«Crisi, a Teramo è massacro sociale»
In provincia il record negativo: 12 milioni di ore di cassa integrazione nel 2010
TERAMO. La crisi morde in tutto l'Abruzzo, ma in provincia di Teramo con particolare accanimento. I dati dell'Inps, diffusi dalla Cgil, sull'utilizzo degli ammortizzatori sociali al 31 dicembre 2010 fotografano situazioni differenti in regione.
Innanzitutto la cassa integrazione ordinaria (Cig), utilizzata per prima dalle aziende, di solito per gestire crisi non gravi. Nell'industria il ricorso maggiore c'è in provincia di Chieti (quasi 3 milioni e mezzo di ore), subito dopo arriva Teramo (2 milioni 334mila). Quale sia la dinamica emerge dal raffronto con il 2009, quando a Chieti sono stati utilizzati quasi 10 milioni e mezzo di ore e a Teramo 6 milioni 227mila. Il calo nell'utilizzo della Cig potrebbe far pensare a un superamento della crisi, ma purtroppo non è così. Le aziende, dopo aver usufruito della Cig fino a un massimo di 52 settimane, passano alla cassa integrazione straordinaria (Cigs), quasi sempre l'anticamera della chiusura. E i dati 2010 per la Cigs sono agghiaccianti per la provincia di Teramo, che segna 8 milioni 329mila ore, seguita da quella di Chieti con poco più di tre milioni e L'Aquila con 2. L'aumento della Cigs, rispetto al 2009, è stato del 292% a Teramo e del 274% a Chieti. Sostanzialmente stabili le altre due province.
Dando uno sguardo in generale - considerando anche edilizia e commercio, oltre alla cassa integrazione in deroga - il primato negativo ce l'ha Teramo, con 12 milioni e passa di ore di ammortizzatori sociali (il 36,2% di tutto il dato abruzzese, erano quasi 9 milioni nel 2009), seguita da Chieti con 9 milioni 736mila (il 29,3%, erano 12 nel 2009), L'Aquila con 8 milioni 546mila (il 25,7%) e Pescara con quasi 3 milioni (l'8,9%).
«Piove sul bagnato. Anzi diluvia», esordisce Giampaolo Di Odoardo, segretario della Cgil di Teramo, «I dati sugli ammortizzatori sociali testimoniano, laddove ve ne fosse ancora necessità, che in provincia di Teramo il massacro sociale continua in maniera esponenziale, con una spietatezza e un suo procedere crudele e inesorabile che dovrebbe scuotere le coscienze di ognuno e di tutti, ancor più delle istituzioni, della società degli intellettuali, degli uomini di cultura, degli economisti, di chi opera nel sociale. Siamo sempre più, pericolosamente, sull'orlo del baratro, sul punto di non ritorno. Siamo e restiamo la prima provincia d'Abruzzo in termini assoluti, la prima in Italia in termini relativi. Si stanno, ormai da due, tre anni distruggendo sogni, speranze, si brucia il futuro, molte famiglie non ce la fanno più. In senso letterale. Aumentano spaventosamente le ore di cassa integrazione straordinaria, anticamera dei licenziamenti. Perdiamo oltre 40 milioni di euro, che si aggiungono agli altri già andati in fumo».
Innanzitutto la cassa integrazione ordinaria (Cig), utilizzata per prima dalle aziende, di solito per gestire crisi non gravi. Nell'industria il ricorso maggiore c'è in provincia di Chieti (quasi 3 milioni e mezzo di ore), subito dopo arriva Teramo (2 milioni 334mila). Quale sia la dinamica emerge dal raffronto con il 2009, quando a Chieti sono stati utilizzati quasi 10 milioni e mezzo di ore e a Teramo 6 milioni 227mila. Il calo nell'utilizzo della Cig potrebbe far pensare a un superamento della crisi, ma purtroppo non è così. Le aziende, dopo aver usufruito della Cig fino a un massimo di 52 settimane, passano alla cassa integrazione straordinaria (Cigs), quasi sempre l'anticamera della chiusura. E i dati 2010 per la Cigs sono agghiaccianti per la provincia di Teramo, che segna 8 milioni 329mila ore, seguita da quella di Chieti con poco più di tre milioni e L'Aquila con 2. L'aumento della Cigs, rispetto al 2009, è stato del 292% a Teramo e del 274% a Chieti. Sostanzialmente stabili le altre due province.
Dando uno sguardo in generale - considerando anche edilizia e commercio, oltre alla cassa integrazione in deroga - il primato negativo ce l'ha Teramo, con 12 milioni e passa di ore di ammortizzatori sociali (il 36,2% di tutto il dato abruzzese, erano quasi 9 milioni nel 2009), seguita da Chieti con 9 milioni 736mila (il 29,3%, erano 12 nel 2009), L'Aquila con 8 milioni 546mila (il 25,7%) e Pescara con quasi 3 milioni (l'8,9%).
«Piove sul bagnato. Anzi diluvia», esordisce Giampaolo Di Odoardo, segretario della Cgil di Teramo, «I dati sugli ammortizzatori sociali testimoniano, laddove ve ne fosse ancora necessità, che in provincia di Teramo il massacro sociale continua in maniera esponenziale, con una spietatezza e un suo procedere crudele e inesorabile che dovrebbe scuotere le coscienze di ognuno e di tutti, ancor più delle istituzioni, della società degli intellettuali, degli uomini di cultura, degli economisti, di chi opera nel sociale. Siamo sempre più, pericolosamente, sull'orlo del baratro, sul punto di non ritorno. Siamo e restiamo la prima provincia d'Abruzzo in termini assoluti, la prima in Italia in termini relativi. Si stanno, ormai da due, tre anni distruggendo sogni, speranze, si brucia il futuro, molte famiglie non ce la fanno più. In senso letterale. Aumentano spaventosamente le ore di cassa integrazione straordinaria, anticamera dei licenziamenti. Perdiamo oltre 40 milioni di euro, che si aggiungono agli altri già andati in fumo».
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