Asta truccata e corruzione, assolti due dipendenti Equitalia a Teramo
Secondo l'accusa avevano fatto sottostimare il valore dei beni pignorati per favorire due imprenditori interessati all'acquisto. Per il tribunale di Teramo il fatto non sussiste
TERAMO. Assolti perché il fatto non sussiste. Si è concluso così, questa mattina, il processo a carico di due dipendenti di Equitalia finiti a processo, in base alle diverse posizioni, con accuse che andavano dal falso alla turbata libertà degli incanti, all'istigazione alla corruzione in relazione ad un'asta che, secondo l'accusa, uno dei due imputati avrebbe cercato di alterare.
La vicenda risale al 2011, quando sul tavolo del pm Laura Colica arrivò una denuncia della stessa Equitalia Pragma e dell’Istituto di vendite giudiziarie di Teramo. L'accusa mossa ai due dipendenti era quella di aver sottostimato il valore di mobili, stampanti e camion pignorati ad un’azienda teramana, con uno dei due imputati che successivamente avrebbe contattato telefonicamente il funzionario dell’istituto di vendite giudiziarie responsabile del procedimento in questione per mettersi d’accordo sull'asta. Il tutto, secondo la Procura, per favorire due imprenditori interessati a comprare quegli stessi beni all'asta (imprenditori che erano stati prosciolti in sede di udienza preliminare).
Un tentativo di corruzione che, sempre secondo l'accusa, era stato fermato dallo stesso funzionario dell'istituto di vendite giudiziarie che aveva avvertito subito i suoi superiori. Che a loro volta avevano avvertito Equitalia e sospeso l’asta. Sempre Equitalia, successivamente, aveva presentato una denuncia e si era costituita parte civile nel processo.