Giulianova, gli Scarafoni e l’ex ospedaletto: «Se vedono, andiamo in galera»
La telefonata tra gli imprenditori intercettata nell’agosto dell’anno scorso. L’accusa della Procura: sapevano di aver danneggiato l’edificio della Asl di corso Porta Romana
GIULIANOVA. «Se là domani mattina ci chiamano... e ci va la Soprintendenza..andiamo in galera tutti». Sono le 22 del 2 agosto del 2016: i fratelli imprenditori Andrea e Massimiliano Scarafoni parlano al telefono dei lavori dell’ex ospedaletto di corso Porta Romana. Non immaginano lontanamente che dieci mesi dopo in carcere ci finiranno davvero per quell’appalto. E con l’accusa pesante di corruzione in concorso con il funzionario della Asl Carmine Zippilli (attualmente ai domiciliari). Scrive nell’ordinanza il giudice Domenico Canosa in riferimento a quella intercettazione: «I due fratelli si confrontavano sui gravi danni che la loro impresa aveva causato nelle prime fasi di lavoro alle volte dell’edificio dell’Asl di Porta Romana. Infatti, Massimiliano Scarafoni, perfettamente a conoscenza dell’entità dei danni all’immobile riferiva che gli stessi erano stati causati da un suo dipendente».
LE ACCUSE. E tra un’intercettazione e l’altra i pm titolari dell’inchiesta Luca Sciarretta e Andrea De Feis sono finiti al funzionario dell’ufficio tecnico Asl Zippilli. La Procura sostiene che in cambio di alcune cene e dell’installazione di un impianto fotovoltaico sul tetto della sua abitazione di Atri avrebbe firmato l’autorizzazione all’avanzamento dei lavori di messa in sicurezza dell’ex ospedaletto a favore degli Scarafoni. Secondo l’accusa gli iniziali 90mila euro sarebbero diventati 215mila con un danno di 125mila euro per l’ente pubblico. Soldi per cui la Procura ha chiesto ed ottenuto il sequestro. Scrive Canosa nell’ordinanza, facendo riferimento alla consulenza tecnica della Procura: «la Scarafoni otteneva la liquidazione dell’87% dell’aggiudicato a fronte di lavori effettuati pari a circa il 30,35% delle opere che avrebbero dovuto essere compiute; la Scarafoni non era in possesso dei requisiti necessari per poter operare sul cantiere ».
OPERE MAI FATTE. Secondo la Procura, dunque, la Asl avrebbe pagato una somma molto superiore a quanto spettante all’impresa Scarafoni. «E questo», si legge nell’ordinanza, «esclusivamente in forza dell’avallo fornito da parte del direttore dei lavori, interno all’azienda, architetto Carmine Zippilli, il quale provvedeva a certificare al proprio ufficio interno dell’Asl l’effettuazione di opere edili presso l’edificio di corso Porta Romana in realtà mai compiute, così inducendo in errore i funzionari preposti alla liquidazione che, in ultimo, sulla base dei Sal (stato di avanzamento lavori (ndr) e della documentazione vidimata dallo stesso, effettuavano il pagamento a favore della Scarafoni». Particolare attenzione viene rivolta ai tempi. «Emergeva, altresì», continua l’ordinanza, «una gestione sorprendemente celere che vedeva il pubblico dipendente prendere talmente a cuore l’esito favorevole della pratica relativa ai lavori dei fratelli Scarafoni da svolgere la propria attività pur essendo in congedo e premurandosi di ottenere le sottoscrizioni sui documenti contabili dell’altro funzionario pubblico, anch’esso in congedo, recandosi fino a Pescara per poi recapitare egli stesso tutto a persona di fiducia dell’impresa».
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