Giulianova, pittrice scomparsa: «Renata non aveva motivi per sparire»

8 Novembre 2017

Parla l’avvocato della donna: «Era serena. Inspiegabile il viaggio a Giulianova, da tempo non aveva rapporti con i familiari»

GIULIANOVA. «L’ultima volta l’ho vista a metà settembre. Era serena e non aveva nessun motivo per sparire». Scandisce parole e ricordi Carmela Augello, l’avvocato del foro di Ancona che ha seguito Renata Rapposelli nella causa di separazione. Con il passare dei giorni il giallo della 64enne pittrice teatina scomparsa da più di un mese assume i contorni sempre più inquietanti di un’inchiesta giudiziaria per omicidio con un rigore tale che appartiene più alla sfera delle certezze che agli spigoli dei dubbi. Perchè investigatori e inquirenti sono sempre più convinti che la donna sia stata uccisa e che l’omicidio sia stato commesso a Giulianova, la città in cui il 9 ottobre si sono perse le tracce di Renata dopo che il suo telefono cellulare ha agganciato una cella della stazione ferroviaria e poi è diventato irraggiungibile.
Era arrivata per far visita all’ex marito Giuseppe e al figlio Simone ora accusati di concorso in omicidio e occultamento di cadavere. «Il viaggio a Giulianova è un elemento inspiegabile», dice l’avvocato Augello, «perchè la mia assistita da parecchio tempo non intratteneva rapporti con i familiari e non mi aveva in alcun modo avvertita della sua visita nella cittadina teramana. L’ultima volta che l’ho vista, a metà settembre, era molto più serena e proiettata verso un futuro speranzoso visto che mi aveva detto che forse avrebbe percepito una pensione».

Giulianova, tolti i sigilli alla casa di padre e figlio 

Perchè la pittrice aveva attraversato un periodo di notevoli difficoltà economiche e a Giulianova, questa è la versione data da ex marito e figlio, era andata per chiedere gli arretrati dell’assegno di mantenimento. Da qui, ha raccontato il figlio nel lungo interrogatorio a cui lui e il padre sono stati sottoposti ad Ancona come persone informate sui fatti prima di essere indagati, la lite scoppiata in casa subito dopo l’arrivo della donna. E da qui, sempre la versione del figlio, la decisione del padre -dietro suo consiglio- di riportarla ad Ancona in auto. Ma il viaggio, fatto percorrendo la statale 16 e non l’autostrada, si sarebbe interrotto in prossimità del santuario di Loreto dove l’uomo avrebbe lasciato la donna. «Renata ad Ancona aveva intorno persone che le hanno voluto bene», conclude l’avvocato, «spero di rivedere il suo numero di cellulare sul mio telefonino, ma più i giorni passano e più questa speranza si affievolisce. Perchè chi conosce Renata sa che questo silenzio non è assolutamente da lei». Intanto nelle prossime ore i carabinieri del Ris dovrebbero depositare il verbale degli accertamenti fatti nei giorni scorsi nell’abitazione di via Galilei che lunedì mattina è stata dissequestrata insieme alla vettura. Sia il Luminol che l’esame dello Stub hanno dato esito negativo: ovvero nell’alloggio non sono stata trovate tracce di sangue o di polvere da sparo.
Per ora il fascicolo è di competenza della Procura di Ancona (Andrea Laurino è il pm titolare) visto che la denuncia per scomparsa è stata presentata nella città dorica, ma non si esclude che nelle prossime ore possa arrivare a quella teramana. Un passaggio che, in assenza dell’individuazione del luogo del fatto o della scoperta di un corpo a cui ancorare la competenza dell’autorità giudiziaria, potrebbe essere spiegata con l’applicazione del comma secondo dell’articolo 9 del codice di procedura penale che così recita: «Se non è noto il luogo indicato nel comma 1 (ovvero dove è stato consumato il reato (ndr), la competenza appartiene successivamente al giudice della residenza, della dimora o del domicilio dell’indagato».
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