Gli scatti di Elda: un secolo di storia
La fotografa Lagalla compie cent’anni: il marito le insegnò a usare la macchinetta, lei ha raccontato Teramo
TERAMO. Classe, mente e grinta da vendere, per Elda Lagalla, che ieri ha spento 100 candeline: anche nel ricordare una vita colma di scatti fotografici, condivisi con il marito e dopo la sua morte prematura, in ricordo di un amore che non si è mai sopito. La storica fotografa di Teramo ha festeggiato l’importante ricorrenza a San Benedetto del Tronto, sua città natale, attorniata dall’amore di nipoti e pronipoti. Non è finita qui, perché l’anziana donna ha spento le candeline nella ricorrenza del compleanno, ma domenica 9 giugno tornerà a farlo, in pompa magna, nuovamente circondata dall’affetto dei parenti, alla presenza del Sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi.
Elda ricorda bene le sue nozze con Giuseppe Sgattoni, noto fotografo, anche lui di San Benedetto. Era il 1938: Nozze e trasferimento a Teramo furono contemporanee, perché Elda e Giuseppe rilevarono l’attività dello zio di lei, Pietro Lagalla: «nel 1900 mio zio aveva scelto di aprire un laboratorio fotografico a Teramo, ritenendo di potervi lavorare bene, per la mancanza di concorrenza. Era in via del burro, l’attuale via Carducci», ricorda Elda, «successivamente spostammo l’attività in corso San Giorgio». Elda aveva conosciuto Giuseppe a San Benedetto, quando il giovane tornava nella terra natale da Milano, dove si era trasferito per lavorare nel campo della fotografia. Con lui ha imparato a scattare le foto, a rendere immortale ciò che verrebbe dimenticato, e inoltre partecipa attivamente all’andamento dello studio, anche dal punto di vista commerciale. Non serve chiederle i momenti importanti che ricorda di quegli anni e dei successivi, quelli che ha immortalato, prima e dopo la dipartita di Giuseppe, avvenuta nel 1961, perché Elda li racconta come un fiume in piena, fino a ricordare il progetto che aveva nel cuore con il marito, quello di girare il mondo, una volta chiuso lo studio di arte fotografica. Non hanno potuto farlo, questo è il suo rammarico, e la donna ha scelto di continuare la sua vita da sola, unico punto di riferimento l’attività, che ha tirato avanti con l’aiuto di qualche dipendente, e i nipoti. «Casa, studio fotografico e lavoro», ricorda, «mi alzavo prestissimo la mattina e i miei occhi si chiudevano tardi, la sera».
Ecco sfilare davanti ai suoi occhi, che si illuminano al solo ricordo, le migliaia di persone che arrivavano dai paesi, con la valigia, e si cambiavano nel suo studio. Sposi novelli, che al termine della cerimonia si mettevano in posa, nell’ampio salone, per sottoporsi ai suoi scatti fotografici con l’ausilio di un flash. Era nota anche la sua capacità di ritoccare la foto, quello che oggi si fa con il fotoshop. Con le coppie giungevano i parenti e anche loro accettavano i consigli di questa donna, ma insieme alla gente “comune”, i suoi scatti hanno fermato il tempo sul viso dei senatori Cerulli, ai quali ricorda di aver realizzato foto tessere, e allo stesso tempo possono testimoniare la costruzione e l’inaugurazione di opere importanti, alcune delle quali esposte nel sottopasso di piazza Garibaldi. Una donna che sicuramente ha anticipato i tempi, per grinta e carattere, e per la sua indipendenza, quando, orgogliosa, ricorda di essere stata tra le prime donne a Teramo, a percorrere le strade guidando una autovettura. Trovava anche il tempo per praticare il suo credere, recandosi alla messa, quotidianamente, per fare parte del movimento focolarino di Chiara Lubich, adottare bambini a distanza e fare beneficenza. Questa è la donna festeggiata a San Benedetto dalla nipote Bettina, figlia della sorella Elisa e dai pronipoti Giuseppe e Maurizio D’Andrea, quest’ultimo con la moglie Daniela, e ancora i pronipoti, Milena, Eleonora, Chiara e Marco Erasmo.
Luca Rossi
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