I pazienti disabili restano senza terapie
Scaduta la convenzione, ritardi nel rinnovo. Una mamma: «Bisognerà aspettare giorni per tornare al Centro diurno»
TERAMO. «Lunedì mio figlio rimarrà a casa e non potrà fare le sue terapie come di consueto, né le altre attività ricreative». Così una mamma racconta con parole semplici come un “disguido burocratico” da domani bloccherà le terapie e l’assistenza a suo figlio disabile di 33 anni. Il ragazzo ormai da molti anni frequenta il centro di riabilitazione e rieducazione a degenza diurna di Sant’Atto gestito dalla Fondazione Anffas.
Il servizio è in convenzione con la Asl di Teramo e ha già subito negli ultimi anni notevoli tagli rispetto ad orario e giornate di assistenza prestate ai pazienti. Gli utenti sono persone affette da disturbi e patologie che vengono autorizzate alla frequenza del centro tramite i distretti sanitari di base. Questi ultimi, in particolare quelli di Roseto e di Montorio, rinnovano la convenzione con la struttura ogni tre mesi. Dall’inizio dell’anno a questa parte accade però che il rinnovo tardi ad arrivare nei tempi previsti lasciando così per una settimana fuori i pazienti disabili. «E’ successo già a fine marzo», racconta la mamma di uno degli utenti del centro «ci hanno detto che c’era un disguido burocratico e il rinnovo è arrivato una settimana più tardi, così nella prima settimana di aprile mio figlio è stato costretto a rimanere a casa e come lui tanti altri pazienti». Il disguido non è stato però un caso unico ma si è ripetuto anche a fine giugno. «Qualche giorno fa mi hanno comunicato nuovamente il problema e mi hanno detto che dal 1° luglio mio figlio dovrà rimanere di nuovo a casa, speriamo solo per una settimana. La Fondazione non ha colpa di questa situazione, è impotente, non possono fare niente purtroppo se non c’è il rinnovo, ci hanno solo detto di sollecitare i distretti di base a rinnovare la convenzione. Lunedì andrò a chiedere spiegazioni per capire come sia possibile che questo disguido si ripeta per la seconda volta consecutiva in pochi mesi».
La condizione riguarda decine di pazienti che frequentano il centro di Sant’Atto e risiedono nei territori di competenza dei distretti sanitari di base di Roseto e Montorio. «A voler pensare male viene il dubbio che questo sia solo un modo per risparmiare», continua la mamma «d’altronde saltare una settimana l’anno ogni tre mesi di convenzione, fa in totale un mese in meno l’anno di trattamenti da pagare alla struttura, ed è più semplice togliere un mese l’anno di assistenza ai disabili piuttosto che magari abbassare lo stipendio di qualche dirigente. Oltre che alle conseguenze per i pazienti mi chiedo anche come si possa continuare a gestire una struttura e tutto il personale necessario con un tale stato di incertezza».
Barbara Gambacorta
©RIPRODUZIONE RISERVATA