tante iniziative comuni come il protocollo d'intesa per il rilancio dell'area Vibrata-Tronto, ma niente di più. Il decreto in realtà è molto fumoso sui possibili accorpamenti tra le province sottodimensionate, ad esempio tra Teramo e Pescara, non spiega bene se potranno unirsi e formare nuove province perchè così si alzerebbe il numero totale di enti che hanno previsto di far rimanere in vita».

Teramo duqnue va avanti da sola nella sua battaglia e intanto Catarra annuncia la convocazione di un consiglio provinciale aperto anche agli altri enti e istituzioni del territorio. «Dovrebbe tenersi tra fine luglio e i primi di agosto», ha spiegato, «prima cioè che il decreto si trasformi in legge, e sarà un momento di riflessione perchè non credo che questo sia il momento di fare iniziative plateali o demagogiche, quello che stiamo facendo è cercare una interlocuzione a livello politico come ente visto che il fronte delle Province attualmente si è un po' sparpagliato e non sta facendo fronte comune. Quello che ci interessa non è difendere l'ente in quanto tale ma di fare gli interessi dei cittadini e del territorio».

In attesa che sul decreto si pronunci il Cal (Consiglio delle autonomie locali) Catarra dice la sua sul provvedimento che - secondo il presidente - «causerà grandi disagi per tutti i cittadini, anche a quelli delle province che rimarranno in vita». «La cosa assurda di questo provvedimento è che nessuno si preoccupa di quali conseguenze avrà per i cittadini», spiega, «si parla solo dei costi ma non si capisce quali saranno i veri risparmi, è una manovra davvero demagogica che causerà grandi disagi ai cittadini e anche quelli delle province che non saranno abolite non devono tirare un sospiro di sollievo. Di fatto gli enti gestiranno pochissime funzioni e non saranno efficienti, in tutto questo dibattito infatti non ho mai sentito parlare di livelli ottimali di servizi mentre questo sarà il vero costo che i cittadini pagheranno».

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